Sabato, 25 Novembre 2017 04:12

L'Aquila: il bando accoglienza della prefettura e i migranti "in esubero". Ecco cosa sta accadendo

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Pochi giorni fa è uscita la notizia secondo cui la prefettura dell’Aquila sarebbe in procinto di trasferire alcune centinaia di migranti e richiedenti asilo attualmente ospitati in città in quanto “eccedenti” rispetto alla quota massima fissata dal bando di gara per l’affidamento dell’accoglienza dei cittadini stranieri pubblicato a giugno.

A stretto giro da questa notizia ne è circolata un’altra su una manifestazione di protesta che i migranti ospitati nel Cas di via Roma, gestito dal Movimento Celestiniano, erano pronti a mettere in atto come risposta al provvedimento prefettizio. La manifestazione, che si sarebbe dovuta tenere ieri, alla fine non si è più fatta.

Le due notizie sono finite su Facebook e sui social, dando vita alla consueta ridda di speculazioni e commenti, alimentati anche dalla vaghezza e dalla frammentarietà di alcune informazioni.

Vale la pena, allora, provare a fare un po’ di chiarezza per capire cosa sta succedendo e se è vero, come credono alcuni, che sia in atto un piano, frutto di scelte politiche maturate in un clima politico ben preciso, per allontanare dall’Aquila un numero significativo di migranti in quanto soggetti sgraditi a una parte della città.

Il bando della prefettura

A giugno scorso, sul sito della prefettura dell’Aquila compaiono i decreti di ammissione e esclusione alla gara per l’affidamento del servizio di accoglienza dei cittadini stranieri indetta qualche mese prima.

Tra i soggetti esclusi ci sono tre associazioni (Fraterna Tau, Consorzio Celestiniano e Fondazione Celestino V) riconducibili al Movimento Celestiniano, la onlus che attualmente gestisce il Cas di via Roma, finito, qualche settimana fa, sotto i riflettori in seguito alle proteste sollevate, con argomenti in gran parte pretestuosi e accuse poi dimostratesi false, da alcuni residenti del quartiere, che non hanno detto di non gradire la presenza di un centro di assistenza per migranti in prossimità delle proprie abitazioni.

Alla base dell’esclusione, che ha riguardato peraltro molte altre onlus, non ci sono ragioni sostanziali ma questioni formali, errori commessi in fase di presentazione della domanda.

In quel bando, la prefettura avea fissato a 264 il numero massimo di migranti che potevano essere ospitati nel comune dell’Aquila. Il numero è il risultato di alcuni calcoli eseguiti in base a dei criteri sulla ripartizione territoriale di migranti e richiedenti asilo fissati dal ministero degli Interni.

264, però, è un tetto più basso rispetto al numero di migranti effettivamente presenti in questo momento all’Aquila e ospitati da Sprar e Cas, stimati intorno alle 400 presenze.

La manifestazione di interesse

Stando così le cose, la prefettura, a settembre, indice una nuova manifestazione di interesse per reclutare altri enti assistenziali (onlus, cooperative) a cui affidare l’assistenza dei migranti in eccesso rispetto alla quota fissata nel bando.

Il Movimento Celestiniano partecipa di nuovo e questa volta viene ammesso, insieme ad altri enti. A questo punto, però, succede qualcosa. Stando a ciò che riferiscono alcuni rappresentanti del Movimento, a cominciare dal suo coordinatore, Pierino Giorgi, la prefettura, ufficiosamente, avrebbe comunicato che i migranti in soprannumero rispetto alla quota 264 non saranno più redistribuiti nei centri reclutati con la manifestazione di interesse ma dovranno essere trasferiti negli altri centri gestiti dai vincitori del bando sparsi per la provincia dell’Aquila. Fuori, pertanto, dal comune dell'Aquila.

Il problema dei trasferimenti

Se le comunicazioni, per ora solo ufficiose, della prefettura venissero confermate anche a livello ufficiale, con atti formali, si porrebbe il problema del trasferimento dei migranti. In molti già si chiedono come verranno scelti – vale a dire con quali criteri - coloro che dovranno, eventualmente, lasciare la città. Ci sono migranti che hanno già intrapreso da tempo percorsi di integrazione. Spedirli altrove vorrebbe dire interrompere tali percorsi e sradicare queste persone da un contesto sociale nel quale stavano provando, seppur consapevoli della provvisorietà della propria situazione, a gettare basi per rifarsi una vita.

