Venerdì, 30 Dicembre 2016 16:31

A L'Aquila ci sono 11mila assistiti e mille case popolari abbandonate

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Alla fine del 2016 e a quasi otto anni dal terremoto che colpì il comprensorio aquilano il 6 aprile 2009, le case di proprietà pubblica fortemente danneggiate e che non vedono ancora l'avvio del cantiere di ricostruzione sono più di mille

Degli alloggi all'Aquila dell'Agenzia territoriale dell'edilizia residenziale (Ater) e di quelli di cui è proprietario il Comune dell'Aquila old.news-town.it ne parla fin dalla sua nascita, perché è doveroso sottolineare quanto sia lenta - quando non inesistente - la ricostruzione pubblica, e perché è emblematica dei meccanismi e delle dinamiche economico-sociali messe in campo dalle politiche pubbliche nella gestione della ricostruzione. 

Lo dicono da sempre anche diversi comitati degli inquilini, di cui uno dei più attivi e dei primi a nascere è Mia Casa: "E' lo Stato per primo a dare il cattivo esempio e a non ricostruire addirittura le sue stesse abitazioni di Edilizia residenziale pubblica (Erp, ndr)".

E così, mentre lo Stato promette ai "nuovi" terremotati dell'Appennino centrale la (sacrosanta) ricostruzione integrale dei borghi, le abitazioni di proprietà pubblica inagibili, ad oggi, non sono state ricostruite e messe in sicurezza: "Quanti anni trascorreranno ancora prima che più di mille famiglie aquilane e abruzzesi possano ritornare a casa? - si chiede Pio Rapagnà, animatore del Mia Casa e già deputato radicale agli inizi degli anni '90 - eppure, le istituzioni pubbliche tutte insieme, comprese quelle di vigilanza, di controllo amministrativo e giudiziario, non avrebbero dovuto proteggere e meglio tutelare anche queste famiglie più deboli ed in difficoltà, che proprio alle istituzioni sono state affidate?".

E proprio uno studio di Mia Casa ha affermato che sono 1.053 le abitazioni, in grande maggioranza di proprietà dell'Ater e del Comune dell'Aquila, classificate E e ancora oggi inagibili. Quelle i cui lavori di ricostruzione non sono ancora stati avviati dagli enti proprietari e dal Provveditorato alle opere pubbliche come soggetto attuatore. Interi complessi abitativi abbandonati alle macerie e al degrado, distribuiti in modo piuttosto omogeneo sul vastissimo territorio comunale.

Procedendo per numeri civici, troviamo 13 nuclei a testa in via Amiternum (Pettino) e in via Verzieri (Preturo), 10 in via Sant'Emidio (Paganica), 5 in via Pasqua (Paganica) e 1 il via Moro - Santa Croce (Paganica), 7 tra piazza Campo Imperatore e via Asmara (Valle Pretara). E poi 16 nel quartiere di Santanza (via Beata Cristina, via Beata Antonia, via Beato Vincenzo, via San Gabriele dell'Addolorata e via San Sisto), 2 a Santa Croce (via Salomone e via XX Settembre), 2 nel centro storico (a San Bernardino), ben 17 nel quartiere una volta fortemente popolare del Torrione, 12 a Cansatessa (via Antica Arischia e via Milonia), due a Sant'Antonio (via Di Vincenzo) e poi il famigerato complesso delle case comunali di San Gregorio.

Come noto, molti degli inquilini che vivevano nelle suddette zone prima del terremoto si ritrovano dopo anni ancora formalmente (e spesso sostanzialmente) assistiti, e dunque sfollati. In tutto, secondo il report del Comune dell'Aquila aggiornato allo scorso 30 novembre, sono ancora 8.577 le persone assegnatarie nelle diciannove aree del Progetto Case, 2.212 quelle che vivono nei moduli abitativi provvisori (map) delle frazioni. Quasi 11mila assistiti, a sette anni e otto mesi dalla scossa delle 3:32.

*Dopo la pubblicazione dell'articolo l'assessore comunale all'Assistenza alla popolazione, Fabio Pelini (Prc), ha replicato a old.news-town.it sottolineando che nel conteggio della popolazione assistita sono inclusi anche gli assegnatari dei bandi su fragilità sociali, giovani coppie, nuclei monoparentali, associazioni sportive, di volontariato, e 94 famiglie terremotate del 2016 nei territori dell'Appennino centrale. Tuttavia, leggendo 'popolazione assistita' abbiamo comprensibilmente definito 'assistiti' (e dunque sfollati) tutti coloro entrassero nel conteggio pubblicato dal Servizio assistenza alla popolazione e di cui abbiamo reso conto nell'articolo. Pelini ha anche evidenziato che i suoi uffici provvederanno a cambiare la dicitura 'popolazione assistita' per "non ingenerare confusione".

Ultima modifica il Venerdì, 30 Dicembre 2016 19:22

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