Dopo l'ultima forte scossa di terremoto dello scorso 30 ottobre diversi sono i danni per gli edifici inagibili di via XX Settembre all'Aquila, una delle principali strade di attraversamento della città [leggi l'articolo].
Nel capoluogo abruzzese la strada, a quasi una settimana dal sisma che ha sconvolto le comunità dei Monti Sibillini, è ancora chiusa. Come interdetto è da mesi un altro tratto importante: viale Aldo Moro, tagliato in due a causa del crollo della strada generato da lavori di ristrutturazione di un edificio [leggi l'articolo].
Per questo, nelle ore di punta ci vogliono anche 40-45 minuti per attraversare L'Aquila dalla prima periferia ovest (zona Pile-Pettino), fino alla prima periferia est (superstrada per Bazzano).
Disagi forti alla circolazione si registrano comunque a tutte le ore, essendo di fatto viale della Croce Rossa l'unica strada accessibile, assieme a via Manzoni (nota ai più come "curve di San Francesco") che però pare non essere mai tanto amata dagli automobilisti aquilani.
Un problema non secondario in un territorio comunale spalmato su quasi 500 chilometri quadrati (il nono comune più grande d'Italia), dove sono decine le frazioni "storiche" e diciannove i "nuovi quartieri" costruiti dopo il sisma del 2009. Dove la dispersione è fortissima e la densità abitativa estremamente bassa. Criticità cui si aggiunge l'ormai cronica latitanza dei trasporti pubblici: chiaramente insufficienti, quasi inesistenti.
Basta recarsi intorno all'ora di pranzo nella zona di incrocio delle statali 17 e 80 (nei pressi dell'Hotel Amiternum) per notare decine di persone ammassate in mezzo ad una strada statale, aspettare bus urbani ed extra-urbani, in una situazione di quotidiano pericolo per la propria incolumità.
Ed in attesa del "mini terminal" sull'area bianca di proprietà del costruttore Barattelli, annunciato tempo fa dall'amministrazione comunale ma ad oggi mai realizzato [leggi l'approfondimento].