I carabinieri forestali del Comando Provinciale di Pescara stanno notificando a 25 indagati, 24 persone e una società, la richiesta di chiusura indagini per la vicenda dell’hotel Rigopiano, nel quale morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse il resort.
Si tratta dell’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, dell’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, dei direttori e i dirigenti del dipartimento di Protezione civile regionale, ed in particolare Carlo Visca, direttore del dipartimento dal 2009 al 2012 e Vincenzo Antenucci, dirigente del Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013, del tecnico del Comune di Farindola Enrico Colangeli, del gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della società ‘Gran Sasso Resort & spa’ Bruno Di Tommaso, di Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, Leonardo Bianco e Ida De Cesaris, rispettivamente ex capo di gabinetto e dirigente della prefettura, e ancora del direttore regionale dei Lavori pubblici fino al 2014 Pierluigi Caputi, del dirigente della Protezione civile Carlo Giovani, degli ex sindaci di Farindola Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, del tecnico geologo Luciano Sbaraglia, di Marco Paolo Del Rosso, l’imprenditore che chiese l’autorizzazione a costruire l’albergo, Antonio Sorgi, direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo, Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della ‘Gran Sasso Resort & spa’ di intervenire su tettoie e verande dell’hotel, Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni, Emidio Rocco Primavera, direttore del Dipartimento regionale opere pubbliche, Giulio Honorati, comandante della Polizia provinciale di Pescara, Tino Chiappino, tecnico reperibile secondo il piano di reperibilità provinciale, Sabatino Belmaggio, responsabile del rischio valanghe fino al 2016 e, infine, per la società ‘Gran Sasso Resort & spa’.
I nomi stralciati e per i quali sarebbe stata chiesta, invece, l’archiviazione sono quelli di Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco, e Gianni Chiodi, ex presidenti di Regione; Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Mahmoud Srour, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca, assessori che si sono succeduti alla Protezione Civile; Enrico Paolini, ex vice presidente della Regione Abruzzo; Cristina Gerardis, ex direttore generale della Regione; Giovanni Savini (direttore del dipartimento di protezione civile per tre mesi nel 2014); Silvio Liberatore, responsabile della sala operativa della Protezione civile; Antonio Iovino dirigente del servizio di Programmazione di attività della protezione civile; Vittorio Di Biase, direttore Dipartimento opere pubbliche fino al 2015; Vincenzino Lupi, responsabile del 118; Daniela Acquaviva, la funzionaria della prefettura di Pescara salita alla ribalta delle cronache poiché nella telefonata del ristoratore Quintino Marcella (che per primo la sera della tragedia lanciò l’allarme) pronunciò la frase "la madre degli imbecilli è sempre incinta".
Dall’avviso di conclusione delle indagini, atto prodromico alla richiesta di rinvio a giudizio, gli indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o per presentare memorie difensive.
Sette i reati ipotizzati dal procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e dal sostituto procuratore Andrea Papalia: disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d'atti d'ufficio, abuso in atti d'ufficio. A questi si aggiungono altri vari reati ambientali.