Venerdì, 20 Gennaio 2017 18:28

Evitabile o no? Le dinamiche della valanga a Rigopiano e quel bosco secolare

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In molti se lo stanno chiedendo sui giornali, sui social network, in modo più o meno superficiale, con o senza competenze specifiche: la sciagura dell'hotel Rigopiano, nell'omonima località nel comune di Farindola (Pescara), poteva essere evitata?

Non c'è oggi una risposta inequivocabile a questa domanda, anche perché non è stata data l'ufficialità alle cause che hanno generato la slavina abbattutasi sull'albergo. Proviamo a capire quel che è noto fino ad ora, tra le interpretazioni in alcuni casi controverse.

Come è evidenziato nella foto, la valanga si è originata da Monte Siella, con 800 metri di dislivello dalla "corona di frana" al resort Rigopiano. L'enorme quantitativo di neve ha viaggiato verso valle lungo il vallone della Grotta dei Briganti, attraversando e distruggendo per circa 400 metri il bosco secolare, per poi travolgere la struttura, posta a circa 1200 metri sul livello del mare. A qualche metro dal resort, inoltre, dal 1933 c'era il rifugio di montagna "Tito Acerbo". L'ora dell'impatto tra slavina e Rigopiano è stato stimato per le 17:30 del 18 gennaio. Le quattro principali scosse di terremoto, invece, sono avvenute tra le 10:25 e le 14:30. 

Un primo elemento interessante è la ricorrenza – e quindi la prevedibilità – di valanghe sul canalone. Secondo molte interpretazioni, tra le quali quelle del geologo abruzzese Giovanni Di Fabio, il fatto che ci sia una fitta rete di alberi sul percorso naturale della slavina fa pensare ad una ricorrenza secolare della valanga. E dunque ad un evento davvero eccezionale, generato dalla combinazione micidiale dell'importante accumulo nevoso e delle scosse di terremoto.

Ed infatti diverse testimonianze parlano di slavine molto ricorrenti, ma che si fermano sempre a ridosso del bosco, presente anche in una ortofoto (fotografia aerea geograficamente corretta) del 1954. Certo è che la morfologia della zona si presta a distacchi di neve, come sta succedendo in centinaia di casi, purtroppo, in queste ore sui monti dell'Abruzzo interno.

Qui ci sono due visioni: chi ritiene che la memoria "umana" - legata principalmente alle rilevazioni – sia sufficiente per garantire la sicurezza o meno di una zona, e dunque l'eventualità nell'autorizzare le costruzioni come quella di Rigopiano. E chi invece considera la geomorfologia della zona a prescindere dal verificarsi o meno di eventi negli ultimi decenni. 

Al di là del condono della struttura – che ha subito e vinto un processo per abusivismo e corruzione – e delle polemiche sul ritardo dei soccorsi, ci sarebbe potuto essere un modo per evitare o arginare la sciagura in tempo di pace? Forse sì, anche a prescindere dalla eccezionalità dell'evento, come ha spiegato il presidente del Consiglio nazionale dei geologi Francesco Peduto a Repubblica, parlando di strutture paravalanghe che si sarebbero potute installare ma che non sono mai state introdotte.

In Abruzzo non c'è una Carta delle Valanghe, ma recentemente è stato fatto un bando per la redazione di un Piano regionale delle valanghe, che dovrebbe trasformarsi in carta per poi essere adottata per legge dai piani regolatori dei singoli comuni. Ma secondo l'ingegnere aquilano Dino Pignatelli, intervistato da Abruzzoweb, il piano regionale delle valanghe non sarebbe "serio" perché frutto di un bando "assegnato al massimo ribasso senza tener conto delle esperienze e dell'importanza di utilizzare metodologie di calcolo innovative".

Eppure proprio dal capoluogo abruzzese arriva l'azienda che negli ultimi anni ha prodotto per il Corpo Forestale dello Stato la applicazione per smartphone Meteomont, lanciata nel 2015. Sulla app, già dal primo pomeriggio del 17 gennaio [qui il bollettino] veniva segnalata l'allerta 4 (su 5) sui Monti della Laga, Gran Sasso e Terminillo, su tutti i rispettivi versanti.

Ultima modifica il Sabato, 21 Gennaio 2017 12:17

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