Un vero e proprio atto d'accusa.
La presidente internazionale di Medici senza frontiere, Joanne Liu, appena tornata dalla Libia, ha indirizzato una lettera aperta agli Stati membri e alle istituzioni dell’Unione Europea per denunciare la feroce determinazione dell'Europa, e così del governo italiano, nel bloccare le persone in Libia a qualunque costo, chiudendo gli occhi su stupri e torture.
"Non possiamo dire che non sapevamo quello che stava accadendo", le parole di Joanne Liu. Un monito per tutti noi.
Francesca Mannocchi, collaboratrice de L'Espresso, è entrata in uno dei campi libici qualche giorno fa: "Tra le 100 e le 200 persone per stanza, nessuna possibilità di essere visti da un medico, 'i libici ci trattano come animali, nessuno ci dice che cosa sarà di noi, fino a quando staremo chiusi qui e perché'", racconta. In un altro centro, riservato alle donne, una era appena morta di parto; i bambini erano denutriti, i neonati tenuti nella plastica. Ovviamente, anche qui, non si è mai visto nessun dottore. Questo nei centri di detenzione "ufficiali", quindi in qualche modo accessibili: ce ne sono altri gestiti direttamente dalle milizie armate dove non si può avvicinare neppure la polizia.
Sono i governi europei, è anche il nostro Governo, che finanzia i clan libici per tenere i migranti chiusi in veri e propri lager. Accade lo stesso in Niger, terra di passaggio per chi arriva dall'Africa occidentale.
"Non possiamo dire che non sapevamo quello che stava accadendo"; è vero, NewsTown è un piccolo giornale che si occupa di questioni locali ma nessuno può far finta di non sapere, può tenere gli occhi chiusi: dunque, abbiamo deciso di pubblicare il testo della lettera di Joanne Liu, per denunciare ciò che sta accadendo sull'altra sponda del Mediterraneo, per gridare la nostra indignazione.
Qui, il testo della lettera
"Il dramma che migranti e rifugiati stanno vivendo in Libia dovrebbe scioccare la coscienza collettiva dei cittadini e dei leader dell'Europa.
Accecati dall'obiettivo di tenere le persone fuori dall'Europa, le politiche e i finanziamenti europei stanno contribuendo a fermare i barconi in partenza dalla Libia, ma in questo modo non fanno che alimentare un sistema criminale di abusi.
La detenzione di migranti e rifugiati in Libia è vergognosa. Dobbiamo avere il coraggio di chiamarla per quello che realmente è: un'attività fiorente che lucra su rapimenti, torture ed estorsioni. Le persone sono trattate come merci da sfruttare. Ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l'altra. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate. La loro disperazione è sconvolgente.
Chi è davvero complice dei trafficanti: chi cerca di salvare vite umane oppure chi consente che le persone vengano trattate come merci da cui trarre profitto?
La Libia è solo l'esempio più recente ed estremo di politiche migratorie europee che da diversi anni hanno come principale obiettivo quello di allontanare le persone dalla nostra vista. Tutto questo toglie qualunque alternativa alle persone che cercano modi sicuri e legali di raggiungere l'Europa e le spinge sempre più in quelle reti di trafficanti che i leader europei dichiarano insistentemente di voler smantellare. Le persone intrappolate in queste ben note condizioni da incubo hanno disperato bisogno di una via di uscita. Devono poter accedere a protezione, asilo e quando possibile a migliori procedure di rimpatrio volontario. Hanno bisogno di un'uscita di emergenza verso la sicurezza, attraverso canali sicuri e legali.
Non possiamo dire che non sapevamo quello che stava accadendo. Non possiamo continuare a tollerare questo vergognoso accanimento sulla miseria e la sofferenza delle persone in Libia. Permettere che esseri umani siano destinati a subire stupri, torture e schiavitù è davvero il prezzo che, per fermare i flussi, i governi europei sono disposti a pagare?".