Non era mai accaduto: per la prima volta, dal 6 aprile 2009, si è interrotta l’attività amministrativa del cratere; di fatto, la ricostruzione è ferma, al collasso. Per questo, il territorio si prepara alla mobilitazione.
E’ stato deciso al tavolo di partenariato convocato stamane dal presidente vicario di Regione Abruzzo, Giovanni Lolli; erano presenti i parlamentari Stefania Pezzopane (Pd), Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) e Gaetano Quagliariello (Idea), il coordinatore dei sindaci del cratere Francesco Di Paolo, il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, rappresentanti degli ordini degli architetti, Edoardo Compagnone, degli ingegneri, Pierluigi De Amicis e Giustino Iovannitti, del Collegio dei geometri, Giampiero Sansone e Massimo Busilacchio, delle associazioni di categoria, Massimiliano Mari Fiamma (Apindustria e Confapiedil), Paolo Gargano (Confindustria l'Aquila), Adolfo Cicchetti, Pierluigi Frezza ed Emanuele Sannito (Ance L'Aquila), Ezio Rainaldi (Upi L'Aquila) oltre che delle organizzazioni sindacali, Umberto Trasatti e Francesco Marrelli (Cgil L'Aquila), Roberto Bussolotti (Ugl L'Aquila), Paolo Sangermano (Cisl L'Aquila), il presidente dell'Associazione Presidenti Consorzi, Paolo Calvi Moscardi, l'assessore del comune di Montorio al Vomano, Nina Mori, il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta. Assente giustificato il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, impegnato in un incontro sulla smart city a Bruxelles: al suo posto Daniele Placidi, distaccato dall’Usra al gabinetto del primo cittadino.
Ebbene, in giornata verrà inviata una lettera al sottosegretario con delega alla ricostruzione Vito Crimi (M5S), nominato da pochi giorni, con l’invito a partecipare ad un incontro urgente da fissare entro il prossimo 10 dicembre per scongiurare, così, le azioni di protesta che, di fatto, sono già pianificate; l’indomani, ma la data va ancora confermata, i sindaci del cratere convocheranno assemblee aperte con i cittadini per spiegare i motivi della impasse, propedeutiche ad una manifestazione che, non dovessero arrivare risposte dal governo, si terrà a Roma prima di Natale.
D’altra parte, la situazione è di assoluta emergenza. Ed oltre le strumentalizzazioni politiche, la responsabilità è del governo M5S-Lega che ha determinato, di fatto, il blocco della ricostruzione. L’esecutivo ha impiegato 6 mesi per nominare un sottosegretario, interrompendo, così, l’interlocuzione con i territori che non era mai venuta meno; dunque, pur consapevole che al 30 ottobre l’Ufficio speciale per la ricostruzione del cratere sarebbe rimasto privo di titolare per la scadenza dell’interim a Raniero Fabrizi, l’unica figura con potere di firma sui procedimenti, non è intervenuto per tempo. Anzi, con una scelta calata dall’alto e non condivisa col territorio, si è proceduto – a scadenza già maturata del predecessore Giampiero Marchesi - alla nomina dello stesso Fabrizi a titolare della Struttura tecnica di missione, lasciando così sprovvisto di titolare anche l’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila.
Una decisione scellerata che sta creando enormi disagi.
A farla breve: Crimi si è appena insediato, con sei mesi di ritardo, e deve ancora prendere contezza dei problemi del cratere 2009 e degli altri crateri; la nomina di Fabrizi alla Struttura tecnica di missione non è stata ancora registrata alla Corte dei Conti e, di fatto, l’ex titolare dell’Usra non è nel pieno delle funzioni; gli Uffici speciali sono privi di direttore con potere di firma e, stante la legge, non è possibile procedere con nomine ad interim: ciò significa, tra le altre cose, che non si possono avviare nuovi cantieri e che la maggior parte dei Comuni del cratere, non avendo più ‘cassa’, non possono pagare i sal - gli stati d’avanzamento lavori - alle imprese e ai professionisti, col congelamento dei processi e un grave danno per il tessuto economico locale, già martoriato. Per il momento, il problema non ‘tocca’ L’Aquila che ha ‘cassa’ per quattro o cinque mesi ancora: gli altri comuni, però, hanno finito i soldi o li stanno per finire.
Nel pomeriggio, tuttavia, è arrivata una nota firmata dai sottosegretari pentastellati Vito Crimi e Gianluca Vacca, delegato alla ricostruzione dei beni culturali, ad annunciare che domani "sarà firmato il decreto che individuerà il soggetto che potrà firmare i provvedimenti, in attesa che i vertici delle strutture preposte (gli uffici speciali per la ricostruzione, ndr) - siano nominati attraverso il percorso normativo imposto dalla legge. Come tra l'altro già accaduto nel novembre 2014 - hanno voluto ricordare Crimi e Vacca - quando sotto l'allora governo Renzi si dovette procedere ad una soluzione ad interim in attesa della lunga procedura prevista per la nomina dei dirigenti di quegli uffici".
Gli esponenti di governo hanno aggiunto, dunque, che "la ricostruzione dell’Aquila è una priorità per chi è alla guida del Paese e questo è sotto gli occhi di tutti. Se ne facciano una ragione quei politici che hanno il solo fine di polemizzare e fare propaganda, dimenticandosi che fino a pochi mesi fa erano seduti tra i banchi della maggioranza sia in Governo che in Regione Abruzzo. La lentezza nella ricostruzione è una prova incontrovertibile di quanto hanno lavorato poco e male nell’ultimo decennio", l'affondo.
Staremo a vedere che cosa accadrà domani, come verrà risolta l'impasse degli Uffici speciali e se l'intervento del Governo basterà per fermare le proteste annunciate stamane.
