Si è riunita stamane la Commissione territorio, convocata dal presidente Luca Rocci per un aggiornamento della situazione relativa al Ponte Belvedere, a valle degli incontri partecipativi promossi dall’amministrazione con l’Urban Center; auditi il vicesindaco Raffaele Daniele e l’ingegner Mario Di Gregorio, responsabile unico del procedimento.
Inutile ribadire che una discussione compiuta sul futuro del Ponte Belvedere andava fatta dieci anni fa, inutile sottolineare come l’infrastruttura sia stata abbandonata a sé stessa, lasciata all’incuria del tempo.
Ad oggi, l’urgenza è d’intervenire e farlo in fretta.
Come noto, sul tavolo ci sono quattro ipotesi: l’intervento di consolidamento strutturale, lasciando il ponte com’era e dov’era; la demolizione del viadotto senza che venga ricostruito; la sostituzione della sola campata centrale, da progetto redatto dallo studio Romolini; la realizzazione di un nuovo ponte, nell’ambito di un più ampio progetto di riqualificazione urbana di tutta l’area di Fontesecco: in questa direzione vanno il project financing da 33 milioni di euro presentato dall’impresa aquilana Unirest e la proposta inviata dall’architetto di fama internazionale Volkwin Marg dello studio Gmp di Amburgo nell’ambito dell’iniziativa ‘Nove artisti per la ricostruzione’.
Sappiamo, inoltre, che il Comune dell’Aquila ha in cassa 1 milione e 500 mila euro: altri 3 milioni e 500 mila euro dovrebbero arrivare da una delibera Cipe ‘stralcio’ che il responsabile della struttura tecnica di missione, Fabrizio Curcio, ha chiesto venga istruita per rimettere ordine tra i diversi provvedimenti approvati in questi anni e che hanno lasciato, di fatto, alcuni progetti con un surplus di finanziamento e altri che non hanno trovato ancora adeguata copertura.
Fatta la premessa, che cosa è emerso stamane?
Innanzitutto, è evidente che il project financing resterà soltanto su carta: così come l’assemblea pubblica riunita ieri a Palazzo Fibbioni, anche i consiglieri comunali – di maggioranza e di opposizione – hanno manifestato più di una perplessità.
D’altra parte, l’ipotesi non è percorribile per diversi motivi: il primo, il Comune dovrebbe partecipare al progetto di finanza assicurando il 20% delle risorse previste, e cioè 6 milioni e 600 mila euro; come detto, a disposizione - se la delibera stralcio Cipe verrà istruita come annunciato - ci saranno al massimo 5 milioni (ribadiamo che, al momento, in cassa ci sono 1 milione e mezzo di euro); il secondo, l’amministrazione aveva assunto l’impegno di non autorizzare ulteriori cubature e il progetto di finanza, così come presentato, al contrario prevede migliaia e migliaia di metri quadrati di nuove costruzioni; il terzo, non vi è alcuna necessità – anzi – di ulteriori spazi a destinazione commerciale, considerato che in via Fontesecco ve ne sono a sufficienza, non utilizzati stante l’impasse che vive il quartiere, e conosciamo le difficoltà delle attività che insistono nel cuore del centro storico; il quarto, non è affatto chiaro come il privato intenda rientrare di un investimento così oneroso, con i rischi conseguenti che potrebbero ricadere sul Comune dell’Aquila; il quinto, il progetto – seppure avveniristico, stando ai render pubblicati con enfasi su alcuni organi di stampa – pare davvero fuori contesto, rispetto all’architettura razionalista che accompagna l’accesso alla città da via Fontesecco.
E poi c’è il fattore tempo che non coincide, di certo, con gli interessi della città, necessitando il progetto di finanza, oltre tutto, dell'abbattimento di edifici ricadenti sotto il viadotto e di espropri di aree private.
Va esclusa anche la possibilità che il ponte Belvedere venga abbattuto e non ricostruito, sebbene alcuni consiglieri comunali non sarebbero contrari all’ipotesi: se è vero che il viadotto, a metà degli anni ’60, era stato costruito per collegare una porzione di città all’Ospedale San Salvatore, all’epoca a San Basilio, è vero anche che, oggi, nella stessa zona insiste un importante polo universitario, su viale Duca degli Abruzzi verranno ricostruite le scuole, speriamo in tempi rapidi e, più in generale, anche nell’ottica di una pedonalizzazione del centro storico, sarebbe difficile prescindere da una infrastruttura viaria così importante.
