Il 19 ottobre in tante capitali d'Europa (e non solo) migliaia di persone sono scese in piazza contro le politiche di austerità. Anche in Italia, in 100mila hanno percorso le strade di Roma, partendo da San Giovanni e arrivando a Porta Pia, dove hanno iniziato ad accamparsi con le tende sotto le stelle.
Il corteo era aperto da uno striscione che recitava: "Una sola grande opera, casa e reddito per tutti". Dietro, movimenti per il diritto alla casa e contro gli sfratti, migranti, precari, disoccupati, NoTav e gli altri movimenti di lotta sui territori.
"E' una piazza piena di giovani, erano anni che non si vedeva una cosa del genere. C'è una nuova generazione che sta prendendo coscienza, questo è il dato importante" osserva Giulietto Chiesa, anche lui nelle fila del corteo. "Il potere ha cambiato le regole e non ci ha detto niente. Ora questa gente chiede nuove regole come reddito per tutti, perché i soldi ci sono ma sono solo per le banche. E chiede un nuovo sistema democratico per questo paese che non ha più democrazia".
Nonostante gli allarmismi rimbalzati sui principali media nazionali negli ultimi giorni, la partecipazione c'è stata eccome.
Nessun partito era presente: "Organizziamo la nostra rabbia" affermava uno dei tanti striscioni srotolati dai precari e disoccupati autoconvocatosi in piazza. I tanto temuti incidenti non ci sono stati. Il corteo ha attraversato tutti i luoghi sensibili che si era proposto: Ministero dell'Economia, la Banca d'Italia, la Cassa Depositi e Prestiti, il Ministero delle Infrastrutture e dei Lavori Pubblici.
C'è stata qualche forte esplosione di petardi di fronte il Ministero dell'Economia e poi davanti quello delle Infrastrutture, dove la Polizia ha lanciato dei lacrimogeni. Nella tarda serata si è diffusa la notizia di una bomba carta contenente un proiettile ritrovata davanti la sede delle Ferrovie dello Stato. Durante il pomeriggio tensione c'era stata pure quando il corteo è passato davanti la sede del partito neofascista CasaPound. Ma le intenzioni degli organizzatori erano chiare: non rovinare tutto con episodi estemporanei. Sostanzialmente sono state rispettate.
Era tempo che una piazza così variegata non si autoconvocava con questi numeri per le strade del Paese. Chiara emerge la priorità di avere il tempo di creare un percorso con nuove parole chiave che facciano presa. Alcune di queste ci sono già: diritti, rifiuto delle politiche di austerità, redistribuzione del reddito. "O la ricchezza è per tutti o lavorare non ha senso", c'era scritto su un adesivo rimasto attaccato qua là sulle strade percorse.
Tra i movimenti scesi in strada anche gli aquilani del comitato 3e32: "Da Monti a Letta - hanno scritto gli attivisti aquilani nel comunicato di adesione al corteo - siamo sotto scacco di governi commissariali sempre più ampi e che attuano i diktat della Bce e delle politiche di austerity targate Ue. Chi osa ribellarsi viene fatto passare per disfattista o complottista e viene messo a tacere con le buone o con le cattive".
"Tutte scene che a L'Aquila abbiamo vissuto nell'immediato post-sisma - continua il 3e32 - quando un intero territorio è stato occupato militarmente dal governo Berlusconi tramite la Protezione civile di Bertolaso e soci in affari (peraltro oggi tutti sotto inchiesta). Le popolazioni locali sono state esautorate da ogni decisione sul futuro, dai progetti di ricostruzione, dal diritto di parola e critica. Tutte le decisioni più importanti, dagli insediamenti provvisori ai modelli di sviluppo da adottare, sono state prese da commissari speciali, ovviamente estranei al cratere sismico e dunque poco sensibili alle richieste della popolazione terremotata. La gestione dell'emergenza era cosa loro, i profitti pure. Il danno fatto, però, resta a noi.
Chi ha osato parlare e alzare la testa ha subìto circa 70 denunce ed è stato fatto passare come nemico pubblico da mettere alla gogna. Paradossalmente gli sciacalli venuti a L'Aquila sul carro della shock economy si autoproclamavano salvatori e benefattori mentre noi eravamo i disfattisti che volevano male al territorio.
Oggi ci ritroviamo senza più una città ma con tanti insediamenti che si sviluppano per decine di km da est a ovest, senza più un'anima. Migliaia di appartamenti fatti costruire ex novo a costruttori senza scrupolo, molti dei quali sono vuoti per mancanza di abitanti. Centinaia di ettari distrutti dal cemento e dall'ingordigia. Migliaia di persone costrette a vivere lontane dalla propria città o paese.
E' per questo - conclude il comitato - che ci sentiamo particolarmente vicini alle rivendicazioni della manifestazione-assedio del 19 ottobre. Vogliamo riprenderci le città, i centri storici svenduti, le abitazioni sfitte e continueremo a lottare contro tutte le zone rosse d'Italia".