Giovedì, 09 Maggio 2019 16:13

Ricostruzione, per L'Aquila e cratere servono ancora 6 miliardi e mezzo. Il punto con Fico (Usrc) e Provenzano (Usra)

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Serviranno ancora 2 miliardi e mezzo circa per concludere la ricostruzione dell’Aquila.

A fare il punto è il titolare dell’Usra, Salvo Provenzano. “Per la ricostruzione privata, la stima del fabbisogno è di 1 miliardo e 900 milioni; altri 230 milioni servono per chiudere la programmazione della ricostruzione pubblica già programmata dalle ultime delibere Cipe sul triennio 2018-2021, e mezzo miliardo circa per quella non ancora programmata”.

Provenzano chiarisce come siano stati erogati il 75% degli importi richiesti per gli immobili privati: “a nostro parere, è questo il parametro più attendibile per dire a che punto siamo. Ovviamente, ci sono situazioni differenti: se il centro storico del capoluogo è a buon punto, nelle frazioni e, in particolare, in quelle classificate D2-D3, con minori danni rilevati - ad ovest della città, soprattutto - siamo in ritardo. L’attività degli uffici, nei prossimi mesi, sarà concentrata quasi esclusivamente ad istruire le pratiche di quelle frazioni”.

A far di conto, mancano da istruire circa 1.500 pratiche: “verosimilmente, contiamo di chiudere la fase istruttoria nei prossimi due anni, entro la fine del 2021: pensiamo che nei due, tre anni successivi gli ultimi cantieri potrebbero essere ultimati”.

Per concludere la ricostruzione dei comuni del cratere, invece, comprese le opere fuori cratere, serviranno 4 miliardi di euro complessivi: “il grosso per la ricostruzione privata – spiega il titolare dell’Usrc, Raffaello Fico – più di 3 miliardi per il cratere e 300 milioni per il fuori cratere, e 400 milioni circa per la ricostruzione pubblica”.

Evidentemente, la situazione dell’Usrc è piuttosto variegata, “e fare una media sui 56 comuni è fuorviante” riconosce Fico; “abbiamo Comuni che si avviano al 60-70% di progetti già consegnati e, per la maggior parte, la ricostruzione potrebbe concludersi nel giro di 3 o 4 anni. Diverso è il caso dei 12 Comuni colpiti anche dal sisma 2016, ancora indietro: man mano che il tempo passa, però, gli uffici potranno concentrarsi prevalentemente su questi Comuni. Il problema è che insistendo una diversa normativa sui due crateri, bisognerà interloquire col commissario del sisma 2016”.

Insomma, il fabbisogno complessivo si aggira sui 6 miliardi e mezzo: considerato che in cassa residuano ancora 2 miliardi dalla Legge di Stabilità 2015, dal 2020 dovranno essere garantiti al cratere altri 4 miliardi e mezzo.

Di questo si dovrà iniziare a ragionare col Governo. Tuttavia, a stretto giro servono norme che consentano di accelerare i processi e risolvere criticità che rallentano, o potrebbero rallentare i procedimenti.

Provenzano e Fico non si nascondono: al momento, gli interventi previsti nello ‘sblocca cantieri’ non sono soddisfacenti. “Il dialogo col sottosegretario Vito Crimi è stretto ed efficace”, riconosce il titolare dell’Usrc, “l’auspicio è che le idee condivise possano tradursi in norme. Ciò che sta mancando è proprio la trasposizione normativa delle richieste che arrivano dal territorio. In questo senso, ci auguriamo che le proposte sottoposte al sottosegretario possano trovare accoglimento in fase di conversione in legge del decreto”.

