Mercoledì, 03 Gennaio 2018 10:05

Firme 'contro' il Parco della Memoria, Vittorini amaro: "Sono schifato"

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"E' solo la conferma che L'Aquila ha da tempo dimenticato i morti del sei aprile 2009. Dopo nove anni non solo non c'è un luogo della memoria ma non si è trovato il tempo nemmeno per dedicare ai 309 morti una strada cittadina (l'unica è a Onna, nel nuovo villaggio) fra le tante dedicate, in questi anni, a personaggi pur meritevoli".

Parole amare di Giustino Parisse che commenta, così, la notizia pubblicata da NewsTown sulla raccolta firme a sostegno di una petizione che, sostanzialmente, chiede il progetto del Parco della Memoria in piazzale Paoli venga 'cestinato', e il monumento alla memoria realizzato altrove [leggi qui].

"Io dico che sono d'accordo con il comitato (pronto a firmare) e vado più in là chiedendo che nella petizione venga inserita questa mia proposta: basta monumenti, rievocazioni, cerimonie, commozione a comando, pietà pelosa", scrive Parisse. "Facciamo finta che non sia successo nulla. Tanto chi piange i suoi morti, e li piangerà fino all'ultimo dei suoi giorni, non ha bisogno dell'ipocrisia al quadrato in salsa aquilana".

Ancora più dura la reazione di Vincenzo Vittorini. "Dopo il terremoto del 1703, vennero modificati gli storici colori della città (dal bianco e rosso al nero e verde attuali, a ricordo del lutto e in segno di speranza, ndr) a perenne ricordo delle vittime; non solo, da allora il Carnevale cittadino non antecede mai il 2 febbraio, giorno della Candelora, e può essere considerato il più corto al mondo. Venne realizzata la chiesa di Santa Maria del Suffragio: inoltre, agli aquilani venne impedito di lasciare la città. Altro che acquisti equivalenti". Stavolta, invece... "All'alba dei 9 anni dal terremoto, l'unico segno tangibile di ricordo dei morti del terremoto del 6 aprile è la Cappella della memoria, su iniziativa della Curia aquilana che ringraziamo. La comunità civile, invece, non ha ritenuto di dover fare nulla per ricordare. Lo ripeto: il simbolo è tale se viene chiesto da tutta la comunità, non da chi ha patito la sofferenza. Tante cose potevano essere fatte a costo zero per ricordare i nostri figli e quei figli che altri genitori avevano affidato a questa città. C’era bisogno di un segno, subito, un luogo che poi potesse essere anche migliorato. Invece, la richiesta di un parco della memoria è venuta soltanto dai familiari delle vittime".

Vittorini pensa a ciò che è accaduto a New York, a seguito dell'attacco terroristico dell'11 settembre 2001, pensa "alla città di Christchurch, in Nuova Zelanda - distrutta dal terremoto del 2011 - il cui atto di ricostruzione è improntato al ricordo: è così che si protegge la memoria, anche per evitare che in futuro si ripetano tragedie come quella che abbiamo patito il 6 aprile 2009; e d'altra parte, è proprio il ricordo che fa vivere per sempre le nostre vittime". Ed invece, "gli aquilani non hanno mai voluto ricordare i nostri morti, e non possiamo che prenderne atto: sono esterrefatto, schifato di appartenere ad una comunità insensibile, vuota. Non smetterò di dirlo: la richiesta di un luogo della memoria sarebbe dovuta venire dalla comunità, come accaduto per l'intitolazione del piazzale di Fonte Cerreto ad un motociclista eccelso e sfortunato (Marco Simoncelli, ndr). Oramai, il tempo è scaduto".

Vittorini è amareggiato, arrabbiato: "A parte pochi aquilani, che ringrazierò sempre, la città non ci è mai stata vicina: abbiamo combattuto da soli, e da soli abbiamo vissuto le vicende processuali per fare luce su quanto accaduto. D'altra parte, l'amministrazione uscente è stata complice della strage aquilana - l'affondo dell'ex consigliere comunale - tant'è vero che l'allora sindaco, con la sua testimonianza, fece assolvere i componenti la Commissione Grandi Rischi. Vuoi che un'amministrazione che si sente responsabile, come le altre istituzioni, della tragedia eriga un monumento a perenne ricordo? Ecco perché sarebbe servita una forte volontà popolare".

Ora - continua Vittorini - "manca soltanto che venga riconosciuta la cittadinanza onoraria a Guido Bertolaso per completare il processo di rimozione: me l'aspetto, considerato che in maggioranza siedono esponenti politici che non hanno mai mancato di osannare l'ex capo della Protezione civile, in questi anni. Così, con un colpo di spugna si cancellerebbero i morti per mano assassina dell'uomo: resta il fatto che le responsabilità istituzionali sono state acclarate, anche se lo Stato ha salvato se stesso trovando un capro espiatorio (Bernardo De Bernardinis, ndr)".

Insomma, "se gli aquilani preferiscono che piazzale Paoli resti così com'è, un luogo degradato, per avere 100 parcheggi in più, ebbene facessero ciò che vogliono. Tanto, siamo abituati a comportarci così: siamo insensibili, una città perennemente contro, contro il povero, contro l'immigrato, contro il ricordo: siamo gente ottusa, chiusa, che non merita l'aiuto che è arrivato in questi anni da ogni parte d'Italia. All'indomani del terremoto, con una busta di plastica e pochi indumenti, eravamo in condizioni peggiori dei migranti che, oggi, vorremmo respingere: ci tesero una mano, ma l'esperienza non ci ha insegnato niente, non abbiamo capito. Siamo gente buona a chiedere, non a dare".

Dunque, l'ultimo - amarissimo - affondo: "Noi, ce ne siamo fatti una ragione: le nostre vittime le portiamo nel cuore. Non lo vogliamo più un monumento, me ne sbatto di avere un luogo del ricordo: è tardi. Me lo farò da solo, senza dover dire grazie a nessuno".

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