I dubbi sul presunto dietrofront della prefettura

Anche se, è bene ripeterlo, siamo ancora nel campo delle notizie non ancora ufficiali, qualcuno si chiede anche se questo presunto dietrofront della prefettura possa in qualche modo avere a che fare con la campagna anti migranti montata dai residenti del centro storico, politicamente spalleggiati da alcuni partiti e da alcune frange della maggioranza, e più in generale con un certo clima di ostilità verso gli stranieri lievitato in questi mesi (vedi la vicenda del bando del Progetto Case).

A dare adito a dubbi sarebbe il timing del ripensamento: la manifestazione di interesse è di settembre, la campagna “no migranti in centro storico” di ottobre, la decisione della prefettura sugli esuberi di pochi giorni fa.

Il Cas di via Roma: luogo simbolo di integrazione

In questa storia, lo si è capito, sono in ballo diversi fattori: alcuni di tipo politico-culturale - diversi modelli e diverse culture dell’accoglienza, diverse concezioni della città e degli spazi sociali all’interno di essa – altri più materiali, interessi di tipo economico.

Due giorni fa, nel Cas di via Roma, si è tenuta un’assemblea alla quale hanno partecipato associazioni e comitati, tra cui il 3e32, ma anche membri ed esponenti di partiti (Pd, MdP) e movimenti civici (Coalizione sociale).

Un fronte variegato, che ha trovato però una posizione comune nel ribadire la necessità di una politica dell'accoglienza. Il Cas di via Roma, dicono dal Movimento Celestiniano, è diventato, in questi mesi, un esempio virtuoso, il simbolo di un modello di integrazione riuscito e dunque va difeso. I migranti che in esso hanno trovato ospitalità vivono quotidianamente la città, hanno riportato la vita in una zona ancora disastrata e disabitata, si prodigano per rendersi utili, come dimostra la pulizia delle strade circostanti effettuata poche settimane fa.

“Con la precedente amministrazione” affermano a NewsTown fonti interne al Movimento “avevamo iniziato a lavorare alla stipula di convenzioni da attivare per far svolgere ai ragazzi che ospitiamo lavori di pubblica utilità, dalla pulizia delle strade alla manutenzione delle aree verdi. Non siamo riusciti, però, a chiudere l’accordo prima delle elezioni e quel percorso si è interrotto. Con la nuova giunta non abbiamo ancora parlato”.    

La nota di Articolo Uno - MdP

In questi mesi, nella nostra città, i migranti sono oggetto, loro malgrado, di un dibattito politico con toni da squallida campagna elettorale e contenuti falsificati o pieni di mistificazioni. Abbiamo assistito ad una III Commissione Consiliare assolutamente inutile sul piano amministrativo ma funzionale a creare una inesistente "emergenza migranti" in relazione alla sicurezza e all'ordine pubblico.

Il polverone sollevato dalle dichiarazioni faziose e inesatte di alcuni esponenti politici di livello nazionale (come la vergognosa contrapposizione architettata ad arte dalla Presidente Fratelli D'Italia Giorgia Meloni tra terremotati e migranti) e l'intenzione di un presunto blocco del bando sui Progetti C.a.s.e., non suffragato da alcun atto pubblico ma mai smentito chiaramente dalla amministrazione, hanno contribuito ancor di più a orientare il dibattito ormai fuori dai binari della realtà.

Un sistema di accoglienza funzionante, i cui propositi primari siano la tutela dei diritti umani delle persone ospitate e la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale alla loro piena realizzazione, contribuisce alla qualità civile di una città e fa pienamente parte del progetto di ricostruzione sociale dell'Aquila e del suo comprensorio.

Per questo abbiamo chiesto, attraverso il nostro Capogruppo in Consiglio Comunale, Giustino Masciocco, un incontro con il Prefetto dell'Aquila Giuseppe Linardi per chiarire motivazioni, modalità e tempi dell'eventuale spostamento dei rifugiati dal Cas di via Roma ad altre sedi. Un'amministrazione comunale con il senso del ruolo istituzionale che ricopre, non può rendersi responsabile dell'apertura di conflitti, del tutto strumentali, interni alla comunità che rappresenta. E il senso delle istituzioni e la tenuta sociale di una città già fortemente lesa, non si sacrifica per un pugno di voti.

Ultima modifica il Sabato, 25 Novembre 2017 14:56

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