Poco più di un mese fa avevamo pubblicato lo sfogo di una studentessa universitaria che denunciava come fosse diventato problematico frequentare la biblioteca provinciale dell’Aquila a causa della riduzione degli orari di apertura al pubblico.
Dal settembre scorso, la storica Tommasiana - ricollocata, dopo il terremoto, a Bazzano, in piena periferia - è passata infatti dall’orario continuato 8:30-19:00 a quello 8:30-13:30. Il motivo? La mancanza di personale, dovuta sia agli effetti della legge Delrio che ai prepensionamenti obbligatori voluti dalla Regione.
Nella lettera, la ragazza auspicava un ritorno alla normalità in tempi brevi e suggeriva di rimpolpare il personale con innesti freschi (borsisti e volontari del servizio civile). E’ molto probabile, tuttavia, che le sue preghiere siano destinate a rimanere inascoltate ancora a lungo.
Sulla Tommasi, infatti, si è abbattuta una doppia scure.
La riforma delle province voluta dall’attuale ministro dei Trasporti ha trasferito i servizi culturali, quindi anche le biblioteche, sotto la competenza delle Regioni. Ai dipendenti delle province che lavoravano in servizi ritenuti non più fondamentali, come, appunto, la cultura, è stato concesso il diritto di chiedere di essere assegnati ad altri uffici, cosa che hanno fatto quasi tutti. Il risultato è stato che che molti impiegati della biblioteca hanno scelto di trasferirsi altrove.
Ritrovatasi con quattro biblioteche da gestire - L’Aquila, Teramo, Pescara e Chieti – ma con poco personale per farlo, la Regione, per tappare i buchi, aveva pensato alla soluzione delle rotazioni interne. Sennonché, ed eccoci al secondo colpo di scure, a dicembre è arrivata, senza preavviso, la notizia del piano da 163 prepensionamenti voluto dalla giunta D’Alfonso.
“Era tutto pianificato, avevo individuato già sei persone della vecchia Agenzia culturale da mandare all’Aquila” dice Francesco Tentarelli, responsabile dell’ufficio Soprintendenza ai Beni librari e Biblioteche della Regione “Questo pensionamento obbligatorio, a cui si sono aggiunte anche le ferie forzate, ci ha colto tutti di sorpresa. Il servizio Beni culturali è stato il più colpito, in un colpo solo ho perso 20 persone, sei funzionari su nove”.
Dal 30 dicembre questi dipendenti sono ufficialmente in pensione. Il problema del personale riguarda tutte e quattro le ex biblioteche provinciali. Ma mentre la Delfico di Teramo e la D’Annunzio di Pescara sono riuscite, seppur a fatica, a non ricorrere a riduzioni e tagli di orario, la Tommasi e la De Meis di Chieti stanno vivendo situazioni molto difficili, ulteriormente aggravate dall’aver perso, anche se per motivi diversi, le proprie sedi storiche.
La De Meis, infatti, da quando, nel 2005, un’ala della sede centrale crollò nottetempo mentre erano in corso alcuni lavori di ristrutturazione e ampliamento, ha trovato ricovero in un capannone.
La Tommasi, com’è noto, a causa del terremoto ha perso la sede di piazza Palazzo. Per colpa di una sciagurata decisione della politica locale, dal 2010 ha riaperto i battenti in un ex negozio di arredamento situato nel nucleo industriale di Bazzano. Un edificio che costava alla provincia, e ora costerà alla Regione, circa 164 mila euro di affitto l’anno. Un caso piuttosto emblematico di localizzazione disastrosa – come tante ce ne sono state dopo il terremoto - avvenuta, peraltro, nel silenzio e nel disinteresse generale della città.
Attualmente la Tommasiana ha un organico composto da appena 4 persone, di cui una assunta part-time, ed è sprovvista di un direttore/dirigente. L’utenza, per effetto sia della contrazione degli orari sia, soprattutto, di una sede troppo periferica e mal collegata, è crollata dalle 200 presenze giornaliere pre-sisma alle 30 attuali.
Per un periodo, la provincia aveva attivato un servizio navetta (un pulmino da 19 posti) con le principali sedi universitarie cittadine. L’esperimento, durato un anno, si è concluso qualche mese fa e non si sa se, quando e soprattutto con quali risorse sarà riattivato.
E’ abbastanza stridente il contrasto tra la situazione attuale e i toni trionfalistici che vennero usati nel settembre 2011 quando la nuova sede fu inaugurata, alla presenza, tra gli altri, di Bruno Vespa, Gianni Letta, Joaquin Navarro Valls e degli allora vertici Telecom.
La Fondazione dell'azienda pagò parte dei lavori di ristrutturazione e adeguamento del fabbricato e donò alla Tommasi computer, router e attrezzatura per il wi-fi più altro materiale, tra cui uno scanner con cui si sarebbe dovuto digitalizzare il patrimonio di libri antichi presenti nel catalogo (che vanta, complessivamente, oltre 250 mila volumi). Lavoro mai portato a termine, per non parlare dei computer, in gran parte inutilizzabili, e del wi-fi, mai entrato in funzione.
Tra servizi carenti e personale insufficiente, le prospettive per il futuro sono quanto mai incerte, anche perché non si potranno fare nuove assunzioni. Certo, c'è sempre la carta dei trasferimenti interni ma servirebbe personale già qualificato e formato e un nuovo direttore, possibilmente non un amministrativo ma un esperto in biblioteconomia.
“Da parte nostra c’è grande preoccupazione ma anche grande attenzione al problema” afferma Tentarelli “Cercheremo di risolvere con una rotazione del personale ma dobbiamo vedere quali figure possiamo spostare. Abbiamo margini di manovra ridottissimi”.