No al Masterplan da 16 milioni di euro approvato dalla vecchia giunta, sì a un progetto meno impattante e costoso, che non preveda sgomberi o allontanamenti coatti della popolazione.
E' quanto chiedono gli assegnatari delle case popolari comunali della frazione aquilana di S. Gregorio, riunitisi già da qualche tempo in un "comitato per la riqualificazione e la ricostruzione" che ora minaccia una raffica di ricorsi - dalla Corte dei Conti alla Corte europea per i diritti umani - contro "le violazioni urbanistiche e procedurali, i tempi dilatori e lo sperpero di denaro" di una proposta avanzata dall'amministrazione Cialente ma condivisa - è l'accusa mossa dallo stesso comitato - anche da quella attuale.
"Dopo le elezioni abbiamo ripreso i contatti con l'amministrazione comunale" afferma l'architetto ed ex dirigente regionale Antonio Perrotti, portavoce del comitato "nella persona dell'assessore Guido Liris, che ci aveva espresso solidarietà e condivisione. Ma in un recente incontro con il sindaco e la dirigente De Paolis, ci siamo trovati di fronte all'ipotesi di essere 'sgomberati' con immediatezza in forza del non accoglimento del ricorso al Consiglio di Stato".
Il ricorso a cui fa riferimento Perrotti è quello depositato un anno fa da una ventina di famiglie contro l'ordinanza di sgombero firmata dal comune a seguito dei controlli di agibilità eseguiti su alcune palazzine del quartiere dopo il terremoto del 30 ottobre 2016.
Le verifiche avevano fatto emergere diverse criticità, a fronte delle quali il comune aveva deciso di evacuare alcuni edifici e di spostare i residenti-assegnatari in alloggi più sicuri all'interno del Progetto Case.
L'ordinanza, però, venne impugnata e lo sgombero non venne mai effettuato. Secondo i residenti, le palazzine non avevano danni strutturali ma solo lesioni superficiali, risalenti al terremoto del 2009 e riparabili con interventi minimi, mai eseguiti dall'amministrazione.
A tal proposito - vale a dire sull'entità dei danni e la sicurezza strutturale degli alloggi - va detto che, in questi anni, i residenti hanno cambiato idea più volte, arrivando a praticare anche una sorta di sciopero fiscale (la sospensione del pagamento dei canoni di affitto) per protestare contro il comune, che aveva deciso di continuare a far vivere intere famiglie in edifici non sicuri.
Di piroetta in piroetta, siamo arrivati alla situazione attuale, che vede i residenti opporsi a qualsiasi ipotesi di sgombero e al progetto di riqualificazione approvato dalla giunta Cialente, un masterplan da 16 milioni di euro che prevede, in sostanza, l'abbattiamento e la ricostruzione dell'intero quartiere con la realizzazione di nuove palazzine, nuove strade, nuovi impianti fognari e nuovi servizi.
"Un programma non condiviso, dispendioso e dilatorio" protesta il comitato "che probabilmente si tradurrà in una vera e propria espulsione degli attuali assegnatari".
L'alternativa presentata è una proposta che si basa su una serie di interventi mirati, "chirurgici", che non prevedono l'abbattimento di tutto il complesso ma solo quello delle due palazzine attualmente inagibili e a rischio crollo.
Quanto al resto, i residenti chiedono il rifacimento in tempi brevi di tutti gli altri alloggi; la realizzazione di un nuovo sistema fognario e di una nuova viabilità; la sistemazione delle aree verdi; la riqualificazione della piazzetta dove si trovano il bar e il forno di San Gregorio, diventato un vero e proprio polo commerciale in barba alla destinazione d'uso prevista dal piano regolatore. Costi previsti: 5 milioni di euro.
Nel frattempo, stop agli sgomberi e agli "atteggiamenti decisori" ostentati, dice il comitato, anche dal sindaco Biondi.
Quest'ultimo, tuttavia, non è intenzionato a scendere a compromessi. "Io penso" dichiara il primo cittadino a NewsTown "che su quel quartiere si possa fare un grande progetto di riqualificazione, visto che quelle case sono caratterizzate da un abusivismo diffuso, fogne che non scaricano bene, superfetazioni. Quanto alla sicurezza delle case, ci sono due sentenze che hanno dato torto a chi ha fatto ricorso contro l'ordinanza di sgombero. Comunque, qualche giorno fa ho incontrato i residenti e ho disposto che si facessero ulteriori sopralluoghi. Se questi nuovi controlli confermeranno che quelle palazzine non sono agibili, le persone dovranno uscire. Ho anche invitato coloro che volessero andarsene già da subito a recarsi agli uffici dell'assistenza alla popolazione per trovare una sistemazione alternativa. Se poi i controlli diranno che ci sono case agibili, chi vorrà potrà rimanere. Agli assegnatari che andranno via, invece, la casa sarà abbattuta e ricostruita. Io sono convinto che quelle case vadano rifatte perché sono dell'idea che si possano fare quartieri popolari con stile, innovativi e tecnologicamente avanzate".
Quanto al Masterplan, sia Biondi che l'assessore alle Opere pubbliche Guido Liris affermano che nulla ancora è stato deciso, che la giunta non ha ancora discusso l'argomento e che comunque non è l'unica soluzione prospettabile essendoci in ballo anche altri progetti.