Oltre 10mila persone in piazza, l’avversione di associazioni, comitati e movimenti, delle Istituzioni locali a ogni livello, dai Comuni fino a Regione Abruzzo che, in questi mesi, con risoluzioni, atti deliberativi e financo ricorsi in sede giudiziaria si è messa di traverso al progetto della Snam che vorrebbe realizzare una centrale a compressione del gas a Case Pente (Sulmona), a servizio del metanodotto Brindisi-Minerbio, un serpentone d’acciaio che taglierebbe la dorsale appenninica per 700 km, attraversando aree di pregio naturalistico e zone ad alto rischio sismico; eppure, la società di San Donato Milanese sembra intenzionata a tirare dritto: con una nota inviata sabato pomeriggio alle redazioni, a manifestazione non ancora conclusa, ha ribadito che “il progetto è in linea con la strategia energetica nazionale, ed è necessario per portare il gas naturale alle famiglie ed alle industrie del paese”.
Non è affatto così, l’ha ribadito il sottosegretario alla presidenza della Giunta regionale Mario Mazzocca.
Tuttavia, il Governo italiano – l’esecutivo Gentiloni e, così, i governi che si sono succeduti in questi anni – giudicano l’opera d’interesse strategico e, d’altra parte, già ad agosto del 2014 l’allora sottosegretario Giovanni Legnini, oggi vice presidente del Csm e domani, chissà, candidato a governatore di Regione Abruzzo, sottolineava come fosse prioritaria la realizzazione, "in tempo ragionevoli", dell’infrastruttura energetica, "che dovrà essere realizzata – spiegava – perché dobbiamo servire il nostro Paese e l’Europa (ecco, l’Europa) attraverso le opere di adduzione e di trasporto del gas proveniente dall’est europeo".
Per questo motivo, il governo Gentiloni – alla fine dell'anno - ha approvato il provvedimento che ha dato il via libera alla costruzione della centrale di compressione, avocando a sé la decisione sebbene Regione Abruzzo avesse negato l’intesa nelle conferenze dei servizi. In effetti, la Costituzione attribuirebbe alle Regioni un parere decisorio sul consenso alla realizzazione di un’opera di questo genere, se non fosse che col decreto Sblocca Italia - voluto dal Governo Renzi e approvato dal Parlamento nel 2014 - è stato concesso alla Presidenza del Consiglio di assumere competenza esclusiva circa la realizzazione di opere d'interesse nazionale che rivestano carattere d’urgenza, anche innanzi ad un parere negativo della Conferenza dei Servizi. Dunque, c’è da attendersi possa accadere lo stesso per la realizzazione del tratto di metanodotto Sulmona – Foligno, e così per l’intera opera; non è un caso che il cantiere Tap in Salento sia stato ‘chiuso’ in zona rossa, con i cantieri avviati e i manifestanti che rischiano l’arresto, dovessero soltanto avvicinarsi.
Sembrerebbe non esserci nulla da fare, insomma. Al contrario, non è affatto così. Anzi.
L’ha ribadito il vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli che, sabato, era in piazza, a Sulmona, in mezzo ai manifestanti. "Secondo le norme vigenti – ha spiegato – che non si possono modificare, andrebbe cambiata prima la Costituzione, l’uso civico non è superabile dall’avocazione". Che significa? Proviamo a spiegarvelo. In territorio aquilano, in particolare, il metanodotto dovrebbe attraversare i così detti ‘assetti fondiari collettivi’ che, stando alla recente legge n. 168 del 20 novembre 2017, vengono qualificati come ordinamento giuridico primario della Repubblica e tutelati, all'articolo 1, alla luce dei principi costituzionali.
A newstown l’ha spiegato tempo fa il professor Fabrizio Marinelli, ordinario di diritto privato all’Università degli studi dell’Aquila, tra i massimi esperti e studiosi italiani di usi civici: "la legge riprende, sotto il profilo legislativo, alcuni principi che la dottrina e la giurisprudenza avevano evidenziato ormai da decenni: in particolare, la conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale costituito dagli ‘assetti fondiari collettivi’, nonché l’inalienabilità, l’indivisibilità e l’inusucapibilità degli stessi", ha chiarito Marinelli al nostro giornale. Stabilisce inoltre – ed è davvero importante - "la natura privata delle Amministrazioni separate dei beni di uso civico".
In questo senso, la disciplina sancisce che il vincolo ambientale "possa essere superato solo attraverso una complessa procedura di sdemanializzazione" che dovrebbe coinvolgere i Comuni e, laddove esistano, le amministrazioni separate – come a Paganica ed Arischia, per esempio, linteressate dal tracciato del metanodotto – le Regioni e, in caso di conflitti, i Commissari per gli usi civici. "Qualora questi enti si oppongano ad effettuare dei mutamenti di destinazione delle operazioni di sclassificazione – ha ribadito Marinelli – mi sembra molto difficile che l’opera possa essere realizzata". D’altra parte, e qui sta il punto, il vincolo di natura ambientale prevale sugli interessi difformi e non può essere superato attraverso provvedimenti amministrativi che non tengano conto delle predette procedure.
In altre parole, se alle parole dovessero seguire i fatti, se i Comuni del territorio cioé, e il Comune dell’Aquila in particolare, dovessero opporsi alla sclassificazione dei territori gravati da uso civico, se così dovessero comportarsi anche le amministrazioni separate e Regione Abruzzo, ebbene potremmo davvero essere innanzi alla strada da percorrere per evitare la realizzazione del gasdotto Snam. E se si riuscisse a fermare la mega opera, è chiaro che verrebbe meno anche l'interesse per il progetto di realizzazione della centrale a compressione di Sulmona. "La Snam ha detto che serve comunque, a prescindere dal gasdotto, ma è una fesseria", ha chiarito a newstown il vice presidente Lolli; "una centrale di quel genere non si giustifica in nessun modo senza il metandotto. Bloccando il metanodotto potremmo bloccare anche la centrale".