Giovedì, 01 Febbraio 2018 03:29

Accord Phoenix: "Puntiamo a trattare qui i rifiuti elettronici di Roma"

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Un “distretto” regionale per il trattamento dei Raee, una filiera del riciclo in cui saranno lavorati, per ricavarne materie prime da rivendere sul mercato, migliaia di tonnellate di rifiuti elettronici provenienti da Roma.

Non è un progetto da libro dei sogni, ma il piano a lungo termine su cui punta Accord Phoenix, l’azienda che si è insediata all’Aquila nell’ex polo elettronico e che lunedì prossimo terrà una cerimonia ufficiale di inaugurazione del nuovo impianto.

Le trattative per assicurarsi una parte dei rifiuti elettronici della capitale sarebbero già in fase avanzata, come spiega il direttore tecnico dello stabilimento aquilano, Francesco Baldarelli: “Abbiamo già avuto degli incontri con Ama e con la Regione Lazio e a breve si costituirà anche un comitato tecnico che ci assisterà in questo percorso”.

Lo stabilimento, a dir la verità, è attivo già da qualche mese – dopo un avvio a dir poco travagliato – ma ancora non è entrato a pieno regime. La prossima settimana ci sarà il taglio del nastro alla presenza dei vertici dell’azienda e delle autorità cittadine.

“Una cerimonia che serve soprattutto a noi e a coloro che hanno lavorato a questo progetto per sancire un nuovo inizio” afferma il presidente della società Giuseppe Carrella.

Lunedì sono attesi anche i rappresentanti del fondo di investimenti americano Orchard, che ha rilevato le quote di maggioranza della Accord finanziando i lavori per l’allestimento del sito aquilano. Un investimento da 45 milioni di euro, 10 dei quali dati dallo Stato italiano – erano una parte degli ormai famosi fondi del 4% - attraverso Invitalia.     

“La presenza dei membri del fondo è per noi un motivo di orgoglio” afferma Baldarelli “Il fondo ci ha supportato per quasi un anno, permettendoci di pagare i lavoratori anche quando la produzione era ferma. Ma i nostri ringraziamenti vanno anche alle autorità locali: la vigilanza molto rigorosa esercitata su di noi ci ha permesso di fare ulteriori investimenti migliorativi per circa 1,2 milioni di euro. Oggi possiamo dire che di impianti come il nostro in Europa ce ne se sono davvero pochi”.

Nello stabilimento aquilano saranno trattate diverse tipologie di rifiuti elettronici - si va da dispositivi elettronici come computer, stampanti, fotocopiatrici, modem, tastiere, smartphone, tablet, lampade e monitor ai cavi elettrici – dai quali saranno ricavate le cosiddette materie prime seconde, ovvero rame, ferro, alluminio, stagno ma anche plastica. La Accord ha ottenuto un’autorizzazione che le consente di lavorare fino a 60 mila tonnellate di rifiuti l‘anno, una quantità notevole.

Come farà l’azienda a procurarsi tutto questo materiale? Stringendo accordi, ad esempio, con privati (aziende) ma anche con il pubblico, con le società di smaltimento rifiuti dei comuni, come l’Asm, con la quale è in corso da tempo una trattativa (“ma c’è una certa lentezza” ammette Carrella). Siccome, però, servono grandi numeri, diventerà strategico stipulare convenzioni e contratti con aziende di grandi comuni come Roma.

La Accord, infatti, dovrà fronteggiare soprattutto due problemi: la competizione di altri impianti e i costi della logistica.

In Italia, al momento, ha ricordato Baldarelli, esistono circa 200 impianti di trattamento Raee e sono quasi tutti localizzati al nord, dove è più alta anche la quantità di rifiuti prodotti. Portare all’Aquila questo materiale è particolarmente dispendioso, perché si può fare solo tramite trasporto su gomma, che ha dei costi del 10/15% superiori a quelli dei trasporti su rotaia (con l’aumento dei pedaggi autostradali la situazione è ulteriormente peggiorata).

Per pensare di essere economicamente sostenibili. occorre accorciare il più possibile il raggio di approvvigionamento e rivendere poi sul mercato le materie prime estratte per ridurre al minimo le quantità di scarto. E qui entrano in gioco concetti come quello di economia circolare e urban mining. Il primo, a dire il vero, è già compreso nel secondo, che individua nelle grandi città rilevanti scorte di materiali, "miniere" appunto, disponibili per il riutilizzo.  

Per creare queste filiere a chilometro zero (o quasi), tuttavia, serve programmazione e pianificazione a lungo termine. Serve, ha detto Carrella, la politica, il supporto delle istituzioni, che devono creare i presupposti affinché possano nascere reti di imprese che lavorino in sinergia.

Il “sogno” di Accord Phoenix è quello di trattare i rifiuti elettronici insieme agli altri stabilimenti abruzzesi e poi rivendere le materie prime estratte a imprese manifatturiere del territorio.

L’azienda, che si è impegnata a riassorbire tutti gli oltre 140 dipendenti dell’ex polo elettronico, ha detto che rispetterà gli accordi sindacali ma non ha dato un cronoprogramma delle assunzioni. Queste ultime procederanno invece gradualmente, man mano che aumenterà la produzione. “Anche perché il processo di formazione a cui devono essere sottoposti i lavoratori prima di essere assunti è è particolarmente lungo e complesso”.

Ultima modifica il Giovedì, 01 Febbraio 2018 15:42

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