Avevamo scritto lunedì scorso delle polemiche per il presunto trasporto nei Laboratori di fisica Nucleare del Gran Sasso di materiale radioattivo proveniente dalla Francia [leggi qui]; "si tratta soltanto di una simulazione" aveva spiegato il Direttore dei Laboratori, Stefano Ragazzi, "senza nessun materiale a bordo, finalizzato a fare una prova in caso di effettivo trasporto di materiale radioattivo".
Ebbene, si scopre ora che nel ventre del Gran Sasso è in corso la predisposizione dell'esperimento "Sox" (sigla di "Short distance neutrino Oscillations with BoreXino"), che utilizzerà una potente sorgente radioattiva di Cerio 144 proveniente da combustibile radioattivo di un reattore nucleare russo. La descrizione delle attività è riportata sul sito del programma Cordis dell'Unione Europea e da pubblicazioni dei ricercatori coinvolti, in particolare della scenziata Lea Di Noto.
L'esperimento "Sox" è frutto di una collaborazione internazionale tra enti di ricerca e università che ha coinvolto fino a 140 scenziati. Si tratta di una ricerca sui neutrini sterili che si svolgerà per oltre un anno all'interno dei Laboratori, al di sotto dell'impianto Borexino, altro esperimento già in corso da anni; questa sorgente radioattiva da 100/150 mila curie sarà incapsulata nel più grande contenitore di tungsteno mai prodotto, per 19 centimetri di spessore, capace di schermare le radiazioni gamma. L'attività radioattiva della sorgente è pari a circa un quarto del Cesio 137 radioattivo emesso nell'oceano da Fukushima, come riporta il rapporto tecnico della Iaea sull'incidente.
Il trasporto della sorgente prodotta a partire dal combustibile avverrà dal sito nucleare di Mayak, tristemente nota per essere la città dove nel 1957 avvenne un grave incidente, attraverso la Francia in un contenitore fornito dalla Areva, colosso transalpino del nucleare. È tale la complessità dell'esperimento che, proprio per questo, nei prossimi giorni, avverrà una prova del trasporto dalla Francia ai Laboratori abruzzesi; la 'simulazione' di cui parlava Ragazzi. Costretto ad intervenire, di nuovo, sulla vicenda: "E' soltanto la primissima di una serie di verifiche, procedure, autorizzazioni, per cui se esistono condizioni di sicurezza adeguate, si fa, altrimenti no" ha spiegato al quotidiano 'Il Centro'.
"Siamo fortemente preoccupati perché il Gran Sasso, che è parco nazionale e ad alto rischio sismico, è la fonte di acqua per 700.000 cittadini", la replica di Augusto De Sanctis del Forum H2O. "Il decreto legislativo 152/2006 vieta di stoccare sostanze radioattive nelle vicinanze dei punti di captazione degli acquedotti di Teramo e L'Aquila che sono praticamente a contatto con i Laboratori, classificati già ora come Impianto a Rischio di Incidente Rilevante e oggetto nel passato, anche recente, di fuoriuscite di sostanze non radioattive ma tossiche come il trimetilbenzene", ha aggiunto l'ambientalista.
Il percorso della sorgente radioattiva di Cesio 144 prevede il trasporto via treno dal sito di Mayak al porto di San Pietroburgo e da qui via nave fino a Le Havre in Francia. Qui un trasporto su gomma condurrà il contenitore da venti tonnellate, in cui è inserito a sua volta il cilindro di tungsteno, al Gran Sasso. "La prova del trasporto di cui si ha notizia in questi giorni - ha proseguito De Sanctis - stante ai documenti della prefettura di L'Aquila, comunque pare aver comportato il trasporto di materiale irraggiato, immaginiamo che il contenitore per il trasporto futuro della vera sorgente radioattiva".
L'acqua del Gran Sasso è non solo utilizzata per bere da centinaia di migliaia di persone in quattro province, ma alimenta torrenti e fiumi che sono un patrimonio tutelato dal parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e da siti di interesse comunitario. "Già nel 2002, con lo sversamento di trimetilbenzene proprio da Borexino e più recentemente nell'agosto 2016 con il Diclorometano, si è avuta dimostrazione della possibilità di queste sostanze di raggiungere addirittura l'acquedotto. A nulla sono serviti gli 84 milioni spesi per la messa in sicurezza dal commissario delegato Balducci a metà degli anni 2000", ha concluso De Sanctis.
Stazione Ornitologica Abruzzo: "Regione contrasti lo svolgimento dell'esperimento"
"La sorgente radioattiva russa per il Gran Sasso è stata già acquistata e la prova di questi giorni fa parte dell'iter già pianificato da tempo per arrivare a far partire il progetto. Basta consultare le slide dei ricercatori che presentano il progetto SOX ai loro colleghi per verificare che la sonda è in produzione perché ordinata definitivamente a dicembre 2016, prima della 'prova' di trasporto".
Si legge in una nota della Stazione Ornitologica Abruzzo. "I Laboratori del Gran Sasso evitino di continuare con le pantomime che magari possono trarre in inganno qualche sprovveduto o chi non legge le carte. Già sul trasporto hanno cercato di minimizzare quando il documento, poi pubblicato da Primadanoi, era chiarissimo citando la norma UN2913 che fa riferimento a materiale irraggiato (ad esempio, un contenitore che ha già trasportato sorgenti radioattive). È già sufficientemente incredibile che, come al solito, siano stati giornalisti e gli attivisti della Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso a divulgare le informazioni ai cittadini su questo esperimento. Rimaniamo quindi allibiti quando leggiamo le dichiarazioni del Direttore dei laboratori Ragazzi su Il Centro ("è soltanto la primissima di una serie di verifiche, procedure, autorizzazioni, per cui se esistono condizioni di sicurezza adeguate, si fa, altrimenti no".) che cercano in qualche modo di sostenere che è qualcosa di futuribile. Anche il cilindro di tungsteno è stato già prodotto nel 2015".
Insomma, è tutto pianificato per trasformare l'Abruzzo e il cuore del Gran Sasso in un set del film con il Dottor Stranamore denunciano gli ambientalisti. "Peccato però che qui non siamo di fronte ad una finzione e l'enorme potenziale radioattivo della sorgente è vero. Riteniamo questo esperimento del tutto inaccettabile, altro che prove da condurre. Che cosa vi è da verificare? Che il Gran Sasso è sismico lo sappiamo. Che un forte terremoto crea addirittura dislocazioni di metri che nessun ingegnere può gestire, pure. Che il Gran Sasso sia la riserva dell'acqua degli abruzzesi, idem. Tutto ciò è incompatibile con un esperimento di tali proporzioni".
Sconvolgente è il silenzio della Regione Abruzzo, sottolinea la SOA. "Sapeva dell'esperimento? Per questo non voleva mettere in discussione le sostanze presenti nei Laboratori? Per questo non ha voluto nessun rappresentante di associazioni e cittadini nel gruppo di lavoro per il protocollo sull'acqua, magari per evitare domande scomode, alla faccia della Convenzione di Aarhus? Ovviamente, ora ci aspettiamo che la Regione operi a tutti i livelli per contrastare lo svolgimento di questo esperimento"