Abruzzo Confcommercio si è determinata per la prima volta, nella sua ultra settantennale storia sindacale regionale, ad indire lo stato di agitazione di tutti i settori da essa rappresentati per sottolineare le drammatiche conseguenze economiche e sociali che deriverebbero dalla chiusura del Traforo del Gran Sasso, dichiarata dalla Società concessionaria autostradale Strada dei Parchi.
“Siamo purtroppo di fronte ad uno scenario surreale ed inaccettabile che, qualora si verificasse realmente, avrebbe conseguenze devastanti in un contesto regionale che da oltre un decennio si sforza di superare un calvario economico e sociale iniziato nel 2009 con il sisma che ha distrutto L’Aquila ed il suo comprensorio ed è proseguito sino agli altri eventi catastrofici ripetutisi che si sono verificati fino al 2017. La dichiarata chiusura dell’arteria vitale per l’Abruzzo e per l’intero Centro Italia configurerebbe la morte certa per il rilancio con cui, con ogni sforzo, tutte le categorie economiche stanno faticosamente e dolorosamente facendo i conti e riporterebbe la nostra Regione ad un totale isolamento che è da scongiurare con ogni mezzo ed ad ogni costo”, dichiarano il presidente regionale di Confcommercio Abruzzo Roberto Donatelli, i vice presidenti Marisa Tiberio (Chieti), Francesco Danelli (Pescara) e Giammarco Giovannelli (Teramo) e il direttore Celso Cioni.
“Proprio per questo - aggiungono - ci siamo determinati ad indire per la prima volta una mobilitazione generale dei settori economici da noi rappresentati ed a rivolgerci al Governo ed ai Prefetti abruzzesi per far comprendere che non resteremo inerti ad assistere ad uno scempio senza senso ed irrimediabile che deve essere evitato con risolutezza ed immediatezza, ed al momento sulla scorta delle informazioni da noi raccolte l’unica possibilità praticabile allo stato, potrebbe essere la nomina di un apposito commissario straordinario da parte del Governo Nazionale dotato delle prerogative indispensabili per gestire una situazione d’emergenza così grave e drammatica. Ci auguriamo, pertanto, che le scelte politiche al riguardo saranno lucidamente orientate in tale direzione per scongiurare catastrofiche conseguenze sul tessuto economico e sociale della Regione. Se così non sarà e ovviamente non ce lo auguriamo, saremo costretti a portare nelle strade, nelle autostrade e nelle piazze dell’Abruzzo decine di migliaia di titolari ed addetti dei nostri settori e ciò che potrebbe accadere, alla vigilia di un appuntamento democratico fondamentale per il Paese e per il nostro Continente, non è davvero prevedibile”.
Anche Confindustria ha voluto esprimere un secco 'no' alla chiusura del traforo. Si tratterebbe di "un danno enorme per tutte le imprese dell'Abruzzo interno. Un provvedimento che metterebbe in ginocchio le aziende aquilane, già gravate dalle difficoltà di una ripresa post-sisma che fatica a decollare. Come Confindustria non possiamo che opporci fermamente alla paventata chiusura del traforo del Gran Sasso, annunciata da Strada dei Parchi spa, la concessionaria delle autostrade A24 e A25", le parole del presidente Riccardo Podda. "Rendere operativa tale decisione, il 19 maggio, significherebbe tagliare a metà l'Abruzzo, con risvolti pesantissimi per il sistema imprenditoriale locale", sostiene Podda, "isolando di fatto un territorio già duramente colpito dal terremoto, che sta lavorando affannosamente per ritrovare una sua identità economica e necessita di collegamenti rapidi e certi. Verrebbe meno la garanzia del transito lungo la direttrice Tirreno- Adriatica, con problemi legati alla logistica e al trasporto delle merci, senza considerare il blocco delle attività dei Laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso".
Confindustria invita dunque il concessionario "a rivedere immediatamente la sua posizione", richiamando Strada dei Parchi "alle proprie responsabilità. Non è possibile interrompere un servizio necessario per collegare due aree dell'Abruzzo interno come L'Aquila e Teramo, gravate dalla crisi e dalle difficoltà di aver subìto una catastrofe come il sisma, che ha inevitabilmente condizionato l'andamento di sviluppo e ripresa dei due versanti del Gran Sasso. Chiediamo al Governo e a tutti gli attori interessati", conclude Podda, "di assumere una posizione forte e netta per evitare una chiusura che si trasformerenne in un cataclisma economico per la nostra Regione, in particolare per l'aquilano".