Dopo alcuni giorni di "avvisaglia", nella scorsa notte sono stati trasportati nella Masseria del Capitano gli ultimi 43 ulivi, invasati nelle settimane precedenti, e rimossi per fare spazio all'allargamento del cantiere per la costruzione della Tap (Trans Adriatic Pipeline), il mega gasdotto contestato nella Puglia salentina ormai da mesi.
A Melendugno (Lecce) quella appena trascorsa è stata l'ennesima notte di tensione tra le forze dell'ordine, arrivate in gran numero in zona, e la popolazione che si oppone alla costruzione della mega opera.
Così, "uno schieramento incredibile di polizia, carabinieri e vigili del fuoco, mai visto finora", come hanno affermato alcuni attivisti No Tap a old.news-town.it, hanno sbarrato in assetto antisommossa le strade principali e secondarie di accesso all'area intorno ai nuclei abitati di Calimera (Lecce), Melendugno e della sua frazione San Foca, in un raggio di 15 km.
26 i camion impiegati per il trasporto degli alberi, con uno spostamento che si è concluso stamane, dopo alcune cariche notturne volte a sgomberare le vie dagli abitanti, scesi in strada per protestare.
"In piena stagione turistica - ha affermato il sindaco di Melendugno Marco Potì, ripreso dall'agenzia Adnkronos, e contrario all'opera insieme agli altri enti locali - Tap decide di violare quanto riportato nell'autorizzazione unica in suo possesso. Le attività sono sospese da giugno a settembre. Sono sconcertato dallo spiegamento di forze dell'ordine italiane per spostare 43 alberi, già sacrificati tanto tempo fa, senza motivo, senza autorizzazioni successive, senza nessun buon senso. I cittadini manifestano il loro totale dissenso. Melendugno e San Foca isolate completamente dal resto d'Italia. Fermatevi".
"Stanno violando tutte le regole, coperti dallo Stato", ha affermato amareggiato un attivista No Tap all'alba, dopo una notte di tensioni.
Tap, acronimo di Trans-Adriatic Pipeline (Gasdotto transadriatico), è un progetto transnazionale volto alla costruzione di un tracciato del gas che dal Mar Caspio arrivi in Europa, attraverso la Grecia, l'Albania e la Puglia. La società (internazionale) è di proprietà al 20% dell'italiana Snam. L'infrastruttura, inserita all'interno del più ampio disegno di entrata del gas in Europa attraverso il cosiddetto "corridoio sud", è contestato da tempo nel Salento pugliese.