"Vorrei ringraziare il sindaco Cialente, il governatore D'Alfonso, gli amministratori locali per ciò che sta avvenendo a L'Aquila: arrivando da fuori, si vedono tante gru sulla città, mi hanno spiegato che sono 92".
Così, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ieri in Abruzzo per 'festeggiare' i due anni del suo Governo, ha voluto salutare la ricostruzione della città. "Siamo passati dalle chiacchiere ai fatti", ha aggiunto. Ed in effetti, 92 gru su L'Aquila sono il simbolo più eloquente di una ricostruzione finalmente avviata. Intorno alla città, però, l'ombra delle gru nasconde le frazioni della città territorio: qui, la ricostruzione è praticamente ferma.
A denunciarlo, il gruppo consiliare 'Noi con Salvini' che, stamane, in conferenza stampa, ha presentato dei dati piuttosto eloquenti. Come già l'anno passato, il consigliere Daniele Ferella ha avanzato richiesta di accesso agli atti sui contributi definitivi che riguardano i centri storici, gli anticipi del 2% sulla Scheda Parametrica parte prima, e i riacquisti di abitazioni equivalenti autorizzati dal Comune dell'Aquila sull'annualità 2015.
E se l'anno passato, a leggere i dati riferibili al 2014, i contributi definitivi emessi sui centri storici delle frazioni si attestavano intorno al 5% del totale, quest'anno, dati riferibili al 2015, superano di poco l'8%. Per il 2014, il Comune dell'Aquila aveva erogato 368 milioni di euro, soltanto 20 per i centri storici delle frazioni. Per il 2015, invece, ha erogato poco più di 506 milioni, 41.346.000 per 23 delle 48 frazioni e 465.153.464 per il centro storico della città (il 91.84%).
A farla breve, ci sono 15 frazioni che non hanno visto neppure un euro e le altre si sono dovute accontentare delle briciole. Eccole:
- Arischia, 3 pratiche, contributo rilasciato 1.091.779,80;
- Bazzano, 4 pratiche, contributo rilasciato 1.553.695, 64;
- Camarda, 1 pratica, contributo rilasciato 890.412,38;
- Civita di Bagno, 4 pratiche, contributo rilasciato 4.737.390,09;
- Colle di Roio, 1 pratica, contributo rilasciato 250.094,46;
- Colle di Sassa, 1 pratica, contributo rilasciato 422.558,41;
- Collefracido, 1 pratica, contributo rilasciato 645.282,83;
- Coppito, 2 pratiche, contributo rilasciato 515.304,34;
- Monticchio, 1 pratica, contributo rilasciato 189.911,08;
- Onna, 8 pratiche, contributo rilasciato 11.080.946,88;
- Paganica, 5 pratiche, contributo rilasciato 3.687.550,22;
- Pescomaggiore, 1 pratica, contributo rilasciato 159.057,56;
- Pettino, 1 pratica, contributo rilasciato 941.023,00;
- Pianola, 1 pratica, contributo rilasciato 92.417,23;
- Poggio Santa Maria, 1 pratica, contributo rilasciato 661.667,25;
- Ripa, 1 pratica, contributo rilasciato 1.609.670,76;
- Roio Piano, 3 pratiche, contributo rilasciato 773.473,92;
- Roio Poggio, 5 pratiche, contributo rilasciato 1.351.958,28;
- San Gregorio, 3 pratiche, contributo rilasciato 858.511,33;
- San Vittorino, 2 pratiche, contributo rilasciato 377.883,46;
- Sant'Angelo, 4 pratiche, contributo rilasciato 5.573.449,52;
- Tempera, 2 pratiche, contributo rilasciato 2.896.204,49;
- Vallesindole, 2 pratiche, contributo rilasciato 986.053,97;
- Centro storico L'Aquila, 272 pratiche, contributo rilasciato 465.153.464,00;
- Totale complessivo, 329 pratiche, contributo rilasciato 506.499.760,90.
Il Comune dell'Aquila continua a non rispettare gli impegni presi in Consiglio comunale, con l'approvazione del cronoprogramma che indica, chiaramente, come le risorse debbano essere destinate per il 60% alla ricostruzione del centro storico cittadino e per il 40% ai centri storici delle frazioni. Eppure, già l'anno passato, a seguito della conferenza stampa di Daniele Ferella, l'amministrazione aveva preso l'impegno di finanziare, finalmente, la ricostruzione dei centri che puntellano la così detta città territorio.
Anche a leggere i dati riferibili agli anticipi del 2% sulla Scheda parametrica parte prima che danno la possibilità, a dirla in maniera semplice, di poter istruire la parametrica parte seconda, le cose non vanno meglio: su un totale di 217 pratiche, 86 riguardano il centro storico dell'Aquila, per 6 milioni e 833 mila euro di fondi erogati come anticipo, e 131 i centri storici di 16 frazioni su 48, per poco più di 4 milioni.
