Dopo la mancata approvazione, in Senato, degli emendamenti sulla restituzione delle tasse sospese alle imprese del Cratere aquilano dopo il terremoto, lo scontro politico - tra Pd e FI da una parte e Lega e Cinque Stelle dall'altra - si è fatto al calor bianco.
Ma cosa c'era scritto, esattamente, in quegli emendamenti? E perché sono stati bocciati?
Per vederci più chiarpo lo abbiamo chiesto a Pietro Pulsoni, avvocato aquilano esperto di diritto pubblico degli enti locali e diritto dell’Unione europea.
"La mancata approvazione dell’emendamento" afferma Pulsoni "ha poco di scandaloso. L’emendamento infatti si proponeva una finalità nobile ma sceglieva uno strumento improprio. Tecnicamente si può definire come norma interpretativa. Voleva cioè vincolare il commissario incaricato del recupero delle tasse a una determinata interpretazione delle disposizioni da applicare, che gli consentisse di recuperare dalle imprese solo le somme, frutto dello sgravio del 40% delle tasse sospese all’indomani del terremoto, eccedenti i 500mila euro".
"I problemi sono due" spiega Pulsoni "Il primo è di legittimazione. Sappiamo infatti che è ammessa la cosiddetta legge di interpretazione autentica delle disposizioni di altra legge ma una legge del genere non potrebbe avere effetto vincolante rispetto alle disposizioni contenute in atti legislativi dell’ordinamento UE. Il secondo è invece la correttezza dell’interpretazione che si vuole offrire, se questa sia quantomeno astrattamente plausibile o vada proprio in senso letteralmente opposto alle disposizioni che si vorrebbero interpretare".
"La disciplina del cosiddetto “quadro temporaneo” (temporary frame-work)" precisa Pulsoni "viene introdotta nel dicembre 2008, non sostituendosi a quella generale, prevedendo un periodo di regole eccezionali, legate alla crisi mondiale delle banche verificatasi a partire dal 2007 e dunque alle difficoltà per le imprese di accedere al credito. In particolare è previsto dal temporary frame-work che 'prima di concedere l'aiuto, lo Stato membro deve ottenere dall'impresa interessata una dichiarazione, in forma scritta o elettronica, su qualunque altro aiuto ricevuto'. La regola potrebbe sembrare un inutile aggravio burocratico. Invece è finalizzata all’applicazione di una regola generale degli aiuti in cosiddetto regime de minimis, la quale prevede che Qualora l’importo complessivo dell’aiuto concesso nel quadro di una misura d'aiuto superi il suddetto massimale [200mila o 500mila euro], tale importo d’aiuto non può beneficiare dell’esenzione prevista dal presente regolamento, neppure per una parte che non superi detto massimale. In tal caso, il beneficio del presente regolamento non può essere invocato per questa misura d'aiuto né al momento della concessione dell’aiuto né in un momento successivo. Intelligenti pauca" conclude Pulsoni.