Transenne a cingere un aggregato cantierizzato sul corso stretto e, da giorni, voci che si rincorrono sulla possibile chiusura del tratto di 'asse centrale' all'altezza del civico 135 col rischio, concreto, di spezzare a metà il centro storico. Parliamo del consorzio 'Filomusi Guelfi', all'angolo di via del Carmine, che rappresenterebbe un pericolo per la pubblica incolumità. Una vicenda che risale a più di due anni fa.
Ma andiamo con ordine.
Alla fine del 2016, i tecnici di due aggregati sul corso stretto, di cui sono enti esponenziali il Consorzio 'Filomusi Guelfi' e il Consorzio 'Cavalieri di Malta', evidenziarono problematiche ed interferenze serie a seguito della realizzazione del tunnel dei sottoservizi. In particolare, sul primo aggregato - sul quale i lavori strutturali sono ancora in corso - venne denunciato un aggravamento delle condizioni generali; sull'altro invece - sul quale le opere di riparazione strutturale prospicienti corso Vittorio Emanuele erano concluse per la parte strutturale - erano comparse lesioni sia alle strutture verticali che alle strutture orizzontali del piano terra, segno evidente - questo sostenevano i tecnici - di uno "scivolamento del piano fondale".
Se ne parlò in Commissione territorio, convocata dall'allora presidente Enrico Perilli alle metà di marzo del 2017. A verbale, alcuni stralci delle relazioni tecniche che, in sostanza, evidenziavano come la realizzazione dei sottoservizi avesse interessato il sito stradale fino al filo delle murature perimetrali dei fabbricati, "con esposizione delle fondazioni e, in alcuni casi, generando vuoti al di sotto del piano di appoggio delle fondazioni stesse; l'intervento - unito all'utilizzo di messi cingolati di grandi dimensioni - avrebbe eliminato la componente fondamentale nella portanza del terreno, fornita dal contributo stabilizzante del terreno laterale". Nei casi peggiori, si sarebbe verificato persino "il distacco di zolle di terreno di grandi dimensioni, provocando lo smottamento del terreno anche sotto il piano d'appoggio delle fondazioni". Tali situazioni, sarebbero state tamponate "chiudendo le buche con materiali approssimati, posti in opera senza la dovuta costipazione"; a fine della posa, insomma, gli scavi sarebbero stati reinterrati senza una idonea costipazione per strati, tramite i cingoli dei mezzi pesanti "che si è mostrata efficace soltanto per un modesto spessore".
Una relazione tecnica che venne duramente contestata dal coordinatore generale di Asse Centrale Scarl, Gianni Frattale, dall'allora rup della maxi opera Aurelio Melaragni, oltre che dall'allora presidente della Gran Sasso Acqua, la stazione appaltante, Americo Di Benedetto; la convinzione manifestata fu che le problematiche riscontrate non fossero dovute alla realizzazione dei sottoservizi: anzi, il cantiere dello smart tunnel - venne ribadito in Commissione - avrebbe piuttosto svelato criticità costruttive che sarebbero emerse col tempo.
Asse Centrale Scarl si mostrò disponibile, comunque, ad assumersi l'onere dei lavori per la messa in sicurezza degli aggregati in oggetto. Sta di fatto che tra lettere d'avvocati e relazioni sono passati due anni e i problemi, almeno per ciò che attiene il Consorzio 'Filomusi Guelfi' non sono stati affatto risolti.
Eppure, anche il sindaco Pierluigi Biondi - all'epoca dei fatti candidato sindaco - a qualche giorno dalle elezioni che lo vedevano contrapposto proprio ad Americo Di Benedetto aveva chiesto "chiarezza" sulla vicenda. Ed invece, due anni dopo, e col centro storico che, in questi giorni, è stato animato dalle celebrazioni per il decennale del terremoto, lungo il corso stretto sono apparse delle transenne che, in realtà, non è chiaro che protezione possano rappresentare per la pubblica incolumità, col rincorrersi nervoso di voci su una imminente chiusura del tratto di strada, sebbene l'amministrazione non abbia inteso ancora fare chiarezza.
Sta di fatto che la situazione sarebbe piuttosto grave e l'ha svelato L'Aquila blog che, nei giorni scorsi, ha pubblicato degli incartamenti che riguardano proprio l’aggregato cantierizzato.
In una missiva del 4 marzo scorso, ad oggetto il Ripristino post-sisma dell’aggregato 691/1, Consorzio “Filomusi-Guelfi”. Evoluzione dei danni conseguenti alla realizzazione dei sottoservizi su Corso Vittorio Emanuele II come da segnalazione pec della ditta SO.AL.CO. srl, esecutrice dei lavori di rispristino post sisma dell’aggregato di cui al punto precedente, indirizzata al Dirigente del Settore Ricostruzione privata del Comune di L’Aquila, al Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco, alla SO.AL.CO, alla Gran Sasso Acqua e al presidente del Consorzio 'Filomusi-Guelfi', "si evidenzia la sospensione dei lavori a seguito dei danneggiamenti dei piani fondali provocati dal passaggio dei sottoservizi e la criticità di tale circostanza sotto il profilo della pubblica sicurezza, anche in considerazione della possibile riapertura dei pubblici spazi antistanti l’aggregato prima della risoluzione delle problematiche riportate".
Nel periodo trascorso dal 2016 ad oggi "è stato eseguito un accertamento tecnico preventivo finalizzato a definire le cause del cedimento fondale; parallelamente è stato messo a punto un monitoraggio dell’edificio per valutare l’evoluzione del danneggiamento". Ebbene, l’ultimo rapporto per il controllo del quadro fessurativo "descrive un comportamento non stazionario di alcune lesioni, le cui ampiezze appaiono tali da compromettere la staticità del fabbricato. In considerazione di quanto sopra descritto – recita la missiva – si ribadisce la necessità di adottare le misure minime necessarie a salvaguardare la pubblica incolumità". In altre parole, l'edificio non è in sicurezza.
Della questione è stato investito anche il Prefetto dell’Aquila, il 21 marzo scorso, con la richiesta di "sollecitare tutti gli Enti all'adozione di misure di salvaguardia della pubblica incolumità quali la messa in sicurezza dell'edifici e della strada e, ove occorrente, la chiusura del corso Vittorio Emanuele". Più chiaro di così.
In queste ore ci sarebbero stati dei sopralluoghi - così riferiscono alcuni commercianti del centro storico che preferiscono, però, restare anonimi - col personale dei Vigili del Fuoco e alcuni ingegneri impegnati a valutare le criticità denunciate. Sul posto si sarebbe visto anche il sindaco Pierluigi Biondi; al momento, però, l'amministrazione comunale non ha assunto alcun provvedimento, se non il posizionamento delle transenne. Cosa succederà nelle prossime ore non è dato sapersi. Se dovesse rendersi necessaria la chiusura di parte del corso, i tecnici comunali avrebbero già disegnato un percorso pedonale alternativo, dalla Fontana luminosa ai quattro cantoni passando da piazza Santa Maria Paganica.