La Corte di Cassazione ha confermato in toto la sentenza d'Appello nel processo per il crollo della Casa dello Studente, a causa del quale, il 6 aprile 2009, morirono otto universitari.
Confermati dunque i quattro anni di reclusione per Tancredi Rossicone, Berardino Pace e Pietro Centofanti, ovvero i tecnici autori dei lavori di restauro effettuati nel corso del 2000 nella Casa dello Studente; e i due anni e sei mesi per Pietro Sebastiani, il tecnico dell'Azienda per il diritto allo studio (Adsu) che gestiva la struttura. Per tutti le accuse erano di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni.
La Suprema Corte ha dunque rigettato la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Oscar Cedrangolo nella sua requisitoria, quella di confermare le condanne inflitte in Appello applicando, però, un ricalcolo delle pene alla luce dell'accoglimento di un ricorso presentato dalle difese in merito alle attenuanti generiche.
La causa civile
Parallelamente, si sta celebrando anche la causa civile. I parenti delle giovani vittime chiedono circa 6 milioni di euro di risarcimento. L'udienza del 23 febbraio scorso, promossa dall'avvocata Wania Della Vigna avverso Regione Abruzzo e Adsu, in rappresentanza di alcune parti civili, è slittata a giugno, tra le proteste.
Stando all'avvocata, Regione Abruzzo starebbe evitando di assumersi le proprie responsabilità dinanzi alle parti civili, chiamando in causa le presunte colpe di altri soggetti: lo Stato, un'immobiliare e finanche la stessa Adsu (agenzia di proprietà della Regione). L'ente avrebbe scaricato innanzitutto sullo Stato centrale - attraverso il Ministero dell'Istruzione e l'Università dell'Aquila - per aver acquistato l'edificio incurante dei deficit di carenza strutturale che soffriva; poi sulla Angelini, immobiliare che ha progettato l'immobile e che secondo la Regione non avrebbe fatto rispettare le normative; e infine anche l'Adsu per il "ruolo di custode esclusivo" dell'edificio. A sua volta, l'Agenzia per il diritto allo studio ha tentato lo "scaricabarile" sulla Regione, in quanto Ente proprietario dell'edificio.
"Uno scaricabarile indecoroso", l'ha definito la stessa Centofanti. "La Regione Abruzzo tira in ballo lo Stato, l'Università, l'ADSU, l'Angelini e gli imputati condannati nei primi due gradi di giudizio. Ed è solo l'inizio di un gioco sporco nel quale ciascuna delle parti, a vario titolo coinvolte, cerca di scrollarsi di dosso la responsabilità di quanto è accaduto", ha sottolineato Centofanti.