Mancano ancora i dati ufficiali ma si può già affermare che l’estate 2019 è stata, per L’Aquila, una delle migliori degli ultimi anni per presenze turistiche.
In attesa di conoscere le cifre che forniranno Federalberghi e le altre associazioni di categoria, basta fare una passeggiata in centro o fermarsi a chiacchierare con commercianti, ristoratori e proprietari di strutture ricettive - che parlano di un flusso raddoppiato se non addirittura triplicato - per avere il polso della situazione.
A fare da traino a questo mini boom, però, non sono stati né la Perdonanza (che continua a essere poco conosciuta all’infuori dell’ambito locale) né gli altri eventi estivi quanto un generale, ritrovato appeal della città, sospinto sicuramente dalle commemorazioni e dalle altre iniziative legate al decennale, specie quelle che hanno avuto una qualche forma di visibilità televisiva.
Certo, chi ha soggiornato in città alla fine ha apprezzato gli appuntamenti proposti dai vari cartelloni artistici, culturali e musicali ma non è stato quello a fare la differenza, anche perché il picco di presenza, a detta degli esercenti, si è avuto a luglio e nella settimana a cavallo di Ferragosto.
“Quest’anno, ad agosto, abbiamo registrato un +25% sui ricavi rispetto allo scorso anno” afferma Roberto Laglia, direttore dell’hotel Federico II “Sono venuti turisti da tutta Italia ma anche dall’estero, specie Francia e Germania. Si tratta per lo più” spiega Laglia “di persone che avevano inserito L’Aquila come tappa intermedia nell’ambito di un viaggio più lungo. Va detto anche che mentre in passato avevamo un turismo mordi e fuggi, dove al massimo ci si fermava una notte, quest’anno la durata media dei soggiorni è stata di 2/3 notti. Segno che chi è venuto lo ha fatto per girare il territorio”.
“Sì, c’è stato sicuramente più movimento rispetto agli anni passati e non solo ad agosto ma anche a luglio” dichiara Silvana Contento del relais La Magione Papale “Abbiamo avuto turisti che si sono fermati anche per 3-4 giorni. Il Gran Sasso è stata una delle mete preferite”.
Soddisfatti anche i commercianti.
“Questa settimana di Perdonanza è stata positiva con una buona presenza di cittadini e di turisti sia italiani che stranieri” dice Daniele Stratta, proprietario, insieme al fratello Davide, del Garibaldi “Peccato per il clima poco generoso. Ottima la scelta dell'amministrazione di riproporre gli eventi dislocati nelle varie piazze del centro. Unico neo, la scelta di scorporare l'evento al Parco del Sole che, seppure presente nel calendario Perdonanza, è stato anticipato ai giorni immediatamente precedenti. Le serate sarebbero state sicuramente più partecipate se organizzate durante i week end”.
“Rispetto allo scorso anno le presenze dei turisti si sono forse triplicate” dice Andrea Mancini, proprietario, con il fratello Daniele, della Bottiglieria Lo Zio. Stesso trend anche sul Gran Sasso, dove Andrea e Daniele gestiscono l’ostello di Campo Imperatore.
“Quest’estate è andata molto bene” conferma Giuliano Cervelli, titolare della libreria Polarville “Non solo sono venuti molti turisti ma si tratta anche di un turismo bello, etico-solidale. Paradossalmente noi, non essendo un locale notturno, durante i giorni della Perdonanza abbiamo lavorato meno, perché la gente usciva soprattutto di sera”.
C'è anche, però, qualcuno che mastica amaro per essere stato tagliato fuori dalla mappa degli eventi.
"Anche quest'anno" afferma Marianna Savastano, proprietaria del Tavernacolo "gli organizzatori della Perdonanza si sono dimenticati che esiste piazza S.Giusta. E dire che non c'erano neanche le strade chiuse o il problema della sicurezza, come l'anno scorso".
In questo clima di generale positività, non manca qualche ombra.
“Andrebbe sicuramente migliorata l’accoglienza” spiega sempre Andrea Mancini “e bisognerebbe mettere e far funzionare più Infopoint e distribuire più mappe della città. Inoltre serve una vera pedonalizzazione del centro. Un’altra pecca, poi, è che in questi giorni abbiamo subito molti controlli negli orari di punta. Per carità, è sacrosanto che ci siano ma forse andrebbero fatti in momenti diversi, non quando siamo oberati di lavoro”.