Martedì, 19 Gennaio 2016 15:12

Referendum 'No Triv', Di Salvatore: "4-2 su Renzi". Emiliano 'striglia' D'Alfonso

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Sarà referendum. Il governo Renzi non è riuscito ad evitare il pronunciamento dei cittadini italiani sulla deriva petrolifera.

La Consulta, infatti, ha ammesso il quesito referendario contro le trivelle e le ricerche degli idrocarburi in mare promosso da 9 regioni italiane: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. Erano dieci, in realtà, gli esecutivi regionali che avevano 'sfidato' il Governo sul tema delle trivellazioni, fino al clamoroso passo indietro di Regione Abruzzo. 

Il quesito - già dichiarato ammissibile dalla Cassazione all'inizio di gennaio - riguarda la durata delle autorizzazioni rilasciate per le esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti. In particolare - spiega Palazzo della Consulta nel comunicato diramato questo pomeriggio - è incentrato "sulla previsione che le concessioni petrolifere già rilasciate durino fino all'esaurimento dei giacimenti, in tal modo prorogando di fatto i termini previsti dalle concessioni stesse".

"Per festeggiare - il commento del governatore della Puglia, Michele Emiliano - organizzerei un corteo con le automobili. Il presidente Renzi - ha aggiunto - dev'essere contento perché quando il popolo irrompe sulla scena della democrazia, chi è iscritto al Partito democratico dev'essere contento per definizione". Dunque, la promessa: "La campagna referendaria contro le trivelle comincia subito".

I quesiti promossi inizialmente dalle dieci regioni proponenti erano sei ed erano stati ammessi dall'ufficio centrale presso la Cassazione, il 26 novembre scorso. A seguito delle modifiche introdotte dal Governo Renzi con la legge di Stabilità, però, con il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia marine, la Cassazione - all'inizio di gennaio - ha dovuto valutare nuovamente i referendum e, a quel punto, ne ha ritenuto ammissibile soltanto uno.

Si tratta - appunto - del quesito ammesso nel pomeriggio dalla Consulta. Il Parlamento ha accettato, infatti, di modificare la norma del codice dell'ambiente, che consentiva la conclusione dei procedimenti in corso, prevedendo, però, che i permessi e le concessioni già rilasciati non avessero più scadenza e senza chiarire che i procedimenti in corso dovessero ritenersi definitivamente chiusi e non solo sospesi. La Cassazione prima e la Consulta poi ha dunque ammesso che la modifica del Parlamento non soddisfa la richiesta referendaria, in quanto non corrisponde alle reali intenzioni dei promotori del referendum.

Aver riammesso il quesito comporterà che, in caso di esito positivo del referendum, occorrerà rispettare la volontà dei cittadini, e cioè:

  • dall'abrogazione referendaria deriverà un vincolo per il legislatore che non potrà rimuovere il divieto di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia;
  • dall'abrogazione referendaria deriverà l'obbligo per la pubblica amministrazione (il ministero dello sviluppo economico) di chiudere definitivamente i procedimenti in corso, finalizzati al rilascio dei permessi e delle concessioni.

Restano insoddisfatti altri due quesiti e, rispetto ad essi, c'è il ricorso delle Regioni - non dell'Abruzzo, come noto - innanzi alla Corte costituzionale: si tratta del quesito relativo alla durata dei permessi e delle concessioni e del quesito sul 'piano delle aree'.

"Tre quesiti erano stati superati in senso positivo dalle nuove norme poste in Legge di Stabilità, due andranno di fronte alla Corte per il conflitto di attribuzione, uno è passato: al momento, il fronte referendario è sul 4-2 con Renzi", ha sottolineato all'Ansa il costituzionalista Enzo Di Salvatore del Coordinamento No Triv. Di Salvatore, professore di Diritto Costituzionale all'Università di Teramo, ha materialmente scritto i quesiti: "Il Governo voleva far saltare i referendum per non sovrapporli alle amministrative - ha aggiunto - visto che i sondaggi davano la vittoria anti trivelle al 67%. Ora restano in piedi i quesiti su Piano Aree e durata titoli: secondo me la Corte Costituzionale dichiarerà ammissibili anche gli altri due, quindi se il Governo non vuole i referendum, dovrà modificare la legge anche stavolta a nostro favore".

Al di là del quesito ammesso, comunque, e del ricorso sui quesiti rimasti senza risposta, il referendum sarà occasione preziosa per rilanciare con forza la battaglia in difesa dela mare e del territorio oltre che per affermare la necessità di un nuovo modello di sviluppo energetico. "Gli italiani avranno finalmente la possibilità di far sentire la loro voce e di far vincere le ragioni della biodiversità", ha sottolineato Annamaria Procacci, responsabile per Enpa dei temi ambientali e climatici. "Il quesito è l'unico testo 'sopravvissuto' e, per questo, ha una valenza simbolica straordinaria".

