Se non ci saranno ulteriori intoppi, entro la fine dell’anno - al massimo i primi mesi del 2021 - Palazzo Margherita verrà restituito alla città e tornerà ad essere la ‘casa’ del Consiglio comunale.
A dettare le tempistiche di fine lavori è stato il responsabile unico del procedimento, l’ingegnere comunale Mario Di Gregorio, audito stamane in Commissione speciale d’inchiesta.
Ricorderete che il progetto preliminare venne approvato dagli uffici comunali nel 2012: dunque, nel 2013 venne indetta la gara per l’appalto integrato, affidata a novembre 2014 ad un’associazione temporanea d’imprese che si è poi costituita in Consorzio; il via libera alla progettazione esecutiva è del 2017, con la consegna del cantiere che è avvenuta il 6 settembre 2017.
Il Consorzio aveva 496 giorni per ultimare i lavori: tuttavia, ha spiegato stamane l’ingegner Di Gregorio, “su alcune porzioni del fabbricato i lavori sono stati immediatamente sospesi: i rinvenimenti archeologici, di fatto, hanno reso impossibile eseguire i consistenti interventi in fondazione previsti da progetto con un sistema di micropali”; in mancanza di dissesti, di cedimenti in fondazione, in effetti, laddove vi siano dei rinvenimenti la Soprintendenza non consente interventi. “Ciò ha comportato la mancata decorrenza dei termini contrattuali che scatta – ha tenuto a chiarire Di Gregorio – alla consegna del cantiere nella sua interezza. Cosa che non è avvenuta. Il termine ultimo, dunque, è divenuto soltanto teorico e non pratico”.
Non solo.
“Durante l’esecuzione dei lavori, sono emerse delle criticità che non era possibile ravvisare in fase di progettazione” ha continuato il responsabile unico del procedimento; “è stato necessario prevedere alcune lavorazioni in più, anche consistenti, e altre siamo stati obbligati ad eliminarle, come quelle previste in fondazione appunto. Per fare alcuni esempi: la tecnica del ‘cuci e scuci’, con la sostituzione di parti di muratura con l’inserimento dei mattoni, era prevista da progetto in una determinata quantità che è poi aumentata del 400%; di contro, si è ridotta notevolmente l’apposizione di fibre. Con una perizia di variante, si sono riallineato le macro voci – fondazioni, murature, copertura oltre la torre civica, su cui torneremo – che è stata depositata al Genio civile in novembre per il necessario supplemento di autorizzazione sismica: siamo ancora in attesa di un pronunciamento”, ha svelato Di Gregorio.
Se il Genio civile ci darà l’autorizzazione entro il mese di maggio, e dunque si potranno avviare le lavorazioni previste in giugno, “è lecito ipotizzare che i lavori possano concludersi entro la fine dell’anno; ci auguriamo che non ci siano ritardi”. D’altra parte, la variante potrà essere definitivamente approvata soltanto dopo il rilascio dell’autorizzazione sismica del Genio civile.
Con la variante, è stato necessario un incremento di 738mila euro sull’importo contrattuale che è passato da 7 milioni e 600 mila euro a 8 milioni e 395 mila, compreso il nuovo tipo d’intervento previsto sulla torre civica rispetto al progetto iniziale. “Con l’Università stiamo continuando a monitorare la torre che, dall’approvazione del progetto ad oggi – ha chiarito Di Gregorio – ha continuato il percorso di rotazione di ulteriori 6 centimetri, ‘allontanandosi’ dal fabbricato”.
Incalzato dai consiglieri comunali sulla possibilità che i lavori di scavo dei sottoservizi abbiano potuto causare dei danni alla torre, Di Gregorio non ha potuto far altro che riconoscere come sia mancato “un coordinamento tra la stazione appaltante Gran Sasso Acqua ed il Comune; non abbiamo un dato esatto sugli effetti dello scavo poiché non vi è stato monitoraggio prima e dopo il passaggio dei sottoservizi. Ciò che è stato attestato dal direttore dei lavori e dall’ingegnere strutturale è che il quadro fessurativo si è modificato, col sistema di puntellamento generale collegato alle pareti esterne tramite tiranti che è risultato attivato. Tuttavia, non siamo in grado di dire l’aggravamento della situazione sia riconducibile con certezza allo scavo per i sottoservizi”.
Di certo, l’intervento sulla torre è stato radicalmente rivisto: “in fase di progettazione, non erano stati rilevati gravi danni alle ammorzature agli angoli della torre; le murature sono spesse 2 metri, la parte esterna mostrava dei danni ma i conci delle ammorzature erano interi: allorquando abbiamo scoperto gli interni, dopo aver demolito pareti e solai, è venuto fuori, però, che all’interno la struttura d’ammorzamento era frantumata”.
Dunque, “si è resa necessaria la sostituzione delle ammorzature frantumate, rimettendo mano al sistema di cucitura delle murate interne ed esterne; la scala in legno – che in un primo momento si era deciso di recuperare – è stata sostituita con una scala in ferro che funzionerà da contrafforte, pernata perimetralmente con una struttura in ferro. Si è deciso di svuotare la base della torre per uno spessore di circa 4 metri, realizzando un dado di cemento armato che tiene un sistema di micropali per ancorare la torre a terra”.
La variante, al momento, non contempla gli impianti: “da progetto esecutivo – ha proseguito Di Gregorio – era previsto che venissero installate delle sonde geotermiche sulla testa di alcuni pali di fondazione, così da realizzare un impianto di pompe di calore che permettesse lo scambio tra la temperatura d’esercizio e la temperatura a suolo; dal momento che l’intervento sulle fondazioni non si potrà realizzare, l’impianto dovrà funzionare in modo diverso e, fermo restando che non vi saranno discostamenti sull’importo dei lavori, si sta lavorando per individuare la migliore tipologia possibile di impianto da adottare”.