di Italo De Angelis - 5 aprile 2009. Vado a L'Aquila con la famiglia, a pranzo da mia figlia Elisa, studentessa di Ingegneria (oggi brillantemente affermatasi nel suo ramo della Ingegneria Energetica a due passi da casa), che mi confessa di avere una paura matta del terremoto, che venerdì mattina si è fatto sentire abbastanza bene e che non la smette.
La tranquillizzo perché non ci credo, ma lei non si rassicura affatto, tanto che alla mezzanotte, dopo la nuova scossa se la da a gambe e va nella Valle del Salto: un buon sesto senso! Prima di pranzo di quella tarda mattina del 5 si va a fare una passeggiata per il centro, ed io che ho appena acquistato una compattina digitale dopo aver appeso al chiodo sette anni prima la gloriosa Contax e le mie due Zenza Bronica a pellicola, comincio a maneggiarla, senza troppo capirci a dire il vero, e poi manco ci vedo molto senza occhiali a impostare le varie funzioni, ah ah ah, gli anni....
Delle ottanta foto riproposte non ricordo che ce ne fossero molte di più. Vengo da anni di pellicola e non sono ancora entrato nella ottica di scattare e poi scegliere: scatto se mi piace, altrimenti non spreco pellicola. La pellicola non c'è più, ma nella mia mente, evidentemente, c'è ancora. Peraltro non conosco affatto la reazione del supporto digitale nelle condizioni di sottoesposizione o di controluce: vabè, scattiamo, proviamo sta compattina che tanto ho resistito a comprare da quando mi sono separato dalla fotografia a pellicola. Ma questa evidentemente è un'altra storia...
Diciamo che dietro alla compattina un po' di manico c'è ancora, sono stato per anni reporter dilettante, ho studiato la fotografia, quindi la immagine la vedo se c'è; quello che non so è come reagisce il supporto digitale rispetto alla chimica della pellicola. Ma quale occasione migliore per stressare con sottoesposizioni e sovraesposizioni per vedere come va sto digitale?
E partiamo allora. Dal Torrione al centro, giro nel centro e ritorno al Torrione. L'aria è tiepida tendente al caldo, l'atmosfera è quella di una giornata rilassata, occhiali da sole. Sono rimasto particolarmente colpito dalla stanza di mia figlia, finalmente dopo tre anni è riuscita ad acclimatarsi; l'ordine sul comò, le foto incorniciate, l'ordine sulla scrivania (nelle foto) la dicono lunga al proposito. Tiro un respiro di sollievo.
Tutto è magicamente tranquillo, comincio a fotografare degli alberi in controluce, e stresso, stresso con le sottoesposizioni a cercare i limiti del supporto digitale, tanto è che alcune foto risultano talmente sottoesposte da buttarle via subito. Le lascio, tanto ce ne entrano quattromila su questa diavoleria senza pellicola...
Quando le scarico sul pc sono purtroppo già storia di un'altra epoca.... Provo a recuperarle in seguito con dei programmini di photoshop ma evidentemente alcune sono talmente sottoesposte che i colori virano su dominanti rosse, blu, magenta, come accade in fotografia del resto, e chi ha macinato pellicole ben sa.
Poi per il centro, tra scorci e vetrine, evitando la folla. Da quando ho appeso al chiodo la vecchia Zenza Bronica detesto anche farmi vedere con una macchina fotografica in mano. Cerco scorci, luci, alte luci, luci radenti, trovo di tutto a L'Aquila. L'aria è tiepida, i miei vanno avanti, io mi trattengo e poi li raggiungo per non farmi aspettare troppo a pranzo.
Una ottantina di foto piene di tranquillità, quella tranquillità che c'era quella mattina in città. Oggi Giusi Pitari le passa alla città ed arrivano anche a NewsTown che me le chiede. Eccole qui: le darò anche ad altri. Non sono in vendita, sono in regalo alla città dell'Aquila, alla Università dell'Aquila che ha sfornato quell'altra combattente di mia figlia che ha trovato lavoro 6 mesi prima della tesi e che ha trovato occupazione a tempo indeterminato a 12 mesi dalla laurea in Ingegneria Meccanica con specializzazione in Energetica.
La redazione mi dice che ne vorrebbe pubblicare una trentina: in effetti ha visto bene. Anche io ne scelgo una trentina che spero combacino con quelle che sceglierà la redazione, e ve le racconto, provo però a raccontarvele senza conoscere il dramma delle ore che seguono. Riprendo allo scopo i titoli delle foto singole pubblicate su Facebook.
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Accetto critiche e discussioni sulla mia casella di posta
Infine, una mia foto sul Monte Camicia...
...e una foto delle mie figlie con Elisa, il giorno della Laurea.