Restano le polemiche per il passo indietro di Regione Abruzzo che, a sorpresa, l'11 gennaio scorso, ha deciso di costituirsi in giudizio innanzi alla Corte Costituzionale, avverso le 9 regioni con cui aveva presentato richiesta di referendum e a sostegno, invece, del Governo, per chiedere che il referendum stesso fosse dichiarato inammissibile. "È come quando uno si vende la schedina prima della partita, e poi si ritrova col tredici", ha ironizzato il Governatore della Puglia, Emiliano. "Lo dico con affetto nei confronti del mio amico Luciano D'Alfonso che avrebbe potuto festeggiare con noi".

 

D'Alfonso: "Accolgo con grande rispetto la decisione della Consulta"

"Accolgo con grande rispetto la decisione della Consulta sul referendum residuale".

A dirlo è il presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso. Che aggiunge: "Questa circostanza non modifica le strategie della Giunta che presiedo la quale, è bene ricordarlo, è stata tra le prime a promuovere il ricorso all’iniziativa referendaria per contrastare l’arrivo di Ombrina.
Accolgo positivamente la notizia secondo la quale il Governo ha in preparazione un intervento normativo sulla durata delle trivellazioni, a dimostrazione del fatto che la linea del dialogo è quella giusta. Domani, come noto da tempo, sarò a Palazzo Chigi dal Sottosegretario Claudio De Vincenti per ottenere risultati fattivi nella tutela del mare blu e delle isole Tremiti".

 

 

WWF: "Sì della Corte segna una ulteriore bocciatura per giunta D'Alfonso"

"La decisione della Corte Costituzionale che ha dato via libera al quesito referendario già 'promosso' dalla Cassazione – questo il commento del delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio - mette ancora più in risalto l'inopportunità della decisione del Presidente D'Alfonso di sfilarsi dal fronte delle Regioni che avevano chiesto il referendum e di schierarsi a fianco del Governo nazionale. Come il WWF ha ribadito più volte, il problema della petrolizzazione non inizia e non finisce con la piattaforma Ombrina Mare, ma è molto più ampio e merita un approccio differente e meno provinciale".

"In buona sostanza il sì della Corte Costituzionale segna una ulteriore bocciatura per la politica energetica che la Giunta D'Alfonso tenta di imporre all'Abruzzo anche a dispetto della volontà chiaramente espressa dal Consiglio regionale e dalla stragrande maggioranza dei cittadini".

 

Coordinamento No Triv: "Il referendum si farà!"

"La Corte Costituzionale dà ragione ai movimenti ed alle Regioni referendarie e ammette il quesito sul mare. Con il conflitto di attribuzione è possibile il recupero anche degli altri due quesiti".

Si legge in una nota firmata in serata dal Coordinamento nazionale 'No Triv'. "Apprendiamo con grande soddisfazione che la Corte Costituzionale ha ammesso il quesito referendario sul mare, così come riformulato dalla Corte di Cassazione. I cittadini saranno chiamati a esprimersi per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia possano proseguire anche oltre la scadenza, per tutta la 'durata della vita utile del giacimento'. Rimane fermo il limite delle 12 miglia marine, all’interno delle quali non sarà più possibile accordare permessi di ricerca o sfruttamento".

La sentenza della Corte Costituzionale dimostra come le modifiche alla normativa apportate dal Governo in sede di Legge di Stabilità non soddisfacevano i quesiti referendari e, anzi, rappresentavano sostanzialmente un tentativo di elusione. "Tre dei sei quesiti depositati da 10 regioni il 30 settembre 2015 sono stati recepiti dalla Legge di Stabilità, il quarto viene ora ammesso dalla Consulta, mentre sugli ultimi due quesiti è stato promosso da sei Regioni un conflitto di attribuzione nei confronti del Parlamento. I due quesiti riguardano la durata dei permessi e il Piano delle Aree, abilmente abrogato dal Governo nella Legge di Stabilità. Il Piano obbliga lo Stato e i territori a definire quali siano le aree in cui è possibile avviare dei progetti di trivellazione. Si tratta di uno strumento di concertazione stato-regioni che risulta essere fondamentale soprattutto in vista del referendum confermativo delle riforme costituzionali che, con la riforma del titolo V, accentrano il potere in materia energetica nelle mani dello Stato".

 

 

Ultima modifica il Mercoledì, 20 Gennaio 2016 14:09

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