Italia Nostra e l’associazione Frazioni Fraintese hanno inoltrato al Comune dell’Aquila una formale richiesta affinché venga scelta una nuova localizzazione per l’antenna telefonica di Pagliare di Sassa.
“Dall’esame della documentazione relativa alla pratica aperta dalla Vodafone (una delle quattro compagnie, insieme a Wind, Time H3G, proprietarie dell’impianto, ndr) all’ufficio Suap (Sportello unico attività produttive, ndr) del Comune dell’Aquila sono emserse notevoli insufficienze e criticità” affermano Paolo Muzi e Giovanni Cialone, del direttivo di Italia Nostra L’Aquila, e Quirino Crosta, dell’associazione Frazioni Fraintese.
I rilievi sono sia formali che sostanziali.
“Stando agli articoli 3 e 4 del Regolamento comunale per la localizzazione e gestione degli impianti di telefonia mobile, adottato dal Comune dell’Aquila nel 2014 con deliberazione di consiglio” denunciano Muzi, Cialone e Crosta “è l’amministrazione che defnisce la programmazione annuale degli impianti, tenuto conto dei desiderata delle aziende, e non viceversa. Ed è sempre il Comune che individua la soluzione migliore verificando il minor impatto visivo e un adeguato inserimento nell’ambiente. L’impianto di Pagliare di Sassa è invece ad alto impatto visivo rispetto alla chiesa altomedievale di S. Pietro Apostolo (il palo dell’antenna è alto 35 metri, ndr) e inoltre si trova in zona di interesse storico, architettonico e paesaggistico, ai sensi del decreto ministeriale 303 nel 2005. Una zona A, secondo il Regolamento comunale sulla localizzazione delle antenne, dove ci sarebbe l’obbligo di diminuire gli impatti di tipo visivo. Tutto ciò non è avvenuto”.
“Chiediamo dunque al Comune di aprire un negoziato con la società telefonica per ottenere soluzioni alternative” dichiarano Italia Nostra e Frazioni Fraintese “e alla Soprintendenza per L’Aquila e i Comuni del Cratere l’annullamento del parere favorevole concesso nel gennaio 2017, con prescrizioni allo stato dei fatti assolutamente inadeguate”.
Come è emerso anche nel corso di una recente commissione consiliare, l’installazione dell’antenna – che è stata sistemata su un terreno di proprietà comunale in sostituzione di un altro impianto provvisorio, alto, però, “solo” 9 metri, realizzato all’indomani del terremoto per portare la rete telefonica mobile al Progetto Case – è passata al vaglio di Asl e Arta, per quanto riguarda le emissioni elettromagnetiche, e della Soprintendenza, per ciò che concerne il rispetto dei vincoli ambientale e paesaggistici, ottenendo tutti pareri favorevoli.
Italia Nostra e comitati, però, sostengono che alcuni di questi pareri erano “vincolati” a delle prescrizioni che le aziende telefoniche avrebbero dovuto rispettare e che invece hanno ignorato o che appaiono del tutto insufficienti a mitigare l'impatto dell'antenna. La Soprintendenza, per esempio, aveva scritto che quest'ultima andava coperta con della vegetazione (ma quali alberi che crescano in fretta si possono piantare che arrivino a 35 metri di latezza?). Nel caso della Asl, invece, è vero che ha dato il via libera all’installazione perché i livelli di elettromagnetismo sono al al di sotto dei limiti fissati dalla legge. Tuttavia, il margine che consente di stare sotto soglia è davvero esiguo e basterebbe poco, sostengono ambientalisti e associazioni, a superarlo.
“Per questo” affermano ancora Italia Nostra e Frazioni Fraintese “chiediamo che sia tenuto in debito conto il principio di precauzione richiamato dal parere della Asl risalente al dicembre 2016, riguarda sia l’esposizione ai campi elettromagnetici che all’inquinamento acustico e che da subito l’amministrazione comunale proceda, come vuole l’articolo 16 del Regolamento degli impianti di telefonia mobile, a un monitoraggio continuo dei limiti di esposizione elettromagnetica e della verifica della sussistenza nel tempo dei parametri tecnici dichiarati dal gestore. Chiediamo inoltre che tali dati siano resi pubblici e fruibili alla cittadinanza”.
La rimozione dell'antenna dal punto in cui è stata sistemata è stata chiesta anche dagli abitanti di Pagliare di Sassa con una petizione popolare che ha raccolto oltre 1500 firme.