Daniele Ferella ha quindi abbozzato delle proiezioni che fanno tremare i polsi. Suddividendo l'impegno di spesa per ogni frazione, da cronoprogramma approvato in Consiglio comunale, per i fondi effettivamente erogati nel 2015, si evince che ci vorrebbero 300 anni per ricostruire Monticchio, 99 anni per ricostruire Camarda e Arischia, 195 anni per rivedere Pianola e 120 anni per Pescomaggiore. Si tratta di proiezioni, certo, e non esatte: è possibile che, nei prossimi anni, i centri storici delle frazioni vengano finanziati con maggiori risorse, stante i minori finanziamenti che, con il tempo, verranno assorbiti dal centro storico dell'Aquila. Ma si tratta comunque di numeri che raccontano lo stato dell'arte. Per dire: ad Onna, frazione simbolo del terremoto, sono stati impegnati 11 milioni per 8 pratiche di ricostruzione. A questi ritmi, ci vorrebbero altri 7 anni per ricostruirla. A Paganica, la frazione più popolosa, a fronte di un fabbisogno stimato in 284 milioni, l'anno passato sono stati impegnati 3.7 milioni: di questo passo, per ricostruirla ci vorrebbero 77 anni.
"Al di là dei campanilismi - ha incalzato il consigliere Ferella - vogliamo essere pratici: se la città verrà ricostruita prima delle frazioni, qual è la reale possibilità che tutte e 48 le frazioni del circondario vengano effettivamente ricostruite?". E ancora: "Perché il cittadino di Assergi non può sapere quando partirà il primo cantiere nel centro storico della sua frazione? I cittadini che abitano le frazioni non hanno forse la stessa dignità di persone?".
C'è un altro dato, piuttosto eloquente, e riguarda le pratiche di riacquisto delle abitazioni equivalenti autorizzati dal Comune dell'Aquila. Siamo arrivati a 500 pratiche: 334 in centro storico, per contributi rilasciati pari a 118.162.677,23 euro, 116 nella frazione di Pettino per oltre 30 milioni, dato gonfiato, però, dalle 75-80 pratiche attivate dai cittadini che abitavano le così dette '201', le restanti 50 nelle 47 frazioni (8 ad Onna, 9 a Coppito, 7 a Roio Poggio).
Il dato è interessante perché in controtendenza con lo stato della ricostruzione: laddove, nelle frazioni, la ricostruzione non è ancora partita, i cittadini, comunque, decidono di restare, di non vendere la propria abitazione. "La gente delle frazioni dimostra di non voler andare via", ha sottolineato Daniele Ferella. "Inutile nascondere che, prima del terremoto, il centro storico dell'Aquila era poco abitato da aquilani e, per lo più, i proprietari di abitazione in centro avevano altre abitazioni, altrove. Al contrario, i cittadini delle frazioni sono proprietari, in molti casi, di una sola abitazione, quella danneggiata dal sisma, e non vorrebbero lasciarla, anche perché legati al territorio. Fino a quando durerà, però?".
Dunque, il consigliere comunale del gruppo 'Noi con Salvini' ha voluto sollevare un'altra questione, legata, stavolta, ai sottoservizi: "Stiamo aspettando che nelle frazioni succeda quanto sta accadendo a L'Aquila, con i sottoservizi che verranno realizzati sotto a palazzi già ricostruiti? O, al contrario, vogliamo iniziare subito i lavori sui sottoservizi delle frazioni, prima dell'avvio della ricostruzione dei centri storici, così da evitare problemi? Nelle frazioni - ha aggiunto Ferella - non parliamo di tunnel intelligenti: è possibile intervenire subito, velocemente, anche perché le risorse sono stanziate nei Piani di Ricostruzione".
Si tratta di una priorità, evidentemente. Così come è prioritario avviare, finalmente, la ricostruzione delle frazioni dimenticate: "Nella diaspora post-terremoto - ha ricordato il capogruppo di 'Noi con Salvini', Emanuele Imprudente - le frazioni hanno svolto un ruolo fondamentale per l'identità della città capoluogo. Eppure, l'amministrazione di centrosinistra le ha abbandonate al loro destino. E il caso dei sottoservizi è emblematico: in Commissione, qualche tempo fa, il presidente della Gran Sasso Acqua, Americo Di Benedetto, ha confermato come il consumo di acqua nei centri storici delle frazioni sia oggi superiore al pre-sisma, a dire che le tubature sono un colabrodo".
"E' dal 2012 che l'amministrazione promette maggiore attenzione sulle frazioni - ha quindi concluso il consigliere Luigi D'Eramo - e oggi scopriamo che, al contrario, alcune verranno ricostruite in 300 anni, se si va avanti di questo passo. Al di là delle posizioni elettorali che il centrosinistra si è sentito di salvaguardare, al di là delle conseguenze sui diritti dei cittadini, si tratta di un errore politico: negli anni, L'Aquila ha rappresentato nei fatti il suo ruolo di città capoluogo di Regione anche e soprattutto grazie alle frazioni, all'idea di città territorio nata negli anni '30 con l'annessione di alcune di esse. Le frazioni hanno portato benefici economici e strettamente numerici, alla città: l'amministrazione non comprende che lasciarle indietro significa depotenziare ulteriormente la forza politica ed economica del capoluogo".