Un cambiamento radicale dell'organizzazione universitaria e un rifinanziamento delle attività di didattica, ricerca e amministrazione.
Queste le rivendicazioni alla base della mobilitazione nazionale per il rifinanziamento del sistema universitario in programma domani, 9 gennaio, alla Sapienza di Roma e in altri atenei italiani.
A L'Aquila la protesta sarà sostenuta dai Ricercatori determinati dell'Univaq e da Sinistra Italiana Circolo L'Aquila.
La nota dei Ricercatori determinati dell'Università dell'Aquila
I Ricercatori determinati dell'Università dell'Aquila sostengono la mobilitazione nazionale del 9 gennaio per l'Università e la ricerca, e prenderanno parte alla manifestazione organizzata presso Sapienza Università di Roma.
Come Ricercatori precari, assieme agli studenti che appoggiano la protesta, intendiamo rimarcare la crisi aperta dalle dimissioni dell'ex ministro Fioramonti per la spesa insufficiente destinata a formazione e ricerca.
Il settore universitario subisce da anni pesanti tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario, e i pochi milioni di euro stanziati dall'ultima legge di bilancio sono del tutto insufficienti a fronte di almeno 1 miliardo di euro mancante per poter minimamente competere col contesto europeo.
Risvolto di tale scellerato disinvestimento è, innanzitutto, la precarizzazione dei ricercatori, per lo più assunti con assegni annuali, con conseguenze pesanti sulla continuità della ricerca e sull'innovazione scientifica; inoltre, l'impoverimento della didattica, affidata in gran parte a docenti a contratto estremamente sottopagati, ai limiti del non retribuito. Tutto ciò va a penalizzare inevitabilmente la componente studentesca, già non adeguatamente sostenuta nel diritto allo studio.
Disinvestire su formazione e ricerca è un errore strategico di cui il paese paga pesanti conseguenze a livello di sistema, tra cui l'emigrazione di molte delle sue menti migliori.
Chiediamo dunque un incremento dei finanziamenti, un'urgente riforma del reclutamento accademico che metta fine a una precarietà insostenibile, e inoltre di una riforma della valutazione della ricerca che introduca criteri maggiormente qualitativi anziché prevalentemente quantitativi.
La nota di Sinistra Italiana Circolo dell'Aquila
Domani, in diversi atenei italiani, ricercatori, assegnisti di ricerca, dottorandi e tutto il variegato mondo di lavoratori precari su cui da troppi anni è scaricata la gran parte dell'onere del funzionamento delle Università italiane, incroceranno le braccia e alzeranno la voce.
La mobilitazione nazionale, indetta dalla piattaforma "Ricercatori Determinati" e rilanciata dall'ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia, ha l'obiettivo di far svegliare il Paese dal sonno della ragione in cui è piombato negli ultimi due decenni: un continuo e irresponsabile de-finanziamento del sistema universitario (l'Italia investe attualmente solo lo 0.89% del Pil sull'Università, a fronte di una media Ocse dell' 1,48), accompagnato da una riforma del percorso pre-ruolo voluta nel 2008 dall'allora titolare del Miur Mariastella Gelmini, durante il quarto mandato di governo di Silvio Berlusconi, che ha gettato decine di migliaia di giovani in un labirinto di precariato ad oltranza, il quale incide non solo sull'impossibilità per questi ultimi di pensare a qualsivoglia progetto di futuro nel nostro Paese, ma anche direttamente sulla loro salute psico-fisica, come hanno mostrato recentemente diversi studi internazionali.
Le recenti dimissioni del Ministro Fioramonti, sulla cui opportunità politica sarebbe troppo lungo discutere in questa sede, avrebbero dovuto accendere i riflettori su una situazione di profonda emergenza che interessa il nostro sistema scolastico e universitario.
A questo segnale al momento non sembra essere seguita una discussione seria ed approfondita, tanto sui media quanto in sede parlamentare.
Lo scorporo del Miur in due dicasteri separati e la nomina dei rispettivi Ministri, che ci si auspica indichi la volontà di affrontare in maniera più specifica le peculiari e diversificate problematiche del mondo della scuola e di quello dell'Università, non può chiudere la questione.
L'emergenza è reale e va affrontata in maniera decisa nel più breve tempo possibile.
Come Sinistra Italiana, da anni chiediamo misure urgenti per salvare dal baratro le nostre Università: un cospicuo rifinanziamento del Fondo di Funzionamento Ordinario delle Università e modifiche all'attuale sistema di ripartizione tra di esse, che porta ad assegnare più finanziamenti agli Atenei che già hanno maggiori possibilità di investimento e riescono perciò ad ottenere valutazioni di produttività più positive; più risorse sul diritto allo studio per assicurare, come recita l'articolo 34 della nostra Costituzione, ai capaci e meritevoli di raggiungere, anche se privi di mezzi, i gradi più alti degli studi; un programma di stabilizzazione delle decine di migliaia di lavoratori precari che tengono in piedi le nostre Università (nel 2018, secondo l'VIII indagine ADI, i lavoratori assunti a tempo determinato erano circa 68.500, a fronte di 47.500 lavoratori a tempo indeterminato).
Per questo ribadiamo il nostro sostegno alle ragazze e ai ragazzi, più e meno giovani, che domani manifesteranno per il diritto di costruirsi un futuro in questo Paese, avendo riconosciuta la dignità di fare ricerca.