Il Tribunale del Riesame dell'Aquila ha sbloccato i 18 milioni di euro che, su disposizione del gip, erano stati sequestrati alle tre ditte campane (Vitale Costruzioni, Sled e Iter Gestioni e Appalti) che eseguirono i lavori nella palazzina della piastra 9 del Progetto Case di Cese di Preturo dove, nel settembre del 2014, si verificò l'ormai famoso crollo del balcone.
A darne notizia è Il Centro.
La somma sequestrata era quella che, secondo il gip, che aveva accolto la richiesta della procura, corrispondeva all'importo dell'appalto vinto dalle tre ditte.
La decisione del Riesame (presidente Carla Ciofani, giudice relatore Mario Cervellino), che ha accolto il ricorso presentato dalle difese, ha spiazzato un po' tutti e a questo punto potrebbe avere ripercussioni anche sull'esito complessivo dell'indagine che ha portato il pm Roberta D'Avolio a formulare la richiesta di rinvio a giudizio per 27 persone, tra le quali ci sono anche funzionari e dirigenti comunali.
Infatti, la motivazione addotta dai giudici del Riesame per giustificare il dissequestro dei soldi, come scrive sempre Il Centro, è che non è dimostrabile che il crollo sia imputabile alle ditte per il materiale scadente utilizzato e non, piuttosto, alla mancata o insufficiente manutenzione da parte del Comune. Inoltre, sempre secondo il Riesame, i 18 milioni non rappresentavano il profitto ottenuto dalle ditte vincitrici dell'appalto.
Se questa tesi venisse confermata anche nei futuri gradi di sviluppo dell'inchiesta, verrebbe a cadere uno dei capi di imputazione contestati agli indagati, quello della truffa. Il rischio, dunque, è che tutto si concluda in un nulla di fatto anche perché anche sull'inchiesta pende un'altra spada di Damocle, quella della prescrizione.