"Il caldo e la siccità di questa estate hanno fatto sparire il ghiacciaio del Calderone, sul Gran Sasso in Abruzzo, il più a sud d’Europa".
Lo avevano scritto, nei giorni scorsi, i gestori del Rifugio Franchetti (2433 metri) sul loro profilo Facebook: “Il Ghiacciaio del Calderone non c’è più e la sorgente del rifugio da ieri è a secco, cosa mai successa in questi ultimi 30 anni”.
La notizia era stata ripresa anche da agenzie e quotidiani nazionali.
Ad oggi pare che la situazione acqua del rifugio sia migliorata, tanto che gli stessi gestori hanno scritto una seconda nota meno allarmistica: “Qui al rifugio un poco d’acqua riusciamo ancora ad averla e la situazione è pressocchè nella norma" scrive il Franchetti "infatti per fortuna dalla sorgente continua sgorgare un esile rivolo d’acqua ed economizzando i consumi riusciamo ad averne abbastanza sia per la cucina che per i gabinetti. Vedremo cosa ci riserva il prossimo futuro, certo che un'estate così calda e secca quassù non si ricorda da anni e anni”.
Anche le foto degli alpinisti locali postate su Facebook mostrano, apparentemente, la conca del Calderone a secco, con solo tre minuscole chiazze di ghiaccio.
Ma è davvero scomparso il ghiacciaio del Calderone?
In realtà no. Ad essersi sciolto è solamente il nevaio che lo copre. Sotto la ghiaia rimane uno strato di ghiaccio “fossile”, che però negli ultimi vent'anni si è ridotto di un metro.
A spiegarlo è Marco Scozzafava, presidente dell’associazione meteorologica “L’Aquila Caput Frigoris”. “A consumarsi è stato soltanto lo strato superficiale di neve, che di solito resiste per tutta l’estate – spiega Scozzafava -. Sotto il ghiaione rimane uno strato di ghiaccio vivo spesso in media 15 metri, fino a un massimo di 25 nell’inghiottitoio centrale”. Per il meteorologo, “il nevaio superficiale si consuma completamente d’estate in media una volta ogni cinque anni. Lo ha fatto nel 2001, nel 2007 e nel 2012”. Dal 1992 al 2015 tuttavia, aggiunge Scozzafava, lo strato di ghiaccio sotto i detriti “si è ridotto di quasi 1 metro, da 26 a 25 metri”.
Quest’anno sul Gran Sasso è nevicato relativamente poco, salvo l’evento eccezionale del 18 gennaio (quello che ha provocato la tragedia di Rigopiano). La primavera poi è stata secca, e l’estate particolarmente calda ha dato il colpo di grazia al Calderone.
“La sparizione del nevaio ogni cinque anni non è un evento eccezionale – conclude Scozzafava -, ma la situazione va tenuta sotto controllo. Sarebbe allarmante se la cosa si ripetesse tutti gli anni”.
(Fonte: Ansa/www.montagna.tv)