Inoltre, il vicesindaco Raffaele Daniele ha chiarito che l’ipotesi del dov’era e com’era, con il solo consolidamento strutturale, andrebbe valutata con attenzione, considerato che l’infrastruttura, sebbene non manifesti problemi di staticità, mostra segnali d’ammaloramento e, d’altra parte, è stata costruita più di cinquant’anni fa con materiali destinati al decadimento: in altre parole, si correrebbe il rischio d’intervenire oggi per essere costretti poi, tra 5 o 10 anni, a spendere ulteriori risorse per la messa in sicurezza del ponte.
A farla breve, restano percorribili due strade: la sostituzione della sola campata centrale, così come previsto dallo studio Romolini, e com’era stato indicato con delibera 545 approvata dalla Giunta comunale nel dicembre 2017 su proposta dell’allora assessore Guido Quintino Liris, o l’acquisizione del progetto dell’archistar Wolkwin Marg.
La prima ipotesi prevede una campata in acciaio ‘poggiata’ sui piloni attuali, con un impegno economico di circa 2 milioni e 500 mila euro e tempi di realizzazione piuttosto brevi. La seconda ipotesi, invece, porterebbe alla demolizione totale del ponte con la ricostruzione di una struttura interamente in acciaio: si stima che le opere potrebbero costare circa 5 milioni di euro – si tratta di una stima, lo ribadiamo, considerato che il Comune dell’Aquila non ha ancora acquisito la bozza progettuale che andrebbe, dunque, sviluppata – e che i tempi di lavorazione sarebbero un poco più lunghi.
In Commissione, il vicesindaco Raffaele Daniele ha chiarito di propendere per il progetto di Wolkwin Marg, che ricucirebbe via Fontesecco con lo spazio sovrastante, stante le torri con ascensore al posto degli attuali piloni, e con il parco delle acque alla Rivera, prevedendo tra l'altro un parcheggio baricentrico tra piazza Duomo e la Fontana delle 99 Cannelle. Non solo. Daniele ha ribadito che vorrebbe rendere il Ponte Belvedere un simbolo di rinascita della città, come accadde nel 1703 con la costruzione delle Chiesa di Santa Maria del Suffragio, un’opera davvero qualificante, capace di rappresentare anche un attrattore turistico.
Ha tenuto a chiarire, inoltre, che i tempi sarebbero comunque brevi, con la demolizione del ponte che potrebbe essere avviata nel giro di un mese, se è vero che andrebbe istruita una gara sotto soglia e sono pochissime, in Italia, le imprese in grado di fare lavori di questo tipo; tra l’altro, l’impatto della demolizione sarebbe limitato visto che la campata potrebbe essere ‘sollevata’ e poi demolita in altro luogo. Insomma, l’indicazione arrivata stamane è di avviare, subito, la demolizione della campata e poi decidere se perseguire la via della sola sostituzione della stessa o della realizzazione di una infrastruttura completamente nuova, abbattendo anche i piloni.
Entro dieci giorni, al massimo due settimane, il vicesindaco dovrebbe tornare in Commissione territorio con la proposta della Giunta che verrà poi discussa compiutamente dai consiglieri comunali; intanto, ci sarà almeno un altro incontro partecipativo con l’Urban center.
Resta in sospeso la vicenda della palazzina Ater al civico 29 di via Fontesecco: la richiesta accorata di Paolo Romano, capogruppo di Italia Viva, è di scindere il destino dell’edificio dal futuro del Ponte Belvedere. Se c’è un tema di incolumità pubblica – ha tenuto a sottolineare Romano – si agisca velocemente, attraverso una interlocuzione compiuta con l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale così da capire se è perseguibile permutare gli alloggi di via Fontesecco con abitazioni equivalenti acquisite al patrimonio comunale, tenendo bene a mente, però, e l’ha ribadito il capogruppo di Articolo 1 Giustino Masciocco, che va opportunamente dimostrata l’utilità pubblica di un intervento di questo tipo per non incorrere in eventuali approfondimenti della Corte dei Conti.