Stamane in Commissione territorio, su richiesta del capogruppo della Lega Daniele Ferella, si sarebbe dovuto discutere degli impianti funiviari previsti nel piano d’area e, di rimando, nel piano di sviluppo industriale del Gran Sasso.
Non è andata così.
Constatata l’assenza del sindaco Pierluigi Biondi e dei vertici del Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, il presidente Raffaele Daniele non ha potuto far altro che rinviare la discussione sebbene il consigliere Ferella avesse sottolineato come la ‘questione’ da affrontare fosse meramente tecnica, non politica.
In sostanza, il capogruppo della Lega intendeva denunciare l’atteggiamento dell’Ente Parco che non ha ancora risposto nel merito della concertazione dei tracciati degli impianti così come rappresentata dal Centro turistico del Gran Sasso con nota protocollata datata 7 ottobre 2016, e con ulteriore provvedimento di sollecito del 26 ottobre 2017.
Stando alla missiva, il Ctgs avrebbe inviato “gli elaborati progettuali”, ipotesi di fattibilità “propedeutiche”, appunto, alla realizzazione degli impianti previsti. Dal Parco nazionale, però, non è arrivata alcuna risposta.
Dunque, l’impasse sul piano di rilancio del Gran Sasso.
Di quali interventi si sta parlando? Come noto, il piano d’area prevedeva la traslazione delle Fontari fino a Caselle; si è proceduto, invece, con la mera sostituzione dell’impianto esistente, conclusa a fine marzo. Inoltre, era ipotizzato un secondo arroccamento, con la cabinovia Fossa di Paganica-Monte Scindarella e la sostituzione completa degli impianti di Montecristo. Ebbene, nei giorni scorsi l’associazione ‘SaveGranSasso’ aveva mostrato come il progetto di cabinovia ad 8 posti fosse stato redatto, addirittura nel settembre 2014, dall’ingegner Marco Cordeschi, e certificato dal responsabile del procedimento Carlo Bolino.
In sostanza, il Parco avrebbe dovuto esprimersi su questo progetto ma, a quanto si è potuto apprendere, in realtà l’Ente non avrebbe mai ricevuto gli elaboratori sul secondo arroccamento; al contrario, stamane in Commissione si è detto che gli allegati progettuali sarebbero andati persi, che sarebbero ‘spariti’ in sostanza.
Dove sta la verità, è difficile a dirsi.
Sta di fatto che ci sono altre questioni che andrebbero chiarite: innanzitutto ci sarebbero due progetti diversi, quello firmato da Marco Cordeschi, certificato da Carlo Bolino, e l’altro, opera dell’ingegner Dino Pignatelli che ‘gira’ da tempo ed è stato utilizzato dal sindaco Pierluigi Biondi nella conferenza stampa tenuta tra il primo e il secondo turno elettorale, a spiegare le azioni che avrebbe messo in campo nei primi 100 giorni di governo. Viene da chiedersi: è stato pagato il progetto di Pignatelli? E quello di Cordeschi?
Inoltre, è difficile chiedere al Parco di concertare i tracciati degli impianti previsti fino a quando non verrà istruita debitamente la Carta delle valanghe, e senza un compiuto studio dei venti; comunque, il progetto dovrebbe essere sottoposto a Via, valutazione d’incidenza ambientale.
Insomma, ci sono nodi ancora da sciogliere; dunque, si spera che la Commissione possa discuterne compiutamente, in tempi stretti.