Una foto simbolo del terremoto dell'Aquila, scattata il 6 aprile 2009 dal fotografo dell'ANSA Massimo Percossi, fece in poche ore il giro del mondo: ritraeva una mamma con uno sguardo perso lontano, poche ore dopo il sisma, e una bambina che dormiva stremata alle sue spalle, su una barella in un ospedale da campo improvvisato all'esterno dell'ospedale San Salvatore, anch'esso terremotato.
Stefania, la mamma, e Sara Luce, la figlia oggi diciassettenne, raccontano all'ANSA come hanno vissuto questi 10 anni e riavvolgono il film di quei momenti. "Ricordo la confusione, la gente che gridava e non sapeva cosa fare e i medici che facevano il possibile per aiutare tutti", racconta Stefania. "Oggi sono abbastanza tranquilla", dice Sara Luce, che nel 2009 aveva sette anni e di quelle ore ricorda la paura e l'ansia. Quella foto, una di quelle dei servizi ANSA sul terremoto che hanno vinto il Premio Ischia, arrivò in tutto il mondo. Stefania inizialmente provò anche un po' di fastidio per quella popolarità involontaria. "Fu uno choc - ricorda - vedere la mia immagine sul Sun. Innanzitutto avevo un aspetto tutt'altro che piacevole e vedersi indicata nei supermercati non aiutava; poi però, dal momento che la foto inquadrava qualcosa di vivo e non immagini luttuose, quando è stata portata ad esempio come immagine positiva è stato diverso".
E' infatti uno scatto che racconta molteplici aspetti del terremoto semplicemente evocandoli. Come stanno Stefania e Sara Luce? Come hanno vissuto? Fino alla fine delle elementari di Sara Luce la famiglia - mamma, papà e figlia - ha vissuto sulla costa abruzzese, a Pineto, seguendo il destino di migliaia di sfollati. Poi sono tornati in una casa di famiglia a Picenze, a pochi chilometri dall'Aquila, e ora vivono nel capoluogo, dove sono felici di essere tornati e dove sperano di poter continuare a progettare le loro vite. Per madre e figlia il decennale sarà un anniversario di vera rinascita: Sara Luce compirà 18 anni nella sua città e a fine anno tornerà a vivere nella casa del centro da cui scapparono quella notte, una casa oggi ricostruita con criteri antisismici. "L'Aquila - conclude Sara Luce - è sicuramente diversa da prima però torna ad esserci un po' di vita. Qualcosa sta piano piano rinascendo. Può tornare ad essere una città per giovani, come prima del terremoto, una città universitaria. Però dovremmo metterci un po' di buona volontà anche noi" perché "in realtà non manca nulla. A parte dei posti tranquilli dove poterci incontrare".
Fonte Ansa