Sabato, 03 Agosto 2019 19:47

Induzione indebita: l'ex rettore Di Orio è recluso nel carcere di Rebibbia

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A metà di giugno, la Corte di Cassazione aveva giudicato inammissibile il ricorso presentato dall'ex rettore dell'università dell'Aquila, Ferdinando Di Orio, confermando la condanna a due anni e sei mesi di reclusione inflitta dalla corte di Appello di Roma con l'accusa di induzione indebita nei confronti del professore dello stesso ateneo Sergio Tiberti.

Con la condanna, che diventava definitiva, per Di Orio, 71 anni, una decina d'anni a capo dell'ateneo aquilano, già senatore del centrosinistra, si è iniziato a parlare di detenzione in carcere, sebbene la pena fosse inferiore a tre anni; stando alla recente legge "spazzacorrotti", infatti, per condanne legate a reati del genere, tecnicamente è previsto l'arresto immediato con detenzione in carcere, anche per imputati con oltre 70 anni. Tuttavia è in corso un dibattito, che coinvolge anche la Corte Costituzionale, sull'applicazione retroattiva o meno della legge.

Ebbene, in queste ore si è appreso che, in effetti, Di Orio è recluso in carcere, a Rebibbia. Sulla carcerazione dell’ex rettore, in queste settimane, era stato mantenuto il più stretto riserbo: la conferma della carcerazione è emersa dalla notifica, da parte della Corte di Appello di Roma, della prima udienza, fissata per il prossimo 22 novembre, del processo nell’ambito del quale l'ex rettore, insieme all’ex sindaco di Antrodoco (Rieti), Maurizio Faina, è stato condannato a 4 mesi con l’accusa di abuso d’ufficio nell’ambito di una operazione di trasferimento, dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, di alcune sedi universitarie nel comune reatino. L’atto è stato notificato in carcere, appunto, il 31 luglio scorso.

I legali di Di Orio - Guido Calvi, del foro di Roma, ex componente del Csm, e Mauro Catenacci, del foro di Avezzano (L'Aquila) - avevano provato a limitare i danni chiedendo la concessione di una misura alternativa, tra cui i servizi sociali. "È un momento di incertezza rispetto all'attuazione del nuovo 4 bis della legge sull'ordinamento penitenziario in ordine alla sua applicabilità anche a delitti come quelli in questione commessi prima della sua entrata in vigore" aveva spiegato l'avvocato Catenacci. "Chiederemo alla procura della corte di Appello di Roma che prevalga l'interpretazione più favorevole".

E' andata diversamente.

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