Dopo anni di appelli rimasti inascoltati e una serie infinita di ritardi, è finalmente arrivato il via libera alla realizzazione della Casa rifugio in emergenza.
Sorgerà in un appartamento a indirizzo segreto che il Comune ha concesso in comodato d'uso gratuito al Centro Antiviolenza dell'Aquila. La struttura di 65 mq, con quattro posti letto, garantirà ospitalità temporanea alle donne vittime di violenza (e ai loro figli) che verranno affiancate nella costruzione di un percorso stabile e duraturo di uscita dal contesto di violenza.
La Casa rifugio sarà operativa entro la fine del mese, non appena saranno portati a termine gli adempimenti burocratici che ne consentiranno l'utilizzo (allacci delle utenze).
La struttura permetterà di gestire l'emergenza in attesa della ristrutturazione dell'immobile da destinare alla Casa delle Donne, che oggi ha sede provvisoria in via Colagrande, nel quartiere del Torrione. La sede definitiva si aspettava già nel 2017, presso l'ex orfanotrofio nel complesso di Collemaggio, secondo la convenzione sottoscritta nel 2015 tra Comune dell'Aquila e Provincia e finanziata con i fondi Carfagna (3 milioni di euro), stanziati subito dopo il terremoto e destinati al sovvenzionamento di attività e progetti sociali.
Ad oggi la realizzazione della nuova sede è ferma al palo: la gara d'appalto è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale ma si conoscono i dettagli nè i tempi previsti per l'affidamento dell'intervento.
"Ci sono voluti dodici anni di richieste alle due amministrazioni che si sono succedute alla guida della città per far sì che un diritto delle donne che subiscono violenza in questa città fosse garantito - ha sottolineato in conferenza stampa la presidente del Centro Antiviolenza dell'Aquila Simona Giannangeli che ha parlato di un "risultato, arrivato dopo moltissime lotte, che segna un passo di civilità per la città e per tutto il territorio: L'Aquila farà rete con le altre Case rifugio abruzzesi per ricevere donne delle zone limitrofe che intendano allontanarsi ancora di più dal contesto di violenza".
In questi anni le volontarie dell'associazione Donatella Tellini hanno fronteggiato, senza alcun sostegno da parte delle istituzioni, le numerose richieste di donne vittime di violenza che, dopo aver stabilito il primo contatto con le operatrici che offrono anche assistenza legale e psicologica, sono state costrette a rivolgersi altrove (in Abruzzo le Case rifugio più vicine sono quelle di Pescara, Sulmona e Tagliacozzo), oppure a trovare riparo per qualche giorno in alloggi "di fortuna" pagati dalle stesse volontarie.
I dati della violenza di genere a L'Aquila, ha sottolineato Giannangeli, riflettono quelli nazionali, tanto nel numero delle donne che subiscono violenza, quanto nelle criticità che appaiono nel sistema di tutela. "In questi dieci anni di attività abbiamo accolto 650 donne - ha spiegato la presidente Simona Giannangeli - che hanno svolto il percorso di accoglienza presso il Centro insieme alle operatrici, nonchè con le avvocate e le psicologhe, quando lo hanno rischiseto. La maggior parte di queste si sono rivolte al Centro per intraprendere un percorso".
La dimensione domestica della violenza contro le donne, inquadra anche il dato sulla nazionalità di vittime e carnefici. "A rivolgersi al nostro centro sono state donne in maggioranza italiane - ha sottolineato Giannangeli- e, nel caso di donne migranti, più della metà erano legate ad uomini di cittadinanza italiana. La violenza è molto più diffusa di quanto comunemente si pensi, e si manifesta quasi sempre in contesti familiari insospettabili, non di povertà come si crede. Inoltre - ha aggiunto Giannangeli - l'età media delle donne che si sono rivolte al nostro Cav negli ultimi due anni, e quella degli uomini violenti, si è abbassata notevolemente. La maggior parte di loro hanno tra i 30 e i 35 anni".
Dati allarmanti, che suggeriscono la necessità di strutture destinate alle vittime di violenza. "L'Aquila ha atteso troppo tempo una Casa rifugio per via del totale disinteresse mostrato dalle isitituzioni - ha inteso evidenziare Giannangeli - Lo scorso ottobre, dopo l'ennesimo appello rivolto alle istituzioni per sbloccare l'impasse in cui versava il progetto, siamo state contattate dall'ex rettore dell'Università dell'Aquila, Ferdinando Di Orio che si disse pronto a mettere a disposizione un alloggio di sua proprietà da adibire a Casa rifugio, sostenendo tutte le spese di gestione. Abbiamo rifiutato perchè riteniamo che debbano essere le istituzioni a garantire questo diritto che finalmente è stato riconsociuto anche alle donne di questa città".
Resta ancora una nota dolente: i costi di gestione della struttura, che saranno interamente a carico dell'associazione Donatella Tellini. A quest'ultima la giunta Cialente erogava un contributo annuo di circa cinquemila euro. Il finanziamento è venuto meno con il cambio d'amministrazione. "Noi ci assumeremo la responsabilità anche economica della gestione della Casa rifugio in emergenza, ma ci attiveremo e chiederemo all'assessore competente se c'è una disponibilità a riattivare quel finanziamento, seppur minimo, che ci permetterebbe di sostenere in maniera più agevole le spese che la Casa rifugio comporterà", ha concluso Giannangeli.