D’accordo il titolare dell’Usra: “Il capo dedicato alla ricostruzione del 2009 non affronta tutti i problemi che avevamo posto ancor prima della convocazione del tavolo inter-istituzionale in Regione. In primo luogo, ci è stato detto che gli emendamenti riguardanti il personale verranno inserite in fase di conversione; in secondo luogo, avevamo fatte proposte tecniche, alcune su edifici in ricostruzione, altre su edifici vincolati, altre ancora sul tema delle alienazioni che, per il momento, non hanno trovato accoglimento e speriamo possa trovare approvazione con la conversione in legge del decreto. Ribadisco che il dialogo con Crimi è costante e attento: speriamo che le attenzioni dimostrate si traducano in azioni. C’è poi la questione che attiene all’organizzazione degli uffici: è urgente un passaggio normativo per permetterci di assegnare funzioni organizzative per migliorare l’organizzazione interna degli uffici”.

Fico mette sul tavolo altre questioni che attengono, in particolare, al suo ufficio: “per esempio, i comuni fuori cratere hanno perso l’appostamento dei fondi previsti fino al 2018 al fine di contrattualizzare personale per istruire le pratiche. Stiamo parlando di quasi 300 milioni di euro di progetti, quasi tutti consegnati, che attendono l’approvazione, oltre all’istruttoria dei sal per i progetti che corrispondono già a cantieri. Ho avviato una fase di concentrazione delle pratiche gravi, laddove ci sono cantieri in corso, per istruire i sal urgenti: tuttavia, solo con l’appostamento dei fondi, previsti nello sblocca cantieri, potrò garantirmi nuovi affidamenti. Inoltre, abbiamo un problema legato alla realizzazione dei sottoservizi nei comuni del cratere, così come previsti nei piani di ricostruzione. Non c’è stato l’appostamento delle risorse necessarie alla realizzazione delle opere: servono 330 milioni complessivi per l’avvio dei lavori: è una delle proposte emendative al decreto che speriamo possa trovare accoglimento”.

Poi, c’è il grande tema delle alienazioni cui faceva riferimento anche Salvo Provenzano: “si assiste a casi in cui c’è stata alienazione nei confronti di un parente, di un coniuge o di un affine, e questo spesso vanifica la legittimità del consorzio venendo meno il 51% minimo”, spiega Fico; “significa che per un progetto già consegnato, a dieci anni dal sisma bisogna ricominciare daccapo. L’emendamento presentato, e che speriamo venga approvato, intende equiparare la normativa del cratere 2009 a quella del cratere 2016 dove l’alienazione è consentita per parenti e affini fino al quarto grado. Per questo ed altri casi, ci siamo accorti che nelle sei ricostruzioni che si sono susseguite dal 1976 ad oggi, dal Friuli al centro Italia, aspetti simili sono stati trattati in modi diversi a seconda del momento politico e sociale: Crimi è molto sensibile al tema, e ci auguriamo che entro la fine dell’anno possa davvero intervenire una legge nazionale per dare un riferimento normativo chiaro alla gestione delle calamità naturali”.

Si tratta di modifiche normative più che mai necessarie, considerato pure che la ‘coda’ della ricostruzione potrà nascondere delle insidie. “Dobbiamo evitare di ripetere gli errori del passato – chiarisce Salvo Provenzano - fare in modo che la ricostruzione non abbia code che non si chiudono mai come accaduto in Irpinia; ecco il motivo per cui sono importanti gli interventi normativi che abbiamo chiesto: sebbene riverberino su una platea piccola, aiuteranno a risolvere problemi che potrebbero trascinarsi nel tempo”.

C’è un’altra questione spinosa, aggiunge Raffaello Fico: la consegna dei progetti. “Se non ci sarà una accelerazione nell’acquisizione delle progettazioni, e faccio riferimento, in particolare, agli aggregati dove non insistono prime case, si dovrà andare nella direzione dei commissariamenti. Dunque, servirà una attenta definizione delle problematiche inerenti, con la definizione di una normativa ad hoc che sviluppi i pochi articoli che ereditiamo dalla gestione commissariale post terremoto. Andranno sviscerati aspetti che stiamo mettendo a fuoco soltanto ora, a valle di contenziosi. Il vero problema per il futuro è proprio questo: partorire norme ad hoc e linee guida precise”.

 

Ultima modifica il Giovedì, 09 Maggio 2019 20:46

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