Si è celebrata all'Aquila una nuova udienza del processo cosiddetto "Grandi Rischi bis", che vede imputato per omicidio colposo l'ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso.
A differenza di quanto più volte annunciato alla stampa [leggi l'articolo] durante la campagna elettorale per la sua candidatura (poi ritirata) a sindaco di Roma, il medico toscano non ha rinunciato alla prescrizione, che scatterà il prossimo 6 ottobre, a sette anni e sei mesi dal presunto reato compiuto. Bertolaso, come ampiamente prevedibile, era assente, rappresentato dal suo avvocato Filippo Dinacci.
La proposta di Dinacci ha spiazzato: non rinunciare alla prescrizione, ma all'ascolto di tutti i testi della difesa, in modo da accelerare il processo e giungere a sentenza prima del 6 ottobre. Un tentativo di salvare la faccia rispetto alle dichiarazioni pubbliche sulla prescrizione, ed allo stesso tempo continuare a tutelarsi con lo stesso istituto giuridico. Il coupe de theatre della difesa, di fatto, ha passato la palla al giudice Giuseppe Grieco.
Quest'ultimo, sentiti anche i pubblici ministeri Domenico Castellani e Romolo Como, e gli avvocati delle parti civili (i parenti delle vittime del sisma del 6 aprile 2009), ha accordato la richiesta, fissando le prossime due udienze per il 27 e il 30 settembre, quando si dovrebbe arrivare a sentenza. E' doveroso sottolineare che, anche ricevendo un'eventuale sentenza di condanna il 30 settembre, una settimana dopo il reato per Bertolaso sarebbe prescritto.
"Noi avevamo un obbligo di trasparenza e l'abbiamo adempiuto - ha dichiarato dopo l'udienza a questo giornale l'avvocato di Bertolaso, Filippo Dinacci - rinunciamo completamente alla nostra difesa, rinunciando all'intera lista dei testimoni. Non è cosa da poco".
Ma perché Bertolaso ha ripetuto più volte, pubblicamente, che avrebbe rinunciato alla prescrizione? "Questo lo dovete chiedere a lui, io faccio l'avvocato", ha risposto Dinacci.
"Non so che dire - è il commento a old.news-town.it di Vincenzo Vittorini, tra i parenti delle vittime del sisma - mi sembra un colpo di teatro che getta il cerino nelle mani del giudice. Dinacci ha difeso personaggi importanti come Silvio Berlusconi, e ha messo in difficoltà il giudice, che ora si trova sotto una spada di Damocle. In ogni caso, a prescindere da come andrà, con la rinuncia alla prescrizione si è concluso l'ennesimo processo farsa che non ci dirà cosa è effettivamente successo all'Aquila".
Su richiesta del pm, stamane è stato audito anche il teste Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi: "Escludo in maniera categorica che Bertolaso possa aver dato indicazioni o suggerimenti ai membri della Commissione Grandi Rischi su quello di cui avrebbero dovuto parlare nella riunione, e su quello che avrebbero dovuto dire", ha dichiarato Barberi, scagionando di fatto Bertolaso dal reato per il quale è accusato.
Nell'udienza tenutasi prima delle vacanze estive erano stati ascoltati anche gli ex membri della Commissione Grandi Rischi Giulio Selvaggi e Enzo Boschi e l'ex assessora regionale alla Protezione civile Daniela Stati.
Sia Boschi che la Stati, nelle loro testimonianze, avevano ammesso come quella del 31 marzo 2009 fu una finta riunione, convocata non per fornire un autorevole - vista la levatura accademica dei componenti che vi parteciparono - parere scientifico sullo sciame sismico in atto ma unicamente per tranquillizzare la popolazione in base alla tesi, del tutto priva di fondamento, del "lento scarico di energia".
"Mi fu detto di tranquillizzare", ha detto Stati. "Quel giorno non venne fatta nessuna seria informazione scientifica. Fu la Protezione civile a gestire la comunicazione. Oggi posso dire che fui strumentalizzato" ha affermato invece l'ex direttore dell'Ingv Enzo Boschi.
Pezzopane: "Grave che Bertolaso si avvalga della prescrizione"
"Al contrario di quanto aveva annunciato in occasione della sua candidatura per il centrodestra a sindaco di Roma, Guido Bertolaso si avvarrà della prescrizione nel processo satellite alla Commissione Grandi Rischi, in cui è accusato di aver organizzato una campagna mediatica finalizzata a rassicurare la popolazione abruzzese intimorita delle scosse. Da lui ancora gravi contraddizioni e un comportamento che, in ogni caso, al di là dell'esito dei processi giudiziari, ha comunque lasciato un profondo solco sulla pelle degli aquilani e degli abruzzesi".
Lo dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane. "Ricordo - prosegue Pezzopane - che la sentenza definitiva del processo alla commissione Grandi Rischi si è conclusa con la condanna a 2 anni e 2 mesi dell'allora vice di Bertolaso, unico capro espiatorio di una ben più complessa faccenda. Io stessa ho depositato in Senato un disegno di legge per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta che faccia luce sull'operato della Commissione Grandi Rischi, perché a più di 7 anni dal terremoto siano appurate le responsabilità politiche di quanto accadde nel corso dello sciame sismico precedente la scossa delle 3.32 del 6 aprile, quando su input della politica, componenti della commissione e non solo si prestarono a rassicurare la popolazione, invece di ammettere di non poter esprimere certezze. A Bertolaso chiediamo: perché ancora prendere in giro terremotati e famiglie ancora in lutto? Valeva la pena di annunciare che avrebbe rinunciato alla prescrizione, per poi fare dietrofront? ".
Blundo: "Per la seconda volta Bertolaso tradisce gli aquilani"
"Qualche mese fa, Guido Bertolaso aveva annunciato e ribadito più volte che avrebbe rinunciato alla prescrizione nel processo Grandi Rischi 2, che lo vede imputato per i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni e oggi invece, ha fatto clamorosamente dietrofront, confermando tutti i timori e i dubbi che avevamo espresso all'epoca dei suoi roboanti annunci. Così facendo, Bertolaso, è tornato a tradire gli aquilani per la seconda volta".
Lo afferma la senatrice aquilana del M5S Enza Blundo. "I cittadini di L'Aquila, già provati dalle conseguenze del terribile sisma che colpì la città, oggi si ritrovano ad essere presi in giro dalla stessa persona che nel 2009 volle che venisse organizzata un'azione mediatica per rassicurare la popolazione, sminuendo il rischio di un terremoto che da lì a 5 giorni avrebbe devastato L'Aquila e fatto 309 vittime». «Ci avevamo visto giusto quando a marzo scorso sollecitammo l'ex capo della Protezione Civile a passare dalle parole ai fatti: sapevamo che il suo annuncio di rinunciare alla prescrizione era solo un bluff per ripulirsi l'immagine in occasione della campagna elettorale per Roma e così è stato".