Il cementificio di Cagnano Amiterno si appresta all’uso del CSS - combustibile solido secondario - e si alternano preoccupazioni (tra gli abitanti e lavoratori) e rassicurazioni (istituzioni e proprietà).
"La cosa non è nuova e ho già avuto modo di scrivere tempo fa una lunga nota rinvenibile su Facebook (puoi leggerla qui)", ha inteso sottolineare Pietro Di Stefano dell'associazione 'Globuli Rossi', già sindaco di Cagnano e assessore al Comune dell'Aquila. "E non è neppure la prima volta che ciò accade poiché l’allora 'Sacci' (oggi 'Cementir Sacci' per via dell’attuale e nuova proprietà) provò a usare il CDR (combustibile derivato dai rifiuti): tentativo fallito per l’opposizione del sottoscritto che all’epoca era Sindaco di Cagnano nonostante la compiacenza della Provincia a cui erano delegate le materie ambientali da parte della Regione".
Oggi non si tratta del CDR ma del CSS; "una delle tante mirabolanti evoluzioni delle leggi italiane - l'affondo di Di Stefano - giacché la preoccupazione maggiore è come aggirare l’effetto Nimby facendo scomparire la parola 'rifiuti' da nome e dall’acronimo che ne deriva. Ci ha pensato il decreto Clini (n. 22 del 14/03/2013) che considera il CSS un prodotto e non un rifiuto ma da lì viene perché il CSS è ottenuto dalla componente secca dei rifiuti urbani non pericolosi e speciali non pericolosi (plastica, carta, fibre tessili ecc.). Perché questo? Perché come dice l’Istat nel suo rapporto 2014 su 'Popolazione e ambiente: comportamenti, valutazioni ed opinioni' c’è un abisso di consenso e di agibilità politica tra l’idea di avere vicino alla propria casa un termovalorizzatore (dove si bruciano i rifiuti) e quella di un impianto storico come un cementificio o una centrale termoelettrica che oggi potrebbero accogliere il CSS".
Al tempo del CDR - ricorda Di Stefano - "ebbi un fronte contro che tentava di rassicurarmi sulla sua assoluta non pericolosità, oggi gli esperti dicono che il CSS è sicuro e migliore rispetto al CDR: ne deduco che allora avevo ragione da vendere a non fidarmi. E non mi fido neppure oggi perché, da quello che si legge, a parte le rituali rassicurazioni da parte degli stessi attori del 2013 (il tempo della delibera del Giunta Regionale n. 923 del 9.12.2013) più altri naturalmente cambiati, nulla di nuovo emerge. Il CSS è migliore del carbon coke, questo significa che a Cagnano non sarà più utilizzato il carbone? Ci sarà un sistema di monitoraggio costante della qualità dell’aria con i dati che vengono certificati dall’ARTA? (Lo chiedevo sin dagli anni ’90 ma l’allora Sacci si è ben guardata dal metterlo in pratica nonostante le intese sottoscritte e le rassicurazioni verbali.) Ci sarà un investimento in loco da parte della proprietà che rafforzi il lavoro diretto e indotto?".
L’assessore Mazzocca nei primi tempi del suo insediamento aveva dato rassicurazioni che avrebbe revocato la delibera della Regione che dava il via all’incenerimento del CSS a Cagnano. "Quella revoca non è mai arrivata, un motivo in più per non fidarsi affatto. 'Scendo a petto nudo a dire quello che pensa il territorio. Diciamo no alla riattivazione industriale del cementificio. Diciamo no anche ai morsi urbanistici per quanto riguarda quell'area perché Pescara ha già dato' sono le parole del Presidente della Regione Luciano D’Alfonso pronunciate il 6 ottobre scorso a proposito del Cementificio di Pescara. Anche Cagnano ha già dato e non si provi a barattare la salute con i posti di lavoro perché torneremo alle barricate di sessantottina memoria. Siamo aperti alla discussione e le persone si rassicurano con strumenti seri, non si ricattano e neppure ci si approfitta delle strutturali debolezze inferte dal tempo".
La posizione di Legambiente sul cementificio
"Dire che la Legambiente è a favore del css è una parziale verità. La questione è un po' più complessa di come è stata riportata".
Si legge in una nota di Enrico Stagnini, presidente del circolo cittadino. "La Legambiente, quando afferma di essere a favore del css, dice anche che, contemporaneamente, va fermato il consumo di suolo (non si costruisce più ex novo ma si abbatte, si ricicla-riusa e si ricostruisce), vanno usati materiali ecocompatibili e che abbiano tempi di rigenerazione almeno pari, se non inferiori, alla vita del manufatto che viene realizzato (ad esempio legno) o materiali 'infiniti' come ferro, alluminio; vanno utilizzate fonti energetiche rinnovabili per uscire dalla dipendenza dal petrolio e va messa in atto una politica energetica che favorisca l'autoproduzione e l'economia circolare".
Certo è che se tutto rimane tal quale, usare il css non contrasta né l'inquinamento né i cambiamenti climatici. "Siamo per fortuna in un paese democratico e la popolazione ha il sacrosanto diritto di scegliere cosa fare del e nel proprio territorio, anche di non volere più un cementificio, data la crisi del settore in Italia, dove la produzione nel 2017 vede una flessione del 60% negli ultimi 5 anni con una tendenza all'80% per i prossimi", sottolinea Stagnini. "Il problema è anche, a nostro avviso, il ricatto lavoro-salute; sembra che in molti siano disposti a rinunciare alla certezza di un ambiente salubre per le prossime generazioni in cambio dell'incertezza di un salario oggi, che una multinazionale tedesca di certo non garantirà per gli anni futuri. Se si vuole risolvere il problema alla radice, andrebbe chiuso il cementificio, ma non ci sembra che questa sia una soluzione percorribile, a meno che la classe politica del territorio non si impegni seriamente per fornire soluzioni ed alternative ad un modello economico e di sfruttamento delle risorse ambientali pensato a fine '800".
Per risolvere la crisi del cemento in Italia, la proposta fatta dagli industriali del settore è quella di investire in nuove grandi opere (cioè consumare suolo) e di sostituire l'asfalto con il cemento, nelle gallerie e nei trafori autostradali; "a me non sembra una grande idea", ribadisce Stagnini. Che aggiunge: "Se il css viene prodotto, non è certo responsabilità della Legambiente, la quale porta avanti campagne di sensibilizzazione contro l'utilizzo, spesso evitabile, di contenitori di plastica, per un trasporto pubblico che non costringa a possedere 3 automobili, quindi 24 pneumatici, per famiglia. Cominciamo ad usare le borracce per portarci l'acqua da casa, scegliamo prodotti con il minor numero di imballi secondari, chiediamo a gran forza di ritornare all'riuso e non riciclo, delle bottiglie di vetro per l'acqua, il vino, il latte, l'olio, usiamo di più l’autobus e vedrete che il css non verrà più prodotto".