Venerdì, 16 Febbraio 2018 21:15

Prevenzione e (ri)costruzione. Quagliariello presenta con Chiodi un disegno di legge organico: "Se eletti, sarà il primo impegno"

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‘Prevenzione e (ri)costruzione, mettere in sicurezza l’Italia’ è il titolo del convegno organizzato a L’Aquila, alla Dimora del Baco, dalla Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello, candidato del centrodestra sul collegio uninominale L’Aquila/Teramo per il Senato. Intorno al tavolo il presidente emerito della Giunta regionale Gianni Chiodi, candidato alla Camera dei Deputati con ‘Noi con l’Italia’, il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, Gianluca Valensise dell’Ingv, il vice rettore del Politecnico di Torino Berardino Chiaia e Gaetano Caputi della scuola nazionale dell’amministrazione, già capo dell’ufficio legislativo del Ministero dell’Economia al tempo del terremoto dell’Aquila.

"Questo è l’evento cui tengo di più, tra i tanti che stiamo organizzando – ha sottolineato Quagliariello, in apertura dei lavori – lo considero, infatti, il punto d’arrivo di un lavoro lungo due anni, d’approfondimento in tema di prevenzione sismica e di ricostruzione, e allo stesso modo un punto di partenza"; il senatore uscente ha illustrato con gli esperti presenti un disegno di legge organico in tema di prevenzione, sicurezza e ricostruzione che, ha sottolineato, "sarà il primo mio impegno della nuova legislatura, se verrò eletto. La sicurezza sismica e la ricostruzione post-terremoto sono e devono essere considerate priorità nazionali – ha aggiunto - e proprio dall’ascolto reciproco tra tecnici e politici è nato il progetto di legge".

Innanzitutto, "abbiamo da dare ancora risposte all’emergenza seguita ai terremoti del 2009 e del 2016/2017 – ha spiegato Quagliariello a news-town – accelerando i tempi con una revisione del codice degli appalti; bisogna prendere atto del fallimento di un approccio meramente burocratico che determina ritardi e lungaggini: altrimenti, il rischio è che avremo centri storici e borghi bellissimi, finemente ricostruiti, in un territorio che, però, andrà inevitabilmente incontro allo spopolamento. Serve un metodo che non si fermi al semplice ‘pietra su pietra’, ma alla rivitalizzazione urbanistica e architettonica sappia accompagnare una visione del territorio".

Non solo. "E’ necessario che si faccia una battaglia comune in Europa affinché gli aiuti dati a seguito dei terremoti non vengano considerati. Si tratta di decisioni infondate che fanno perdere la fiducia nell’Europa".

Dunque, "abbiamo presentato una proposta di legge che punta, innanzitutto, ad aggiornare le carte sismiche che non sono all’altezza del pericolo che l’Italia corre; in secondo luogo, a salvaguardare i centri storici e i singoli edifici attraverso il certificato del fabbricato, un modo per qualificare il bene casa che deve tornare ad essere un bene, appunto, e non può essere un peso. Inoltre, puntiamo ad agevolare l’utilizzo di capitali privati anche per la ricostruzione pubblica: sappiamo quanto è importante, ne conosciamo i ritardi; infine, immaginiamo una politica di educazione civica, come in Giappone: essere educati ai pericoli vuol dire salvare centinaia di vite umane".

Gli esperti hanno lavorato al progetto gratuitamente cogliendo l’invito della Fondazione Magna Carta, ha tenuto a specificare Quagliariello. “Abbiamo analizzato esempi stranieri, cercando di mettere a frutto anche le buone pratiche applicate in Italia negli ultimi anni. E in questo senso, c’è da rivalutare l’esperienza aquilana: quanto accaduto con gli ultimi terremoti, la gestione dell’emergenza seguita alle scosse che si sono susseguite a cavallo del 2016 e del 2017, ha messo in evidenza il miracolo compiuto nel 2009 in Abruzzo. E’ arrivato il momento di riconoscerlo, e di riconsiderare la Protezione Civile di Guido Bertolaso: fuori dalle polemiche, credo sia tempo che l’amministrazione comunale dia un segno di riconoscenza a quanti operarono in una situazione difficilissima".

La legge presentata a L’Aquila “ha come primo obiettivo la messa in sicurezza del territorio”, ha inteso ribadire ai nostri microfoni Gianni Chiodi; “in molti, se ne ricordano soltanto all’indomani dei tragici eventi che ciclicamente colpiscono l’Italia, magari per compiacere l’opinione pubblica. Credo che soltanto chi ha vissuto davvero certi momenti, chi ha tirato fuori persone dalle macerie, abbia la determinazione per portare il progetto a compimento, e qui c’è una forte determinazione. Se sarò eletto in Parlamento, per me sarà l’impegno di una legislatura". D’altra parte, la messa in sicurezza del territorio "è un dovere civile" ha aggiunto Chiodi; "purtroppo, persino i cittadini non l’avvertono come tale: dovessimo chiederlo, non sono convinto che sarebbero disponibili a rinunciare agli 80 euro di Renzi per raggiungere lo scopo".

