"Seguendo un copione prevedibile per i palazzi in costruzione, sulla Riviera sud di Pescara si è richiesta la prevalente destinazione residenziale". Inizia così la nota delle associazioni Italia Nostra, CO.N.AL.PA., Comitato Abruzzese del Paesaggio, F.A.I. Pescara, Marevivo, Mila Donnambiente, Associazione Ville e Palazzi dannunziani, WWF Chieti-Pescara contro la minaccia di costruire del nuovo residenziale nella riviera sud di Pescara.
"L'interdizione a costruire in quella zona, derivante dall'individuazione dell'area in quanto esposta a pericolo di esondazione, non varrebbe per quell'intervento, in quanto la resurrezione del permesso ne fissa l'inizio in una data precedente la decisione regionale. Come se l'eventuale pericolosità o danno potessero dipendere da una data - aggiungono le associazioni ambientaliste - insomma uno slalom tra leggi e regolamenti, rispetto al quale spicca l'inerzia delle Amministrazioni che si sono succedute. Sembra che le trasformazioni urbane siano ineluttabili e non soggette al governo locale, come buon senso e civiltà giuridica vorrebbero. Non è bastato il brutto edificio in via di completamento da destinare a caserma ed alloggi della Guardia di Finanza".
La nota completa
Seguendo un copione prevedibile per i palazzi in costruzione, sulla Riviera sud di Pescara si è richiesta la prevalente destinazione residenziale. Quindi niente "city sul mare", come un po' frettolosamente la stampa aveva ribattezzato il complesso, ma un po' di appartamenti con vista privilegiata a discapito dell'intorno e della possibilità di sottoporre a un piano complessivo una delle zone più pregiate ancora libere a Pescara. Cade dunque l'ex mercato ortofrutticolo e si erge un'altra barriera verso il mare, un po' più in là; la vista e l'uso pubblico della fascia litoranea vengono ancora negati alla città.
Che il copione fosse prevedibile lo mostrano i suoi capitoli: leggi nazionali che incoraggiano la deroga urbanistica; un permesso rilasciato mentre il Comune elaborava il Piano dell'intera zona, rimasto poi lettera morta; una sentenza del TAR di annullamento, mentre le bozze di legge regionale vedevano comparire e scomparire nel loro articolato la possibilità di praticare quella deroga anche nei piani particolareggiati; un ulteriore passaggio legislativo (nazionale questa volta) che interpreta (retroattivamente, quindi) il c.d. "sbloccaItalia" nel senso di consentire la deroga proprio in quella fattispecie, fino ad allora vietata. La successiva sentenza del Consiglio di Stato non può che prenderne atto e restituire validità ai permessi.
In aggiunta, l'interdizione a costruire in quella zona, derivante dall'individuazione dell'area in quanto esposta a pericolo di esondazione, non varrebbe per quell'intervento, in quanto la resurrezione del permesso ne fissa l'inizio in una data precedente la decisione regionale. Come se l'eventuale pericolosità o danno potessero dipendere da una data...
Insomma uno slalom tra leggi e regolamenti, rispetto al quale spicca l'inerzia delle Amministrazioni che si sono succedute. Sembra che le trasformazioni urbane siano ineluttabili e non soggette al governo locale, come buon senso e civiltà giuridica vorrebbero. Non è bastato il brutto edificio in via di completamento da destinare a caserma ed alloggi della Guardia di Finanza.
Ora, di fronte a quest'ultimo atto che vuole trasformare tutto nei soliti appartamenti (magari per rientrare in un mercato in cui gli interventi "autorizzati" avrebbero avuto difficoltà) è necessario opporsi, anche per dimostrare che non tutto è ammissibile contro l'interesse della città e la sua possibilità di salvaguardare le sue risorse.
Opporsi...opporsi...opporsi.... Se non altro per confermare che le deroghe e le norme non possono e non devono cambiare la sostanza di un pensiero rispettoso della bellezza dei luoghi e delle relazioni urbane. Un'altra città sarebbe possibile.
Italia Nostra, CO.N.AL.PA., Comitato Abruzzese del Paesaggio, F.A.I. Pescara, Marevivo, Mila Donnambiente, Associazione Ville e Palazzi dannunziani, WWF Chieti-Pescara