Vive, in queste ore, una sovraesposizione mediatica. Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, è ospite di programmi televisivi e radiofonici, viene intervistato dalle redazioni di quotidiani locali e nazionali, passa da una riunione ad una telefonata con un ministro o un sottosegretario. D'altra parte, è stato tra i primi, ad arrivare ad Amatrice, con l'assessore Pietro Di Stefano, a qualche ora dal boato terribile che ha cancellato il centro storico del borgo reatino.
E non nasconde il disorientamento avvertito appena giunto su corso Umberto, nelle primissime fasi del post terremoto. "E' mancato il coordinamento di primo soccorso", riconosce anche Pietro Di Stefano, audito con il sindaco in II Commissione territorio. "Quando siamo arrivati ad Amatrice, c'erano 4 o 5 funzionari di Protezione civile, una decina di Vigili del Fuoco e nessun altro. Evidentemente, c'è qualcosa che non va: sono le prime ore ad essere importanti, se si vogliono salvare delle vite. E per farlo, è necessaria organizzazione".
Ad Amatrice, par di capire, è mancata, almeno nelle primissime ore. Sono stati Cialente e Di Stefano ad 'aprire' il primo centro operativo che diventerà, di lì a poco, la centrale di coordinamento delle operazioni. Contestualmente, si organizza la viabilità per i soccorsi, liberando le vie d'accesso alla città e si trova un posto dove sistemare le prime salme. "Qualcosa non ha funzionato, nella macchina dei soccorsi, e bisognerà agire, in questo senso".
"Ora, però, è già il momento di pensare al futuro", spiega Cialente a NewsTown. E ha già una ricetta: "Le tendopoli, in questo periodo, non si possono tenere: stamane, eravamo a 4 gradi". Ecco spiegato il motivo per cui il sindaco dell'Aquila, sin dalle prime ore dell'alba di mercoledì, ha annunciato la volontà di mettere a disposizione degli sfollati 250 alloggi del progetto Case. Tra l'altro, ci sono già 10 famiglie che ne hanno fatto richiesta, eppure, la Protezione civile non ha ancora dato il via libera. "In realtà, siamo riusciti a liberare 340 alloggi che concederemo gratis, organizzando con Tua, o magari con Ama, un servizio di autobus che colleghi L'Aquila ad Amatrice. Si può operare allo stesso modo su Rieti, o altrove, dove si potranno reperire alloggi. Così, si potranno realizzate immediatamente dei Musp (moduli provvisori ad uso scolastico) nel cratere sismico - e alcuni piccoli centri commerciali, per riaprire le prime botteghe e i primi ristoranti - con i fondi risparmiati per l'assistenza alla popolazione. Intanto, si dovrà valutare la reale necessità di alloggi provvisori da realizzare per gli sfollati, non certo dei container piuttosto dei Map (moduli abitativi provvisori), per rispondere alle reali esigenze delle tante frazioni e dei centri principali. Quante famiglie ne hanno bisogno, ad Accumoli? Venticinque? E allora venticinque se ne realizzeranno".
Prima emergenza tra L'Aquila e Rieti, dunque, con la realizzazione immediata dei Musp; poi, andranno realizzati i Map, avviando in tempi brevi la ricostruzione pesante. "Il modello dovrà essere quello sperimentato a L'Aquila, nelle periferie - d'altra parte - ha funzionato. Garantendo, stavolta, quello che abbiamo chiesto disperatamente, in questi anni, ma non abbiamo ottenuto: e dunque, la massima trasparenza nell'assegnazione dei lavori; l'introduzione di un tetto massimo al numero di incarichi ai progettisti; una white list di professionisti e imprese, con un controllo accurato dei bilanci; la regolamentazione dei subappalti, con la prescrizione che i Sal siano pagati dai presidenti di consorzio direttamente ai subappaltatori. Così, saremmo in condizione di ricostruire Amatrice in 5-6 anni, con il metodo della scheda parametrica che, qui, ha permesso di risparmiare il 20% dei fondi destinati".
Senza dimenticare la ricostruzione delle seconde case, le parti comuni almeno, e soprattutto nei borghi, "con il sistema che abbiamo strappato coi denti per il cratere. Andrà vinta, poi, la battaglia sul libretto per gli edifici, a certificazione dell'antisismicità: oggi, la gente non viaggia all'estero per paura dei terroristi, evita i luoghi a rischio tsunami e, ugualmente, si tiene a distanza dalle zone sismiche. Se potremo dimostrare che L'Aquila, così l'Alta valle dell'Aterno e, in futuro, la zona di Amatrice sono sicure, come, più e ancor meglio di Norcia, ricostruita nel '79 e che ha resistito al terremoto della notte scorsa, renderemo il nostro territorio davvero appetibile".
E per smaltire le macerie? "Si faccia come a L'Aquila, si seguano gli esempi virtuosi della nostra ricostruzione. E se non si trova dove smaltirle, considerato che stando al Patto con il Governo devo riempire Pontiglione, le porteremo lì".
Insomma, si prenda la legge per L'Aquila e si aggiusti un poco il tiro. E Amatrice, con gli altri borghi colpiti, sarà ricostruita in pochi anni, assicura Cialente. "Guai se perdiamo Amatrice", l'avvertimento.
E che nessuno tema di perdere i fondi già destinati a L'Aquila: "Piuttosto, si chieda agli italiani una tassa di scopo".
Il primo cittadino ha inteso spiegare, poi, la decisione di annullare la seconda edizione della maratona jazz per L'Aquila, condivisa con Paolo Fresu e il ministro Dario Franceschini. "Non c'erano le condizioni per organizzare una grande festa qui, a 50 km dall'epicentro del terremoto, dove ospiteremo degli sfollati e, chissà, anche delle salme. Abbiamo deciso di farla a Roma, per dargli un respiro davvero nazionale e stiamo cercando una piazza centralissima, così da raccogliere fondi per le zone colpite dal sisma. Con la promessa però, che sto strappando a Franceschini, di riportare il jazz a L'Aquila nel 2017 e nel 2018".
Non si tratta di questioni di sicurezza, insomma. E il sindaco dell'Aquila nega ci siano pericoli, spegnendo anche le voci che volevano il Prefetto pronto a interdire l'accesso al cuore della città. "Il centro storico dell'Aquila è sicuro", ribadisce. "Sulle zone aperte e frequentate, affacciano palazzi già ricostruiti o cantieri che hanno la certificazione di sicurezza istruita dalle ditte che stanno portando avanti i lavori".