Rilancio del centro storico dell’Aquila e delle frazioni, sul tavolo della conferenza stampa indetta stamane dal fotografo Roberto Grillo, candidato consigliere nella lista ‘Il Passo Possibile’, espressione di Americo Di Benedetto, seduto accanto a lui.
Grillo, fino al 5 aprile consigliere del Consorzio commercianti del centro storico, ha scattato una fotografia della situazione pre-sisma, “una stratificazione lunga quarant’anni, costruita nel tempo tra attività produttive, popolazioni e uffici”; il terremoto “ha azzerato tutto”, ha sottolineato il candidato consigliere, rendendo i centri storici “un contenitore vuoto da riempire: non si può immaginare che la situazione torni alla normalità in modo naturale, i tempi sarebbero troppo lunghi”.
Il fotografo aquilano è tornato con la mente al 2012, al discusso Decreto Barca che ha previsto “l’annullamento dei contratti in essere all’aprile 2009 rendendo l’assetto delle attività produttive, di fatto, un foglio bianco da riscrivere. Ciò ha permesso che si ridefinisse un mercato degli affitti privo di qualunque riferimento, creando una sostanziale omogeneità nel panorama dell’offerta commerciale”. E’ stato un errore, la convinzione di Grillo: “l’amministrazione comunale e le associazioni di categoria d’allora avrebbero dovuto vigilare, inserendo un altro comma al decreto che obbligasse i proprietari dei locali commerciali all’equo canone di cui sti sta parlando in questi giorni, a seguito della pubblicazione del bando Fare Centro”; un bando che concretizza “il primo strumento di rilancio economico del centro storico – ha chiarito Grillo - ma che avrà riflessi limitati sulla modifica dell’assetto delle realtà commerciali: su un totale di 12 milioni previsti per il finanziamento, infatti, 5.1 sono dedicati alle attività di nuova apertura, ed i restanti, invece, saranno destinati alle attività che rientrano in centro storico e che vi erano collocate prima del 2009 e alle attività con sede legale in centro storico dal 6 aprile 2009”. Non solo. L’accordo per i canoni calmierati attiene all’etica dei proprietari di immobili dei centri storici, “non c’è alcun obbligo di legge che vincoli al rispetto dei prezzi al metro quadro suggeriti”.
Di qui a 3 anni, insomma, conclusa la ricostruzione dell’asse centrale, il rischio è che ci si ritrovi con un “centro commerciale naturale” attraversato per lo più nel fine settimana, se non verrà incentivato il ritorno degli uffici pubblici e privati e considerato che ci vorrà tempo perché tornino i residenti; tra l’altro, potrebbero riaprire attività “affini tra loro”, magari “bar e pub che, tuttavia, hanno orari d’esercizio particolari che creerebbero ‘buchi’ di presenza nel corso della giornata”.
Dunque? “L’amministrazione ha strumenti per poter intervenire con una progettazione vera, una pianificazione delle attività commerciali dei centri storici; dobbiamo invertire la tendenza – ha sottolineato Grillo – e non possiamo pensare di farlo soltanto sulla spinta emotiva; penso alla decisione di riaprire qui il mio studio fotografico: credevo di riportare in centro i clienti affezionati, anche per la mia competenza: invece, i clienti non tornano, e d’altra parte l’etica e l’affetto si esplicitano nelle parole più che nelle azioni”. Insomma, “è necessario individuare un percorso e definire la strategia e gli strumenti operativi per raggiungere uno scenario di attività commerciali differenziate sul territorio”, ha aggiunto il fotografo.
Come? “I diversi assessorati interessati dovranno lavorare insieme istruendo un tavolo permanente per la definizione di un progetto complessivo: il settore pianificazione, le attività produttive, l’ambiente e il patrimonio, la ricostruzione pubblica e privata, la polizia municipale, la cultura: in questo senso, la legge regionale 11 del 2008 prevede azioni specifiche che possono essere poste in essere per attivarne il rilancio, e si dovrebbe ricostituire il consorzio commercianti coinvolgendo direttamente l’amministrazione, come socio fondatore”. Così, andrà coordinata in modo più compiuto la gestione delle risorse per lo sviluppo economico derivanti dal 4%, “con un piano che preveda l’attenzione ad arte, cultura e turismo: in questi anni, ci siamo concentrati su grandi eventi di straordinario risalto, ma vanno agganciati ad altri appuntamenti che costituiscano la programmazione annuale di un cartellone d’eventi”.
Gli strumenti ci sono, ha ribadito Grillo; “attiviamo il buon senso, un valore assoluto che abbiamo dentro, oltre il credo politico. E’ finito il tempo della non cooperazione, non ce lo possiamo più permettere”.
Sul punto, si è trovato d’accordo Americo Di Benedetto, candidato sindaco della coalizione civico progressista. “E’ importante che chi conosce i problemi si metta a disposizione, è il senso – d’altra parte - della lista civica ‘Il Passo Possibile’: l’unico lavoro di propaganda elettorale che stiamo facendo è portare a L’Aquila chi possa darci risposte amministrative: non abbiamo bisogno di visibilità politica”, ha sottolineato Di Benedetto, ‘segnando la distanza’ col centrodestra che, in questi giorni, ha accolto in città i principali esponenti nazionali dei partiti di coalizione; “nutriamo la passione per la città più che per la politica, e non abbiamo alcun interesse ad ‘utilizzare’ le elezioni amministrative come palcoscenico per altri appuntamenti elettorali”, la stoccata.
Bisogna ripartire dalle cose “che non sono state fatte bene, e che sarà più facile approntare in tempi di pace: negli anni, il lavoro dell’amministrazione e delle associazioni di categoria è stato importante ma, evidentemente, non sufficiente”, ha riconosciuto Di Benedetto; in altre parole, “andrà riempita di contenuti la dotazione finanziaria che è stata garantita alla città dall’attuale classe dirigente, anche e soprattutto per un rilancio organico del centro storico”.
Di Benedetto pensa ad un “contesto diffuso di fruibilità di diverse attività commerciali e d’artigianato, dentro l’evidente storia dei quarti, viva in quanto organica, dal punto di vista dei servizi, dell’urbanistico e del decoro: dovremo pensare anche a come abbellirlo, il centro storico, a lavorare sull’arredo urbano, come si fece nel 1200, allorché la città venne sezionata con progetti urbanistici differenti su quarti differenti: era un modo per esprimere culture differenti che trovarono compendio in una città straordinariamente bella”.