Sono iniziati questa mattina gli interrogatori di garanzia per i quattro indagati dell'inchiesta “Do ut des” (altre quattro persone sono ai domicliari), l'indagine della procura dell'Aquila su un presunto giro di tangenti legate ai puntellamenti che ha portato alle dimissioni del sindaco Massimo Cialente (non indagato).
I pm David Macini e Antonietta Picardi – coordinatori dell'inchiesta – hanno ascoltato le deposizioni dell'ex vice sindaco Roberto Riga, accusato di corruzione, del dirigente del Comune dell'Aquila Mario Di Gregorio - per lui i reati ipotizzati sono falso e appropriazione indebita - e infine gli imprenditori Fabrizio Menestò e Daniele Lago, quest'ultimo amministratore della Steda di Bassano del Grappa, colui che con le sue dichiarazioni ha dato l'avvio alle indagini.
Mario Di Gregorio, in realtà, ha presentato una memoria difensiva redatta di proprio pugno. Secondo gli inquirenti, Di Gregorio, in qualità di funzionario responsabile dell'ufficio ricostruzione del Comune, avrebbe contraffatto una serie di atti contabili affinché anche la Steda Spa, che non aveva fatto alcun intervento, potesse percepire parte dei compensi su lavori eseguiti dalla Silva Costruzioni dell'Aquila - costituitasi in Ati con la stessa Steda - relativi al terzo Sal (stato di avanzamento lavori) per il puntellamento di Palazzo Carli. “Ma né su quella determina né sugli atti ad essa collegati c'è la mia firma” ha detto Di Gregorio ai giornalisti uscendo dagli uffici della procura.
“All'epoca” ha spiegato il dirigente, attualmente sospeso “non avevo né la qualifica di responsabile del procedimento né la funzione di dirigente, di colui il quale cioè doveva sottoscrivere la determina di liquidazione”.
In effetti, come ha scritto sabato scorso il quotidiano Il Messaggero, la determina comunale che autorizzò il pagamento dell'ormai famoso terzo Sal - determina datata 4 ottobre 2011 - non porta la firma di Di Gregorio, ma di un altro dirigente, Vittorio Fabrizi.
Una svista della procura? Un errore del gip? Lui, Di Gregorio, non ha saputo dare una spiegazione ma ha parlato di “inchiesta incomprensibile”, lasciandosi andare, all'uscita dal tribunale, a un lungo sfogo: “Su di me ci sono quattro procedimenti penali in corso, sui quali non sono il solo a nutrire dubbi. L'ultimo, sinceramente, mi fa dubitare molto sulla serenità e la buona fede di tante persone. Spero di sbagliarmi ma si tratta di una cosa veramente eclatante. Sono diversi anni che in città c'è uno sputtanamento della mia persona, uno sputtanamento totale e probabilmente il disegno è questo. Addirittura ho saputo dai giornali che il mio incarico è stato sospeso dal Comune ma nessuno dell'amministrazione mi ha mai detto nulla né mi ha chiamato per ascoltarmi su questa vicenda. Non mi è stata comunicata nessuna sospensione, sto continuando a lavorare regolarmente anche se non sto firmando procedimenti perché aspetto un chiarimento dall'amministrazione, dalla quale a questo punto mi sento scaricato”.
“Ho già sentito” ha concluso poi Di Gregorio “molte sentenze di condanna nei miei confronti da parte di molti miei concittadini, per i quali ho lavorato fin dal 6 aprile 2009 . Molti di loro sono stati a fare la fila davanti al mio ufficio per la risoluzione dei propri problemi, per loro, in questi anni, ho dato tutto. In questa città, dal terremoto in poi, molte responsabilità, specialmente nella prima emergenza, me le sono prese io. Sarà per questo che ora il mio nome è sulla bocca di tante persone, a volte in buona fede, molto spesso no”.
Riga: “Sono tranquillo, io estraneo ai fatti”
"Sono estraneo ai fatti, l'ho ribadito ai magistrati. Chi ha detto che ho preso tangenti se ne assumerà la responsabilità". Lo ha detto l'ex vice sindaco dell'Aquila, Roberto Riga (Api), indagato per corruzione. Stando all'accusa, Riga avrebbe intascato dieci mila euro (di trenta promessi) riposti in una bottiglia di grappa con pezzi da 500 euro. “Nel corso dell'interrogatorio” ha riferito lo stesso Riga “sono stato sereno, tranquillo. E' andata bene. Adesso aspettiamo l'esito dei magistrati. Sono fiducioso nel loro operato, nel loro lavoro. Voglio soltanto dire una cosa: credo di essere l'unico amministratore che si è dimesso in Italia a seguito di una informazione di garanzia".
Legali Menestò: "Non c'entra nulla"
"Il nostro cliente ha chiarito la sua posizione, ha spiegato che la contabilità è regolare, che lui ha visto soltanto fatture regolari e quindi ha spiegato che non c'entra nulla".
Lo hanno detto gli avvocati Davide Zaganelli del foro di Perugia e Gian Luca Totani del foro dell'Aquila, legali di fiducia di Fabrizio Menestò, ingegnere di Perugia - anche lui indagato nell'ambito dell'operazione "Do Ut Des" della Procura della Repubblica dell'Aquila - al termine dell'interrogatorio di garanzia.
Rispondendo alle domande dei giornalisti che chiedevano come l'ingegnere fosse finito nell'inchiesta, i legali hanno concluso: "E'entrato per dichiarazioni di qualcuno che non ha raccontato l'esatta dinamica dei fatti".
In aggiunta a quanto dichiarato dai suoi legali, Menestò ha inviato agli organi di stampa anche questa nota:
“Ribadito che non sono indagato per fatti correttivi, all'esito dell'odierno interrogatorio ho smentito documentalmente chi mi ha falsamente accusato al fine di non retribuire le mie legittime prestazioni professionali. Ho dimostrato di avere tenuto regolarmente la contabilità dei lavori di Palazzo Carli, nonché di non avere manomesso la fattura incriminata con riferimento al conto corrente dedicato, come attestato dalla medesima fattura che allego al presente comunicato. Tanto è vero che il Comune di L'Aquila ha liquidato l'importo dei lavori dopo avere verificato la regolarità della contabilità e di detta fattura. A questo punto non mi resta che procedere con denuncia penale nei confronti di chi mi ha calunniato”.
Gli altri interrogatori
Entro sabato dovranno essere ascoltati gli altri quattro indagati finiti ai domiciliari. Si tratta di Pierluigi Tancredi, 60 anni, attuale funzionario dell'Asl dell'Aquila, all'epoca dei fatti consigliere comunale di Forza Italia; Vladimiro Placidi, ex assessore comunale alla Ricostruzione dei beni culturali durante l'ultimo periodo del primo mandato del sindaco Massimo Cialente, oltre che direttore del disciolto Consorzio beni culturali; Daniela Sibilla, dipendente del Consorzio beni culturali e già collaboratrice di Tancredi durante i suoi mandati di assessore nella Giunta di centrodestra ed infine Pasqualino Macera, all'epoca dei fatti funzionario responsabile Centro-Italia di Mercatone Uno Spa.