In questi giorni, sui maggiori media italiani, si fa un gran parlare della "macchina perfetta" dei soccorsi, arrivata nelle aree interne del Centro Italia lo scorso 24 agosto, dopo la scossa delle 3:36.
Non si capisce bene se si tratti di rituale retorica mediatica, o di scorretta informazione. Non si comprende fino in fondo dove termina il giornalismo, ed inizia la replica tout court dei comunicati stampa di strutture ministeriali e politiche, che pongono in molte l'accento sull'efficienza dei soccorsi.
Una cosa la sappiamo: old.news-town.it era presente ad Amatrice fin dalle prime luci dell'alba del 24 agosto. Siamo arrivati intorno alle sei e mezzo nel centro reatino, peraltro il più grande e collegato tra le zone colpite dal terremoto. Siamo arrivati qualche minuto dopo all'ingresso di Corso Umberto I, la via del paese che ha prodotto più morte e distruzione. Fino alle 8:30-9, ossia quasi 6 ore dopo la scossa delle tre e mezzo, erano presenti solo due mezzi dei vigili del fuoco (la foto a destra è stata scattata poco dopo le 7) ed alcune ambulanze, principalmente provenienti dagli ospedali di Amatrice, Rieti e L'Aquila.
A confermarlo è anche l'assessore alla Ricostruzione del Comune dell'Aquila, Pietro Di Stefano (Pd), che nella commissione consiliare del 25 agosto ha riferito come "sia mancato il coordinamento di primo soccorso" [leggi l'articolo].
"Quando siamo arrivati ad Amatrice - ha dichiarato Di Stefano - c'erano 4 o 5 funzionari di Protezione civile, una decina di Vigili del Fuoco e nessun altro. Evidentemente, c'è qualcosa che non va: sono le prime ore ad essere importanti, se si vogliono salvare delle vite. E per farlo, è necessaria organizzazione". Lo ricordiamo bene il volto di Di Stefano quella mattina, come anche quello del sindaco dell'Aquila Cialente, con il quale era arrivato.
Dopo qualche giorno, a mente fredda, si può affermare che la mattina del 24 agosto la "macchina dei soccorsi" non ha funzionato. E sia chiaro, non parliamo della macchina attiva dal pomeriggio del 24 e fino ad ora, ma delle prime fondamentali ore della mattina. Ha funzionato l'attivismo (e la sfortunata esperienza) di tante e tanti aquilani, che autonomamente si sono mossi, anche con mezzi per l'edilizia. Ha funzionato la macchina del Comune dell'Aquila, va detto, presente in gran forze prima di ogni protezione civile, di ogni territorio. Ha funzionato lo spontaneismo di tante e tanti cittadini delle zone limitrofe che si sono recati nei territori terremotati.
Per quanto abbiamo potuto vedere in prima persona, non ha funzionato struttura e coordinamento organizzativi: come si può affermare il contrario, se - con esclusione delle cittadine più vicine - dopo sei ore nessuno era presente?
Come si può parlare di macchina perfetta - come ha fatto il ministro dell'Interno Angelino Alfano [leggi l'articolo] o il governatore pugliese Michele Emiliano - se nelle prime ore non è arrivato nessuno, e nel primo pomeriggio il centro di Amatrice era letteralmente ingolfato di automezzi della Protezione Civile, arrivati da tutto il Paese in numero chiaramente sovradimensionato rispetto all'entità delle popolazioni sfollate?
Come si può parlare di "difficoltà nel raggiungere le zone colpite nelle prime ore dopo il sisma", quando sia Amatrice che Accumoli hanno due uscite dedicate sulla superstrada SS4?
Domande che è importante porsi, al di là della retorica rituale della "macchina perfetta", non per fare polemica. Ma affinché gli ennesimi sbagli possano indurre a futuri agognati miglioramenti.