E' tornata all'attenzione della II Commissione territorio, presieduta da Enrico Perilli, la vicenda delle case popolari di San Gregorio, cui abbiamo dedicato diversi approfondimenti, nei giorni scorsi [Leggi qui, qui e qui]
Come noto, il 4 novembre scorso - a seguito delle scosse di terremoto che si sono susseguite in centro Italia dal 24 agosto al 30 ottobre - il sindaco Massimo Cialente ha firmato un'ordinanza di sgombero di 30 alloggi, abitati da 114 persone [Leggi qui].
Il complesso di edilizia residenziale pubblica consta di 6 'blocchi' d'alloggi. A seguito del terremoto del 6 aprile 2009, il blocco A - composto di 26 alloggi - era stato classificato A; del blocco B, 27 alloggi erano stati dichiarati F e altri 24 E; agibili i 12 alloggi del blocco C e 10 abitazioni del blocco D che, invece, aveva avuto 4 alloggi danneggiati, classificati C; agibile il blocco E, erano stati classificati F i 4 alloggi del blocco F.
Dunque, le abitazioni giudicate E - F e C vennero sgomberate.
Sei anni dopo, ad ottobre 2015, tecnici comunali hanno ravvisato una "diffusa situazione di degrado, sia urbanistico che a livello edilizio ed igienico sanitario" degli edifici del blocco C e una situazione di "rischio potenziale per gli abitanti del quartiere, derivante dallo stato del blocco B, semidistrutto e non ancora demolito". Eppure, nulla è accaduto fino alle scosse delle settimane scorse che hanno finito per aggravare lo stato del blocco B con "un notevole aggravamento della situazione generale": ammaloramento degli intonaci delle pareti esterne dei blocchi C - D - E, distacchi delle tamponature poste sopra l'apertura dei garage con rischio di ribaltamento sulla strada pubblica, deterioramento delle pavimentazioni esterne e degli spazi aperti comuni, danneggiamento delle tamponature di testata dei blocci C e D.
Non solo. E' stato evidenziato che le abitazioni dei blocchi C -D - E, seppure non riportino danni strutturali, presentando soltanto delle piccole lesioni sugli intonaci, presentano problemi seri dal punto di vista igienico-sanitario, con diffusa presenza di umidità. In alcuni alloggi, i servizi sanitari sarebbero inagibili e macchie estese denoterebbero infiltrazioni d'acqua dalle coperture e dai piani superiori.
Per non dire del blocco B, ulteriormente danneggiato dalle scosse delle ultime settimane, che rappresenta un pericolo per i blocchi intorno, essendo al centro del complesso edilizio, e per la viabilità adiacente.
Dunque, la decisione di sgomberare 30 alloggi: 12 del blocco C, 13 del blocco D, 4 del blocco E e 1 del blocco F. Così, a San Gregorio restano agibili soltanto i 26 alloggi del blocco A. I tecnici comunali, infatti, dovranno condurre una campagna di indagini strutturali e geotermiche che comporteranno l'esecuzione di prove "distruttive e non distruttive sui principali elementi strutturali di numerosi edifici", oltre all'esecuzione di "carotaggi nel terreno con conseguenti prove sismiche".
Intanto, le 114 persone sgomberate troveranno riparo, entro 20 giorni, in abitazioni dei progetti Case e Map della zona, tra San Gregorio, Paganica e Tempera. E poi? La volontà politica - ribadita stamane dall'assessore alle Opere pubbliche, Maurizio Capri - è di procedere con il Masterplan per la ricostruzione da 16 milioni di euro, finanziato in buona parte con i fondi del Cipe e per 2 milioni e mezzo con il 'Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate', sempre che il progetto presentato al Governo venga approvato.
Un Masterplan sulla carta molto avanzato che prevede l'adeguamento strutturale, energetico e impiantistico degli edifici e loro riqualificazione architettonica oltre che la demolizione, senza ricostruzione, di alcuni edifici fortemente danneggiati, "per dar spazio ad una nuova centralità urbana". Un progetto che non ha mai convinto gli abitanti delle case popolari di San Gregorio, perché non concertato, e che, dalla fine di novembre scorso, è rimasto, appunto, soltanto sulla carta.
Anche per questo, i residenti dei 'blocchi' hanno paura di andare via: temono che il complesso non venga più ricostruito o, peggio, che finisca oggetto di una speculazione edilizia che 'butti' fuori dal quartiere le famiglie che l'hanno abitato fino ad oggi. Eventualità negata con forza dall'assessore Capri, va detto. Sta di fatto che gli assegnatari degli alloggi chiedono tempi certi per la riqualificazione del complesso e tempi certi, purtroppo, nessuno è in grado di garantirli: l'assessore non l'ha nascosto, l'ha detto con chiarezza. Si tratta di un'opera pubblica, d'altra parte, e sappiamo cosa significhi la burocrazia, in questi casi.
Il problema è un altro, però: a otto anni dal terremoto, non c'è un progetto chiaro per l'edilizia popolare di San Gregorio, oltre il Masterplan che resta su carta, e ancora stamane, in Commissione, alcuni esponenti della maggioranza hanno mostrato perplessità all'idea di riqualificare il complesso, stante la disponibilità di alloggi acquisiti a patrimonio (o da acquisire) a seguito dell'esercizio del diritto all'abitazione equivalente di centinaia di cittadini, e stante la disponibilità di Case e Map, almeno nei quartieri che non saranno oggetto di demolizione, se mai alcuni alloggi verranno demoliti.
Sarà argomento di campagna elettorale, oramai. E dunque, per ora, i residenti di San Gregorio dovranno trasferirsi altrove, senza alcuna certezza di poter tornare a vivere il loro quartiere. Certo, il coordinamento Erp - rappresentato stamane, in Commissione, da Antonio Perrotti - ha minacciato di adire le vie legali, impugnando l'ordinanza firmata dal sindaco Cialente, se non si darà la possibilità ai residenti di produrre una controperizia con annesso progetto alternativo, ma sembra una via davvero stretta da perseguire arrivati a questo punto.
Per approfondire:
- La ricostruzione di classe: l'odissea dei residenti delle case comunali di S. Gregorio. Perché sono ancora lì? Leggi l'approndimento
- Dopo cinque anni, costretti a vivere in case danneggiate dal sisma. La video inchiesta del marzo 2014. L'approfondimento