L'atteso annuncio è arrivato in serata, poco dopo le 21:30: il traforo del Gran Sasso non verrà chiuso.
Al tavolo tenutosi a Roma, al Ministero delle Infrastrutture, cui hanno preso parte i rappresentanti del Dipartimento di Protezione civile, del Ministero dell'Ambiente, del Ministero dell'Istruzione, del Provveditorato alle Opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna, il presidente e il vice presidente di Regione Abruzzo, Marco Marsilio ed Emanuele Imprudente, nonché esponenti delle due società degli acquedotti coinvolte nella vicenda, di Ispra, Arera, Iss, Ersi Abruzzo, Infn e dell'Autorità Distretto Appennino centrale, con l'interessamento di una rappresentanza dei parlamentari del territorio e dei sindaci di L'Aquila e Teramo, Pierluigi Biondi e Gianguido D'Alberto, si è arrivati alla piena convergenza su obiettivi a medio e lungo termine.
Verranno adottate una serie di azioni interistituzionali, congiunte e coordinate, per dimostrare che il traforo non necessita di essere chiuso e che la tutela della salute dei cittadini e della salubrità dell'acquifero del Gran Sasso è comunque garantita, senza compromettere la circolazione delle persone e delle merci.
In particolare, un protocollo rafforzato di monitoraggio ambientale e della risorsa idrica facente capo al Ministero dell'Ambiente, una pianificazione dell'emergenza demandata alla Protezione civile di concerto con la Regione e un piano di limitazione della circolazione sulla tratta autostradale, operato dal concessionario Strada dei Parchi di concerto col concedente, ossia il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti: su queste tre direttrici si articolerà nell'immediato l'azione di risposta, in attesa che il Commissario straordinario, previsto da un emendamento governativo allo Sblocca cantieri, possa prendere in mano la situazione, con le dovute risorse e prerogative, per la definitiva messa in sicurezza del sistema idrico.
Così, si è giunti alla soluzione della 'crisi' che aveva portato alla minaccia di chiusura del traforo, in entrambe le direzioni, a partire dalla mezzanotte del 19 maggio. Ora, la sfida sarà mettere davvero in sicurezza il sistema: la stima dei costi si aggira sui 170 milioni di euro, risorse che sarà il Governo a dover garantire.