Attualmente L'Aquila è un cantiere con una città dentro. Fatto piuttosto insolito in Europa, tanto che qualcuno viene a visitarlo da fuori, nell'indifferenza generale di quasi tutti gli aquilani.
Non solo, L'Aquila è una città a due dimensioni: mentre l'attività riapre nel palazzo appena riqualificato, davanti ci sono altri due cantieri. Da una parte la città c'è già, dall'altra è ancora in ricostruzione.
In qualche modo le due dimensioni devono coesistere. Altrimenti, chiudere la città per finirla e poi tornarci, è una follia a cui per fortuna nessuno ha pensato.
Eppure questa coesistenza, che dovrebbe stare al centro del progetto di ricostruzione, risulta difficile e con pochissime regole.
Per esempio L'Aquila centro oggi, finalmente in piena ricostruzione, è avvolta da una nuvola di polvere. Lo scorso aprile, pungolato dai comunicati di protesta dei consiglieri d'opposizione civici, Ettore Di Cesare e Vincenzo Vittorini (Aplcv), il Sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ha emesso un'ordinanza anti-polveri nel centro storico (che segue al tavolo tra Asl e Arta per le demolizioni private). In tale ordinanza si chiede a tutte le ditte di operare "interventi ed operazioni atte a garantire l'abbattimento delle polveri originate da cantieri medesimi". E cioè
A controllare il tutto dovrebbe essere la Polizia Municipale.
Fatto sta che a volte per prendere il panino, il caffè, o il gelato - soprattutto in alcuni momenti della giornata nella stagione estiva - si passa attraverso una fitta polvere che in questi casi richiederebbe l'uso della mascherina.
Eppure la coraggiosa attività in questione ha riaperto, ed è in funzione. Per fortuna somministra una delle cose sopra citate rifornendo i pochi abitanti o chi coraggiosamente ha deciso di tornare in centro con la sua attività (tra cui il nostro giornale), ma è costretta a farlo in condizioni, a volte, estreme. In alcuni periodi dell'anno come questo, soprattutto in alcuni momenti specifici, ci sarebbe bisogno che la pubblica via venisse innaffiata più spesso. Anzi questa dovrebbe essere un'operazione prioritaria (di carattere sanitario) e posta ai dovuti controlli.
Insomma oggi, la convivenza delle due dimensioni di città, non sempre funziona, lasciando più di un dubbio sull'opportunità di tornare adesso in centro, al di là degli incentivi economici.
La frizione sull'Aquila ritornata e L'Aquila in cantiere, si percepisce ancor di più se si pensa che c'è in realtà un'altra dimensione, la terza, forse lasciata volutamente nell'oblio: quella della "Zona rossa" il cui ultimo aggiornamento da parte del Comune risale al 28 agosto del 2014, cioè a due anni fa.
Ora, che la Zona rossa sia divenuto un concetto abbastanza fittizio va da sé. Però la sua esistenza servirebbe a capire in quali zone si può stare trovando luci, servizi, igiene, insomma una città. Al di là si potrà anche andare, ma sapendo che c'è stato un terremoto e che non c'è ancora niente. Anzi bisogna stare attenti.
Perché la città cambia, si fa strada tra le macerie e i cantieri, ma la zona rossa è rimasta uguale.
Del tutto sterile attualmente porsi problemi di "isole pedonali" quando, in realtà, quasi nulla è normato e chi vive il centro storico giorno e notte sa che la la legge prevalente è quella della giungla: mezzi in qualsiasi senso di marcia, polveri, straripamenti di massa in zona rossa (basti pensare al Festival jazz passato e futuro), e la zona rossa che si estende ancora in zone dove le persone abitano, lavorano e parcheggiano (evidentemente in semi-clandestinità).
"E' prima di tutto una questione di igiene ordinaria - afferma il Consigliere Ettore Di Cesare a Newstown - le zone in cui le persone abitano o hanno riaperto attività, devono essere pulite per contratto dall'Asm. Le strade vanno spazzate, come si faceva prima".
Anche perché solo a vederlo dalla Fontana Luminosa fino ai quattro cantoni, nel Centro si contano sempre più attività: bar, pub, ristoranti, studi di fotografia, gioiellerie, alimentari e paninerie...
"Ogni giorno ne apre una nuova", afferma l'Assessore alla ricostruzione Piero Di Stefano - non capisco proprio chi vuole sempre vederla negativamente, parlando di una città morta. L'Aquila è una città viva! Ogni volta che un palazzo viene restituito aprono attività commerciali, inoltre di livello più alto di prima perché in mano ad una nuova generazione di giovani che ha un altro passo. Basta vedere Via Garibaldi: prima era una via secondaria, adesso è bellissima con attività importanti e innovative".
Sulla polvere Di Stefano ricorda il tavolo tra Arta ed Ance, mentre sul Centro storico afferma: "Le ditte sono attente, bagnano le macerie. Certo il transito dei camion alza polvere, ma rispetto a tutto quello che potrebbe essere... E' vero però che si può fare di più".
Viabilità rompicapo - Altro rompicapo (#mindfuck) di chi prova a vivere la propria vita in questa città, sono i continui cambiamenti della viabilità. Da qualche giorno, per esempio, Via XX Settembre è di nuovo chiusa. I cartelli (gialli) ci sono (e anche tanti), ma quante volte capita di dover tornare indietro con l'auto perché non si era capito l'ultimo divieto.
Così, nonostante sia agosto, Viale della Croce Rossa si ingolfa e nessuno, da Ovest, decide di passare alto per San Francesco, visto che nella città delle rotonde e dell' 'autostrada' di Viale Corrado IV, non c'è l'onda verde ai semafori di Via Antica Arischia, vera trappola per lo scorrimento.
Certo sono sopratutto i sottoservizi e le demolizioni a far cambiar strade ad un città che si muove quasi esclusivamente in auto, rigorosamente con un solo passeggero a bordo. Calcolando però anche la potenziale mutevolezza, negli anni, della fruibilità del centro storico, possibile che - nell'epoca della realtà aumentata e dei Pokemon - non si possano comunicare questi cambiamenti in tempo reale direttamente sugli Smart Phone dei cittadini?
E' un'idea.
Vado via - Intanto io chiudo l'articolo nella redazione di Via Antinori (traversa di Via Garibaldi, in Centro Storico) anche se il nome della Via sul pannello in pietra è in frantumi e quasi illeggibile. Dal terrazzo ciò che vedo è uno scenario di guerra: case sgarrupate, inabitate e aperte, cavi volanti ovunque, mucchi di sanpietrini, immondizia a terra e la mia auto parcheggiata. Dall'altro lato, girando l'angolo, i locali aprono dopo la calura della giornata. Dopo ore passate ad ascoltare un martello pneumatico, nell'aria si diffonde dalle casse un brano dance di uno degli ultimi album di Madonna. Nella gola il sapore della polvere.