Tre anni e mezzo fa, l'allora sindaco dell'Aquila Massimo Cialente ed altri sette funzionari e dipendenti dell'Accademia dell'Immagine venivano condannati dalla Corte dei Conti, in primo grado, per danno erariale [qui, la cronaca].
Le accuse erano d'aver inserito nel bilancio dell'Ente - con l'obiettivo di mascherarne il dissesto finanziario - un contributo straordinario da parte del Comune dell'Aquila mai erogato: i giudici contabili erano convinti fossero stati apposti tra i ricavi circa 152mila euro - a fronte dei lavori di ristrutturazione effettuati per restituire il Cinema Massimo alla città - mai ricevuti dall'Accademia e mai deliberati dal Consiglio comunale. D'altra parte, veniva contestata - più in generale - una gestione amministrativa approssimativa, soprattutto per ciò che concerneva la rendicontazione delle spese rimborsate ai dipendenti.
Per questo, la Corte dei Conti - nell'ottobre 2014 - aveva condannato Cialente, i componenti dell'allora consiglio d'amministrazione Vito Bergamotto e Giovanni Moscardelli, i revisori dei conti Nello Bernardi e Fabrizia Aquilio, e l'ex direttrice amministrativa Francesca Ruzza a pagare un totale di circa 396mila euro per il danno erariale arrecato all'Accademia dell'Immagine. Aveva inoltre condannato al pagamento la stessa Francesca Ruzza (per una somma di circa 8.700 euro) e i dipendenti Carlo Petricca e Magda Stipa (entrambi per una somma di circa 6.400 euro) per la gestione poco oculata di alcuni rimborsi spese.
Secondo il tribunale era "ininfluente" l'archiviazione del procedimento penale (avvenuta nel gennaio dello stesso anno, su decisione della Procura della Repubblica dell'Aquila ndr) in quanto i presupposti delle due forme di responsabilità - penale e contabile - erano completamente diversi.
Ebbene, tre anni e mezzo dopo, in appello, la sentenza di primo grado è stata sostanzialmente ribaltata, con l'assoluzione dell'ex sindaco dell'Aquila, di Vito Bergamotto, Giovanni Moscardelli, Fabrizia Aquilio e Nello Bernardi; condannati invece, ma soltanto in ordine alla gestione approssimativa dei rimborsi spese Francesca Ruzza, che dovrà risarcire 2mila euro, Magda Stipa, 3mila euro e Carlo Petricca, 5mila euro.