Ieri, il taglio del nastro allo stabilimento Accord Phoenix [qui]; oggi, l'inaugurazione del centro di innovazione e ricerca ZTE [qui].
Torna a vivere l'ex polo elettronico dell'Aquila scommettendo sul futuro, su 5G ed economia circolare. Poco più in là, però, è tristemente vuoto l'edificio che, fino alla fine dell'anno, ospitava la Intecs con i suoi 65 lavoratori che hanno scritto la storia del sito aquilano; ricercatori che hanno progettato e realizzato apparati che hanno permesso di poter vedere in tutto il mondo le Olimpiadi Australiane e Greche, così come la tecnologia che ha consentito di portare la fibra ottica in tutte le abitazioni. Se oggi le reti ottiche 3G funzionano è anche grazie al lavoro svolto dai lavoratori del centro di ricerca aquilano.
Alte professionalità, lavoratori d'eccellenza che, da 28 giorni oramai, sono in presidio innanzi al cancello di Palazzo Silone per tenere accesa la luce sulla loro vertenza. "Premesso che non possiamo che esprimere soddisfazione per la rinascita di un plant di cui siamo stati protagonisti indiscussi per più di trent’anni - sottolineano oggi gli ex lavoratori Intecs - esprimiamo il più profondo rammarico nel constatare che, per contro, non si sia ricordato che a soli 100 metri di distanza, nello stesso Tecnopolo, sia stata fatta la storia delle telecomunicazioni italiane da parte di chi, oggi, è costretto in un camper a presidiare e a lottare per tentare di ritrovare presto una occupazione".
Un paradosso, un monito alle Istituzioni e ai cittadini affinché l'esperienza del laboratorio aquilano non vada perso in una città che, giorno dopo giorno, prova a reinventarsi come centro d'alta ricerca.