Intanto, ci sono altri problemi sul tavolo: il primo, il riconoscimento dei contributi straordinari per L’Aquila e i comuni del cratere a fronte delle maggiori spese e delle minori entrate dovute ai processi di ricostruzione; servono 12 milioni di euro, 10 per il Capoluogo, altrimenti gli Enti locali del cratere rischiano il dissesto. L’ultimo strumento utile è la Legge di Bilancio che ha iniziato il suo iter parlamentare. Di nuovo, da Roma non arrivano notizie rassicuranti: “in ‘finanziaria’, L’Aquila non c’è”, ha ribadito Stefania Pezzopane; “l’articolo 79, quello dedicato alle emergenze, interviene sui territori del centro Italia, dell’Emilia Romagna e sul ponte Morandi a Genova, non sul cratere 2009. Ad ora, non ci sono emendamenti del Governo bensì riformulazioni di emendamenti presentati da alcuni parlamentari che non riguardano, però, L’Aquila. Dunque, il testo è, di fatto, ancora quello originario. Ci sono i miei emendamenti - sui bilanci dei comuni appunto, sulla proroga per l’avvio della riscossione delle tasse richieste indietro dall’Europa e sul de minimis, sul personale - e ce ne sono altri, alcuni presentati dal deputato Luigi D’Eramo. Tuttavia, al momento non ci sono passi in avanti. Stante la decisione del Governo di chiedere il voto di fiducia – dovrebbe essere chiesto domani, per essere esercitato mercoledì – se non otteniamo aperture in Commissione, le proposte emendative verranno tagliate”. Dovesse andare così, si dovranno strappare gli interventi – almeno sui bilanci, una vera e propria priorità – in Senato: Marco Marsilio, candidato governatore in pectore del centrodestra, si è detto sicuro che il Governo non riuscirà a blindare il provvedimento che, dunque, arriverà ‘aperto’ a Palazzo Madama: “Se le proposte non verranno accolte a Montecitorio, interverremo in Senato con energia”, ha assicurato.
Il secondo nodo da sciogliere è la richiesta restituzione delle tasse non versate a seguito del terremoto. La vicenda è nota, l’abbiamo trattata diffusamente: si sta lavorando ad una ulteriore proroga per l’avvio della riscossione, al 31 dicembre 2019, così da consentire di avviare una trattativa con l’Europa, “e speriamo che venga accordata – ha avvertito il presidente Giovanni Lolli – considerato che siamo in procedura d’infrazione, non è affatto scontato”. Di nuovo, va sottolineato che non si sono fatti passi in avanti: “in questi anni, i governi che si sono succeduti non hanno avuto il coraggio, o la volontà politica, di avviare una discussione in Europa: dobbiamo prendere atto che non l’ha fatto neanche il governo in carica”, le parole di Lolli.
Per non parlare di altre vicende, una tra le altre, la questione del personale precario non ancora risolta, con i lavoratori che sono in stato d’agitazione.
Pietrucci: "Situazione di una gravità inaudita"
"Situazione di una gravità inaudita sulla ricostruzione. Sette mesi di stallo, oggettiva inerzia e idiosincrasia del governo. Nessuno vuole strumentalizzare politicamente su quanto accaduto, anche perché non è stata abitudine del tavolo della ricostruzione in questi anni. Ma siamo alla paralisi totale e i danni arrecati ai cittadini, alle imprese (sono decine i sal fermi), ai progettisti, al personale che lavora (rischi sui tempi per me proroghe) per la ricostruzione e a tutte le categorie in generale, sono irreparabili".
A dirlo è il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci che ha aggiunto come la nomina di Raniero Fabrizi alla Struttura tecnica di missione abbia aggravato la situazione. "E' stato un errore di sottovalutazione e inconsapevolezza del complesso processo di ricostruzione. È necessario reagire subito anche attraverso strumenti di lotta e mobilitazione. Senza strumentalizzazioni, sapendo però che errori e i danni prodotti sono imperdonabili".
Marcozzi: "Basta con questa squalificante propaganda su L'Aquila"
"Ci vuole davvero un gran coraggio per la deputata Stefania Pezzopane e il presidente Giovanni Lolli, la prima al governo di questo paese fino a pochi mesi fa, il secondo ancora alla guida di Regione Abruzzo, a parlare della ricostruzione dell'Aquila come città dimenticata. Probabilmente, la vera paura è che siano loro ad essere dimenticati, o meglio ad essere ricordati solo per il grande fallimento politico che hanno dimostrato nella gestione del sisma negli ultimi 10 anni".
L'affondo è di Sara Marcozzi, consigliera regionale e candidata presidente del Movimento 5 Stelle alle regionali del 10 febbraio. "Se L'Aquila oggi è ancora in queste condizioni a chi lo dobbiamo?", si è chiesta Marcozzi; "sino il coraggio che impiegano per propagandare per spiegare agli aquilani come mai dal 2009 oltre 10mila residenti non sono ancora tornati a L'Aquila, e probabilmente mai lo faranno. Spieghino come mai a L'Aquila oggi ci sono circa 40 attività commerciali nel centro storico, contro le centinaia che animavano la città prima del sisma. Abbiano il coraggio di dire che le abitazioni del progetto case stanno cadendo a pezzi. Dopo questo drastico bilancio chiedono ai cittadini di fare il loro gioco di propaganda? Non credo che gli aquilani staranno al loro gioco. Chi ha mal governato fino ad oggi lasci lavorare questo Governo che ha dimostrato più volte, sia con il lavoro del Sottosegretario Vacca sia con la recentissima delega del sottosegretario Crimi, di avere ben a cuore la città dell'Aquila. Facciano spazio a chi ha la volontà di rimediare alle pessime scelte fatte da loro e da chi li ha preceduti. E' finito il tempo della propaganda".