"Non possiamo che prendere atto della cattiva gestione del protocollo sottoscritto nei giorni scorsi e, per quel ci riguarda, l'esperimento è congelato: si riparte da zero".
Parole del vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli che, stamane, ha tenuto una conferenza stampa al culmine delle polemiche per la diffusione di notizie relative al così detto progetto 'Sox' che è in corso di predisposizione nei Laboratori di Fisica nucleare del Gran Sasso [qui, l'approfondimento].
Ieri sera, si è riunito d'urgenza il tavolo che, da circa un anno, si sta occupando della sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso, cui partecipano gli enti pubblici coinvolti oltre a Strada dei Parchi, società privata che gestisce i tratti autostradali abruzzesi, accompagnata dal committente pubblico, il Ministero dei Trasporti. "Era presente anche il direttore dei Laboratori Stefano Ragazzi", ha svelato Lolli. Ebbene, "la situazione è la seguente" ha spiegato il vice presidente: "'Sox' (sigla di 'Short distance neutrino Oscillations with BoreXino', ndr) è uno sviluppo di Borexino, altro esperimento in corso da anni nelle viscere del Gran Sasso. Da tempo, era previsto si sviluppasse una procedura che dovrebbe utilizzare una sorgente radioattiva. Ovviamente si stanno seguendo le procedure previste dalle leggi nazionali e comunitarie; per questo, un camion vuoto è entrato e uscito dai Laboratori nei giorni scorsi: infatti, le norme prevedono che, in caso di trasporto di una sorgente radioattiva, il trasportatore sia certificato e che il materiale venga incapsulato in un contenitore di tungsteno, seguendo procedure di sicurezza assai ridondanti".
L'aveva già spiegato Ragazzi parlando alla stampa: "Si tratta di una simulazione", aveva chiarito il direttore dei Laboratori; "è soltanto la primissima di una serie di verifiche, procedure, autorizzazioni, per cui se esistono condizioni di sicurezza adeguate l'esperimento si farà, altrimenti no".
Sta di fatto che il protocollo sottoscritto nei giorni scorsi in Regione [qui, l'approfondimento] prevede che "qualsiasi attività avvenga nei Laboratori o sulle arterie autostradali venga preventivamente comunicata al tavolo e, per alcune, è necessaria una procedura autorizzativa", ha ribadito Lolli; è per questo che i soggetti coinvolti sono stati convocati d'urgenza: "ci ha sorpreso che di questa simulazione, sia pure assolutamente neutra, non sia stato informato il tavolo. L'accordo prevedeva che ciò avvenisse". Insomma, "c'è stata una cattiva gestione del protocollo e i Laboratori, per questo, si sono scusati", le parole del vice presidente. Che ha aggiunto: "Per quel che ci riguarda, l'esperimento si ferma: non siamo pregiudizialmente contrari, anzi, ma quel tipo d'attività - per la particolare complessità - dev'essere sottoposto al tavolo che deve averne esatta contezza anche per disporre degli strumenti che attengono agli attori che hanno sottoscritto il protocollo: se sarà necessario, procederemo con la Vinca, la Vas e, in generale, con le procedure previste dal protocollo e che si aggiungono alle disposizioni già previste dalle norme nazionali e comunitarie. Chiediamo ulteriori elementi di sicurezza".
Sul punto, ci sarebbe la "piena disponibilità" dei Laboratori.
D'altra parte, "è così che si deve trattare il sistema, fino a quando, almeno, non metteremo in sicurezza, col completo l'isolamento, l'acquifero del Gran Sasso".
Come avevamo già spiegato, l'acqua filtra dalle rocce su un fronte di oltre un km: al momento di realizzare le canne autostradali, è stata drenata in un tubo di cemento che corre sotto il sedime stradale; soltanto in seguito, lato Teramo e lato L'Aquila, si è proceduto con la captazione. Il sistema, però, non è completamente in sicurezza e c'è il rischio di una interazione non corretta. Tra l'altro, la legge prevede che la captazione non possa avvenire a meno di 200metri da attività d'altro tipo. Sotto il Gran Sasso, accade il contrario.
"Abbiamo chiesto a Infn e Strada dei Parchi di produrre uno studio per la messa in sicurezza che è stato affidato al prof. Guercio che già aveva approfondito la vicenda al tempo del commissariamento; verrà presentato nei prossimi giorni", ha assicurato Lolli. Alla Regione, certo, "ma anche al Governo; c'è stato un incontrato i referenti del Distretto per la gestione del ciclo idrico dell'Appennino centrale; in quella sede, abbiamo spiegato che la messa in sicurezza del sistema è un problema nazionale, non certo regionale". Si tratta di un processo complesso, e costoso: "l'acqua va drenata con un tubo inox che andrebbe posto a lato dell'autostrada; saranno necessari sondaggi e prospettazioni, tra le altre cose. Un'operazione che potrebbe avvenire entro il febbraio 2019: per quel tempo, infatti, il gestore autostradale dovrà approntare importantissimi interventi sulle due canne, allargando i collegamenti tra le gallerie per le nuove imposizioni di sicurezza. Ebbene, giacché si dovranno fare i lavori sarebbe logico, per ragioni economiche e di praticità, procedere contemporaneamente con l'isolamento del bacino acquifero".