Sabato, 30 Giugno 2018 21:52

Comitato Erp S. Gregorio: "No a mega progetto di riqualificazione del Comune"

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Il progetto di riqualificazione delle case popolari di S. Gregorio approvato nella precedente consiliatura e confermato anche dalla giunta Biondi è troppo costoso, ha tempi di realizzazione troppo lunghi ed è stato approvato, pur andando in deroga al Piano regolatore, senza l’autorizzazione del consiglio comunale e senza i pareri tecnici favorevoli di Provincia e Regione.

A sostenerlo è il comitato Coordinamento Erp di S. Gregorio, guidato dall’architetto ed ex dirigente regionale Antonio Perrotti.

Qualche giorno fa, il Comune aveva dato il via libera ai lavori di demolizione di alcune palazzine del complesso, quelle del corpo centrale a rischio crollo.

Il progetto a cui fa riferimento il comitato è un intervento di riqualificazione urbana che prevede l’abbattimento e la ricostruzione di tutti gli edifici – dunque anche di quelli attualmente agibili - e la sistemazione complessiva del quartiere, mai veramente integratosi con il resto del paese.

Per portare a termine l’intervento il Comune dovrà sgomberare tutte le famiglie residenti, alcune delle quali, però, non vogliono proprio saperne di andarsene.  

“Il programma” afferma il comitato “è in variante al Piano regolatore e non ha avuto i pareri tecnici di Provincia e Regione. Non è stato mai approvato dal Consiglio Comunale e quindi il Comune non ha i presupposti giuridici per giustificare lo sgombero. Gli alloggi interessati dal progetto hanno riportato danni lievi e fino a oggi sono stati abitati. Su tali danni l’amministrazione comunale non è mai intervenuta: sono stati gli affittuari a fare, a proprie spese, i lavori di ripristino e riqualificazione interna. Questo complesso” afferma sempre il comitato “è stato progettato da un gruppo di lavoro di professori dell’Università dell’Aquila e perciò presenta caratteristiche architettoniche e urbanistiche di pregio. Invece il progetto del Comune ne irride la valenza e, senza nessuna forma di condivisione, propone prima una fase progettuale preliminare da espletare tramite concorso e solo dopo gli effettivi lavori di ripristino o demolizione. L’intervento del Comune prevede almeno 5 anni di tempo per un costo complessivo di almeno 13 milioni ma i costi realmente coperti sono solo quelli relativi alla demolizione in corso, per circa 300mila euro, mentre per gli altri c’è solo una prima valutazione del ministero che ammette l’intervento tra i progetti di recupero urbano. Lo stesso progetto, però, non corrisponde alle finalità del bando, in quanto è finalizzato a espellere gli affittuari, non a valorizzarne il ruolo, cosa che lo rende privo delle caratteristiche esecutive richieste dal bando”.

Alla luce di tali considerazioni, il comitato chiede di “di eliminare la dilatoria e costosa fase di progettazione che prevede un concorso internazionale su un complesso architettonicamente  assai qualificato; di ricorrere a tali professori per una consulenza finalizzata a un intervento più rispondente e sicuramente molto più economico per tempi e costi; di sistemare a palestra pluriuso, verde e giochi l’area libera risultante dalla demolizione in corso, in quanto la frazione è già dotata di spazi pubblici sottoutilizzati; di riqualificare il  caotico e precario “polo commerciale” che si è consolidato dopo il terremoto, creandovi una piazza coperta (fotovoltaica) correlata con sovrapasso alla nuova stazione della metro; e di realizzare un parco sull’area tratturale con una “bariera verde” antirumore e smog”.

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