Chiodi non ha mancato di tornare con la memoria agli anni "intensi e difficilissimi" del post terremoto, al lavoro di commissario straordinario per la ricostruzione; e non ha mancato di togliersi qualche sassolino dalle scarpe: "Come voi tutti, mi porto dentro il trauma di quei giorni. Qui si è fatto un lavoro straordinario, e mi ferisce ogni volta pensare agli ostacoli ingiustificati e ingiustificabili che abbiamo dovuto affrontare; mi ferisce ripensare a Draquila, il film di Sabina Guzzanti, un assoluto conglomerato di falsità. Soltanto a Piazza d’Armi, avevamo più o meno lo stesso numero di sfollati dal terremoto che ha colpito Amatrice: eppure, non mi sembra sia stato girato Dramatrice. Mi rammarico che i governi Renzi e Gentiloni non abbiano voluto, per bieche motivazioni politiche, trarre insegnamento da quanto di buono è stato fatto nel cratere". Dunque, l’affondo: "A L’Aquila ci fu una prematura volontà di chiudere la fase dell’emergenza che avrebbe consentito una maggiore velocità dei processi di ricostruzione; ne parlai con l’allora ministro Fabrizio Barca: anche lui era d’accordo, ma mi spiegò che c’era una pressione politica troppo forte da contrastare. Fu un errore grave, e continuiamo a pagarne le conseguenze. Vi chiedo: sapete a che punto è la ricostruzione del cratere? In molti non sono in grado di rispondere, anche tra gli addetti ai lavori. Fornisco qualche dato: su 8.33 miliardi disponibili all’Usra, ne sono stati erogati 4.9; su 2.5 miliardi disponibili all’Usrc, circa 1. Del programma ‘Scuole d’Abruzzo’, che stanziava 202 milioni di euro, ne sono stati erogati soltanto 68".

Una riflessione condivisa dal sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi. "Abbiamo perso l’occasione di rendere L’Aquila il più grande modello di gestione dell’emergenza e della ricostruzione", le sue parole; "si è deciso di chiudere troppo in fretta la fase dell’emergenza che sarebbe servita non soltanto per avere minori vincoli ma anche, e soprattutto, per sperimentare la possibilità di studiare un modello che fosse utile per tutti i territori colpiti da calamità. Sarebbe stato importante: due terzi del territorio nazionale sono a rischio sismico, tre quarti del patrimonio edilizio non rispetta le normative vigenti. E in poco meno di cinquant’anni, stando ai dati forniti dal Consiglio nazionale degli Ingegneri, abbiamo speso 160 miliardi per le diverse emergenze e ricostruzioni".

Per questo, "abbiamo bisogno di un grande programma di messa sicurezza – ha condiviso Biondi – e L’Aquila ha le caratteristiche per essere il centro nevralgico di questa opera imponente. Una opportunità che non possiamo perdere".

Tornando al progetto di legge, il vice rettore del Politecnico di Torino Bernardino Chiaia, fra i massimi esperti europei d’ingegneria sismica, ha ipotizzato un piano d’interventi ad ampio raggio, articolati su quattro livelli: "La messa in sicurezza del patrimonio immobiliare attraverso una normativa più coerente, incentivi economici e impiego di tecnologie innovative; la massimizzazione della resilienza degli ambienti urbani; il coinvolgimento di capitali privati rispetto alle calamità naturali; un piano di formazione della popolazione". Per Gaetano Caputi, della Scuola nazionale dell’amministrazione, "è ormai imprescindibile approntare un processo stabile di gestione che superi la fase della prima emergenza, mettendo mano a una riforma strutturale stabile delle procedure e dei ruoli di tutti gli attori che consenta di evitare la dispersione a pioggia di risorse prive di una canalizzazione all’interno di un disegno organico e predefinito".

Quanto agli aspetti sismologici, Gianluca Valensise dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) ha svelato "la frustrazione dei sismologi italiani nel vedere che ad ogni nuovo terremoto, che fatalmente colpisce zone la cui pericolosità è nota anche nei dettagli, si ripete la tragedia già vista tante volte. Oggi più che mai – ha concluso – è necessario che la politica si allei con la società civile per affrontare una volta per tutte il problema sismico in Italia, abbandonando miopie, egoismi e convenienze".

Ultima modifica il Venerdì, 16 Febbraio 2018 21:36

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