Domenica, 31 Luglio 2016 15:50

Indennizzi post-sisma: milioni di euro percepiti indebitamente

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C'è una spessa coltre di nebbia che avvolge le richieste d'indennizzo post-sisma avanzate a vario titolo, nei confronti del Comune dell'Aquila, da alcuni cittadini.

Si tratti dei fondi elargiti per la ricostruzione delle abitazioni, come contributo di autonoma sistemazione, a ristoro delle spese sostenute per il recupero dei beni, o si tratti dell'assegnazione degli alloggi del progetto Case, parliamo di milioni di euro - oltre che di benefici - percepiti indebitamente. A squarciare il velo, un'inchiesta della Procura della Repubblica che potrebbe regalare altre sorprese, nei prossimi mesi, e i dati in possesso del Comune che, colpevolmente, inizia a mettere ordine soltanto ora, a oltre sette anni dal terremoto.

Non più tardi di una settimana fa, erano stati svelati i primi esiti di un'attività d'indagine avviata lo scorso anno su input dell'ex procuratore capo, Fausto Cardella, da alcuni mesi procuratore generale a Perugia, che in un più ampio progetto investigativo ha voluto coinvolgere le sezioni di polizia giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Municipale, coadiuvate per esperienza e tecnica investigativa sul tracciamento del danaro sia dal nucleo di Polizia tributaria che dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza.

Sul registro degli indagati sono finiti Vincenzo de Masi, noto architetto dell'Aquila, Loredana Barberio, di professione medico, Giovanni Gianvincenzo, già commissario capo della Forestale ed ex finanziere, ed Ermanno Chiavaroli, impiegato.

I tre indagati, per tre diverse pratiche, avrebbero beneficiato di fondi elargiti sulla base di certificazioni ritenute false: dunque, il sequestro preventivo disposto dai gip Giuseppe Romano Gargarella e Guendalina Buccella per una somma complessiva di 720.908,79 euro. Il filo rosso che unisce le tre pratiche passate ai raggi X dagli investigatori sarebbe quello della dichiarazione di residenza, al momento del terremoto, come abitazione principale, nello stesso immobile per il quale è stato chiesto il contributo pubblico di ricostruzione. Che quindi è stata coperta al 100%. Le indagini avrebbero invece accertato che i richiedenti il contributo dimoravano stabilmente altrove. Attestazioni, dunque, ritenute false. Due casi su tre hanno riguardato la sostituzione edilizia, cioè la casa ceduta al Comune e ricomprata altrove (in un caso a Milano); mentre il terzo riguarda la ristrutturazione di una casa nella zona di Sant’Elia che per l’accusa era in stato di fatiscenza già prima del terremoto.

Un'inchiesta pilota, così è stata definita dalla Procura - le indagini sono coordinate dai pm Simonetta Ciccarelli e Fabio Picuti - in quanto "si è dato valore ad alcuni dati che incrociati tra loro (desunti attraverso l'interrogazione delle banche dati create dai vari uffici che operano sul territorio, in particolare quelle create presso gli uffici specializzati, il Comune dell'Aquila e gli uffici dei Vigili del fuoco) hanno permesso un monitoraggio sicuro del denaro erogato".

Un'inchiesta che - ha lasciato intendere la Procura - potrebbe avere ulteriori sviluppi nei prossimi mesi. Sarebbero emerse, infatti, contraddittorietà nelle dichiarazioni rese da alcuni cittadini in occasione delle richieste di indennizzo avanzate a vario titolo nei confronti del Comune (beni mobili danneggiati, contributo autonoma sistemazione, riparazione di immobile, richiesta recupero beni), "che già ad una prima lettura apparivano sintomatiche di falsità, con conseguente inesistenza del diritto a beneficiare dell'emolumento richiesto".

Giusto una settimana, dicevamo, ed ecco la fotografia - piuttosto impietosa - scattata dal Sed, il Servizio di elaborazione dati del Comune dell'Aquila - al termine dell'operazione di riallineamento delle informazioni contenute nella Banca dati per l'Emergenza in merito alle situazioni dei nuclei familiari su contributo di autonoma sistemazione e contratti degli alloggi del Progetto Case.

Sarebbero stati versati milioni di euro di Cas (contributo di autonoma sistemazione) a cittadini che non avrebbero dovuto percepirlo e ci sarebbero contratti di assegnazione degli alloggi del Progetto Case intestati e persone decedute.

Stando al report stilato dal Sed, sarebbero oltre 3 mila le famiglie aquilane che hanno continuato a percepire il contributo di autonoma sistemazione anche quando non ne avevano più diritto. L'ammontare del denaro finito indebitamente nelle tasche di questi nuclei ammonta a circa 4,4 milioni di euro (dati aggiornati al 31 maggio 2016). Il Comune è riuscito a recuperarne più o meno la metà, dopo aver inviato oltre 1500 lettere di richiesta di restituzione delle somme.

Ma come è potuto accadere che migliaia di persone abbiano continuato a percepire il Cas pur non essendo più in possesso dei requisiti richiesti per avere accesso al contributo? Stando a quanto riportato da Il Messaggero, il Sed ha constatato come, nella maggior parte dei casi, siano state proprio le famiglie a non comunicare tempestivamente al Comune (così come prevedeva la legge) l'avvenuta perdita dei requisiti e che solo grazie agli accertamenti compiuti dagli uffici comunali si siano potuti scoprire i casi di cas illegittimo. Come a dire, insomma, che, se non fosse stato per le verifiche fatte dall'amministrazione, i furbi avrebbero continuato a fare i furbi.

Per questo il Comune non si è accontentato di iniziare le operazioni di recupero delle somme intascate in modo irregolare ma ha inviato i risultati del report alla Guardia di Finanza.

Il dossier del Sed ha scoperchiato diverse zone d'ombra anche nei contratti di assegnazione degli alloggi del Progetto Case.

Dalla verifica, infatti, è emerso che 83 contratti erano intestati a persone defunte. Riguardo ad altre 176 posizioni, sarebbero stati riscontrati degli errori nell'intestazione dei contratti e nell'imputazione degli effettivi periodi di occupazione degli alloggi. Per tutti i casi rilevati, si tratta di 523 posizioni, si è provveduto a verificare sulla documentazione cartacea le effettive date di decorrenza e rescissione dei contratti anche in caso di cambi di alloggio contattando gli assegnatari nei casi di dubbia imputazione.

Ultima modifica il Martedì, 02 Agosto 2016 09:20

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